È un anno da record per le tartarughe marine in Italia
La stagione di nidificazione segna un +60% rispetto al 2023. Sicilia, Calabria, Campania e Puglia in testa. Legambiente: “Serve tutela legale stabile per le nuove spiagge di riproduzione”
Quest’anno la tartaruga marina Caretta caretta, detta anche tartaruga marina comune, la più diffusa nel Mediterraneo, ha scelto le coste italiane come culla privilegiata per la propria riproduzione. Con oltre 700 nidi censiti nel 2025, mai così tanti nel nostro Paese, si registra un incremento del 60% rispetto a due anni fa. Un dato che conferma una tendenza ormai consolidata: sempre più spiagge italiane diventano siti di nidificazione, anche in aree dove fino a pochi anni fa le deposizioni erano considerate rare o occasionali.
Il successo è il frutto del lavoro coordinato di centinaia di volontarie e volontari che, grazie al progetto europeo LIFE Turtlenest, monitorano, proteggono e studiano i nidi lungo le coste del Mediterraneo occidentale. Il progetto, con Legambiente come capofila, coinvolge partner italiani, spagnoli e francesi con l’obiettivo di rafforzare la tutela della specie attraverso ricerca, formazione e sensibilizzazione.
Dal punto di vista scientifico, la ricercatrice Sandra Hochscheid della Stazione Zoologica di Napoli sottolinea che il costante aumento dei nidi può essere legato all’arrivo di nuove femmine che esplorano le nostre coste, oltre a quelle che tornano regolarmente nei luoghi dove hanno già nidificato. Le analisi genomiche in corso permetteranno di stimare il numero effettivo di femmine riproduttive, un dato chiave per capire le dinamiche della popolazione.
In Italia, la Sicilia guida la classifica con oltre 220 nidi distribuiti tra Siracusa, Ragusa, Agrigento e Trapani. Seguono Calabria (circa 180 nidi), Campania (114) e Puglia (100). Crescono anche Toscana (37 nidi), Lazio e Sardegna (22 ciascuna). Ma la vera sorpresa arriva dalla Liguria, che con 12 nidi segna un risultato storico, frutto di un monitoraggio più capillare e di un areale di riproduzione che si sta espandendo verso nord. Completano il quadro la Basilicata (5 nidi), Abruzzo ed Emilia-Romagna (2), Molise (1), mentre nelle Marche non sono state segnalate deposizioni.
Il confronto con gli anni passati racconta una crescita costante: 443 nidi nel 2023, 601 nel 2024, oltre 700 nel 2025. Una progressione che, oltre a testimoniare l’efficacia delle attività di tutela, riflette l’adattamento della specie a condizioni ambientali in evoluzione, come l’aumento delle temperature marine.
«Caretta caretta sta ampliando i propri areali anche grazie al cambiamento climatico e al lavoro congiunto di associazioni, università e istituti di ricerca – spiega Stefano Di Marco, project manager di LIFE Turtlenest per Legambiente –. Ora la priorità è garantire una tutela legale stabile alle nuove spiagge di riproduzione, ampliando i Siti Natura 2000 esistenti e includendo le aree non ancora protette. Solo così l’exploit di questi anni potrà diventare resilienza a lungo termine».
La rete di collaborazione è ampia: assieme a Legambiente operano WWF Italia, la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Siena, il Museo di Scienze Naturali del Salento, il CNR di Oristano, Tartamare, Filicudi Wildlife Conservation, la rete sarda per la fauna marina e molte altre realtà territoriali. Tutte impegnate nel presidio dei nidi, nella raccolta dei dati e nella sensibilizzazione dei cittadini e dei turisti.
La crescita delle nidificazioni non è solo una buona notizia per la specie, ma anche un esempio di come collaborazione, scienza e partecipazione possano generare risultati concreti di conservazione. Le spiagge italiane diventano così un laboratorio a cielo aperto di convivenza tra natura e attività umane, dove la protezione della biodiversità marina si intreccia con il futuro del turismo costiero e dell’ambiente mediterraneo.







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