A Bali saranno vietate le bottiglie di plastica sotto 1 litro
Il governatore di Bali ha vietato le piccole bottiglie di plastica per combattere gli sprechi e limitare la produzione di rifiuti usa e getta.
Da gennaio 2026 a Bali, piccola isola molto turistica dell’Indonesia, saranno vietate le bottiglie d’acqua in plastica sotto il litro. Si tratta di una decisione necessaria, annunciata dal governatore I Wayan Koster, per limitare gli effetti dell’inquinamento e alleggerire le discariche locali ormai quasi al collasso. I produttori saranno costretti a bloccare la produzione di bottiglie di plastica e smaltire le scorte rimanenti entro il 2025. Non tutte sono d’accordo con la nuova direttiva, c’è infatti che cerca di aggirare l’ostacolo.
Il marchio AQUA, ad esempio, ha messo in vendita bottiglie da 220 ml, usa e getta, spacciandole come “sostenibili”, una scelta che ha sollevato numerose critiche da parte degli ambientalisti locali. Oltre alle bottiglie di plastica, ad essere sotto scacco a Bali saranno anche i sacchetti e le cannucce di plastica. Nei luoghi pubblici, negli uffici e nei templi sarà necessario organizzare la raccolta differenziata e il compostaggio, pena sanzioni come la revoca della licenza o la perdita di fondi. Le aziende inadempienti saranno pubblicamente etichettate come “non ecologiche” sui canali social del governo provinciale.
Anche i villaggi che non si adegueranno rischiano di perdere aiuti finanziari e incentivi. L’obiettivo è rendere Bali un esempio virtuoso per tutto il Paese oltre a salvaguardare ambiente e turismo. La gamma di prodotti di plastica monouso con consumo frequente e rapido è molto ampia. Una volta usati vengono gettati trasformandosi in rifiuti che persistono per lunghi periodi nell’ambiente. Solo nel 2024 a Bali sono state prodotte circa 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti. La mancanza di infrastrutture rende il quadro ancora più complesso. Per Bali quindi è un’occasione unica.
L’isola genera circa 3.436 tonnellate di rifiuti al giorno, di cui il 60% è costituito da materiale organico che può essere trattato, solo il 17% dei rifiuti plastici è attualmente riciclabile. Quasi il 24% dei rifiuti non raggiunge mai un cassonetto, mentre il 43% viene inviato in discarica. Il resto viene gestito attraverso diversi sistemi di riduzione e trattamento dei rifiuti. L’iniziativa è parte di una campagna più ampia per rendere l’isola, che conta 4,3 milioni di abitanti, libera dai rifiuti entro il 2027.
In generale la situazione dell’inquinamento da plastica è particolarmente grave nel Sud‑est asiatico: un’analisi dell’IUCN-UNEP ha rilevato che quattro dei dieci maggiori contributori a livello globale di inquinamento plastico si trovano in questa area (Indonesia, Vietnam, Thailandia, Filippine). Il fiume Mekong trasporta annualmente verso il mare circa 37.000 tonnellate solo di sacchetti e bottiglie di plastica. Un peso equivalente a quello di una piccola città.
Nel 2024, i Paesi che fanno parte dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN) hanno prodotto circa 400 milioni di tonnellate di plastica. Una cifra persino difficile da immaginare: equivale all’incirca all’intero peso della popolazione italiana. Di questa plastica, secondo Greenpeace, il 90% finisce in discariche o ambiente naturale anziché essere riciclato. Solo a Singapore si stima l’utilizzo di 467 milioni di bottigliette PET e 820 milioni di sacchetti di plastica l’anno. In Thailandia, invece, si consumano circa 4,4 miliardi di bottiglie d’acqua in plastica all’anno, con un consumo giornaliero pro capite di circa 8 sacchetti.
Il passo di Bali è piccolo ma significativo, e potrebbe aprire la strada a modifiche più strutturali o all’imitazione anche da parte di altri paesi.
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