18 milioni in meno per la disabilità: taglio al fondo “Dopo di Noi” per le autonomie
Passa da 90 a 72 milioni di euro il budget per le azioni di supporto all’autonomia delle persone con disabilità. Aspre le critiche dal mondo dell’attivismo e degli addetti ai lavori.
“Oggi scopriamo che il Fondo per il ‘Dopo di Noi’ viene tagliato di 18 milioni di euro. Da 90 milioni si scende a 72 milioni. Non è un dettaglio tecnico. Non è un aggiustamento di bilancio. È una scelta politica che produce un effetto immediato e devastante”. Così Luca Trapanese – assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli e attivista per i diritti delle persone con disabilità – commenta la decisione del Governo di tagliare le risorse per il fondo “Dopo di Noi”.
Quei 90 milioni, diventati 72 dopo una progressiva riduzione del budget, sono destinati alle persone con disabilità grave senza sostegno familiare, come previsto dalla legge 112/2016, che ha l’obiettivo di finanziare interventi volti a garantire percorsi di autonomia, inclusione e protezione per i beneficiari. Una piccola rivoluzione che – almeno nelle intenzioni originarie – vuole abbandonare il modello assistenzialistico fondato sulle economie di scala consentite dalle strutture che, in maniera standardizzata, si occupano dell’assistenza alle persone con disabilità.
L’obiettivo verso cui tendere è costruire progetti e percorsi che vadano sempre più nella direzione di fornire alle persone con disabilità gli strumenti per costruirsi una vita il più possibile autonoma. Il corposo taglio però pone seri dubbi sulla reale volontà politica di raggiungere tale obiettivo. “Di fatto non ci sono ancora cultura né coscienza sull’eventualità che le persone con disabilità possano avere una vita indipendente”, commenta Elena Rasia, giornalista e attivista nonché fondatrice del progetto di coinquilinaggio solidale Indi Mates, finalizzato proprio al raggiungimento delle autonomie.
Elena individua il nodo che impedisce di sviluppare una politica – e un relativo budget che sia adeguato e proporzionato – realmente efficace: “Noi persone con disabilità non siamo un investimento. Lo siamo solo nella misura in cui continuiamo a essere sempre e solo assistiti, dei numeri, degli utenti che forniscono lavoro”, sottolinea.
Dello stesso tenore le conclusioni dell’intervento di Luca Trapanese: “Altro che progetto di vita. Altro che autonomia. Altro che inclusione. Diciamolo chiaramente: se lo Stato taglia proprio qui, sul futuro delle persone più fragili, sulla dignità, sull’autonomia, se si smette di investire e si scarica tutto sui territori e sulle famiglie, smettiamo di fingere di parlare di diritti. Perché così non si parla di persone con disabilità, ma si torna semplicemente a parlare di handicappati abbandonati al loro destino“.







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