La Commissione Ue vuole “ammorbidire” lo stop alle auto inquinanti previsto per il 2035
La Commissione UE presenta una revisione degli standard CO2: nel 2035 non più “zero emissioni allo scarico” ma -90% rispetto al 2021. Spazio a plug-in, e-fuel e biofuel. Ora tocca a Consiglio e Parlamento.
Oggi la regola in vigore prevede che dal 2035 le nuove auto e i nuovi furgoni immatricolati nell’UE debbano arrivare a una riduzione del 100% delle emissioni di CO2 allo scarico, di fatto azzerandole. Ciò significa, nella pratica, che stando alla normativa attuale dal 2035 non sarà più possibile immatricolare nuove auto a benzina e diesel.
Tuttavia, il 16 dicembre la Commissione ha presentato una proposta che apre la strada alla sopravvivenza delle auto a motore endotermico anche dopo il 2035. Nella nuova proposta, che prima di diventare legge dovrà essere negoziata e approvata dal Consiglio degli Stati membri e Parlamento europeo, l’obiettivo al 2035 passerebbe da -100% a -90% di CO2 (rispetto al 2021).
In questa architettura, le case automobilistiche potrebbero continuare a vendere oltre il 2035 alcune tecnologie non completamente elettriche (full electric) come ibride plug-in e “range extender”, che hanno a bordo sia un motore elettrico che uno a combustione.
Il 10% di emissioni in eccesso rispetto alle normative attuali dovrebbe, nella proposta di modifica, essere compensato dalle case automobilistiche con meccanismi previsti dal pacchetto. Ad esempio agendo su elementi “a monte”, come l’uso di carburanti CO2-neutrali e di acciaio a basse emissioni prodotto nell’UE.
Nella descrizione della Commissione, i risparmi di gas serra legati a e-fuels e biofuels “immessi sul mercato” in un dato anno verrebbero conteggiati come fuel credits a disposizione dei costruttori, da usare per compensare una parte delle emissioni “allo scarico” della loro flotta.
Sul passaggio intermedio 2030, la bozza introduce più flessibilità temporale. Oggi la norma vigente prevede che entro il 2030 le nuove auto vendute nell’UE debbano ridurre in media le emissioni del 55% rispetto al livello di riferimento 2021, e i furgoni del 50%. La proposta presentata dalla Commissione, invece, introduce più flessibilità sul percorso al 2030 permettendo ai costruttori di calcolare la conformità come media sul triennio 2030-2032 e, per i furgoni, abbassa l’obiettivo 2030 dal 50% al 40%.
Accanto all’allentamento, il pacchetto prova a sostenere la domanda imponendo alle flotte aziendali obiettivi di elettrificazione vincolanti: ogni Stato avrebbe un target nazionale di quota di auto a zero emissioni nelle flotte, calibrato sul PIL pro capite (più alto nei Paesi più ricchi, più basso in quelli con redditi inferiori; nel testo si citano valori che nel 2035 andrebbero dal 32% per la Bulgaria al 100% in molti Paesi). Sono previste esenzioni per molte PMI, indicate come aziende sotto 250 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato.
Per favorire modelli più accessibili, la Commissione ha creato anche una nuova categoria di piccole elettriche sotto 4,2 metri che fino al 2034 danno alle aziende dei super-crediti: ogni vendita vale 1,3 nel conteggio degli obiettivi (10 auto “contano” come 13).
Inoltre si prevede un Battery Booster, un pacchetto di sostegno finanziario da 1,8 miliardi per accelerare la filiera europea delle batterie, in gran parte sotto forma di prestiti a tasso zero (1,5 miliardi destinati ai produttori di celle).
La proposta sta suscitando reazioni divergenti. Governi e parte dell’industria parlano di pragmatismo e tutela di lavoro e competitività; associazioni climatiche e aziende più orientate all’elettrico temono invece un segnale di incertezza che potrebbe rallentare investimenti su infrastrutture e transizione, con effetti anche sulle emissioni complessive.







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