Black Friday: ecco quanto costa al Pianeta il nostro consumismo
Alla vigilia del Black Friday Greenpeace e WWF analizzano l’impatto degli acquisti superflui, in particolare nel settore della fast fashion.
L’ormai inevitabile Black Friday è alle porte e con esso l’impennata dei già irrefrenabili consumi superflui, che si concentra su settori merceologici come abbigliamento, tecnologia o cosmesi. Ma l’impatto ambientale – oltre che sociale – di buona parte degli acquisti è enorme. Lo testimoniano i dati forniti nei giorni scorsi da due fra le maggiori associazioni ambientalista a livello globale: Greenpeace e WWF. Quest’ultima ricorda infatti che “per produrre una maglietta di cotone servono 2.700 litri d’acqua: è la quantità che ognuno di noi beve in due anni. A questo si aggiungono pesticidi, tinture e microfibre che inquinano i fiumi e mari, mentre montagne di rifiuti tessili hanno enormi impatti su comunità e ecosistemi”.
Greenpeace invece ha realizzato una ricerca su Shein, il colosso cinese del fast fashion già sotto attacco per alcuni episodi come pubblicità ambientali ingannevoli – reato per cui è stato condannato quest’estate – e l’apertura di un punto vendita a Parigi a pochi giorni di distanza dalle polemiche scoppiate proprio nel paese transalpino per la vendita di una bambola gonfiabile dalle sembianze di una bambina. “Gli abiti di Shein – denuncia Greenpeace – contengono ancora sostanze chimiche pericolose che violano i limiti imposti dall’Unione Europea, svela un nuovo rapporto diffuso da Greenpeace Germania a pochi giorni dal Black Friday”.
L’analisi è stata condotta durante i lavori a un’inchiesta intitolata Shame on you, Shein! – ovvero “vergonati, Shein!” –, che fra le altre cose denuncia la totale inefficacia delle azioni che Shein dice di aver attuato per il monitoraggio delle sostanze chimiche nei suoi prodotti. I prodotti del marchio infatti – il cui sito è tappezzato di promozioni e sconti fino all’85% per il Black Friday – sono pieni di sostanze proibite secondo i dati raccolti da Greenpeace: un terzo degli indumenti testati – 18 su 56 – contiene sostanze pericolose oltre i limiti stabiliti dal Regolamento europeo per le sostanze chimiche (REACH), inclusi vestiti per bambini.
“Shein rappresenta un sistema guasto di sovrapproduzione, avidità e inquinamento. Il gigante del fast fashion inonda il pianeta di abiti di bassa qualità che, nonostante le promesse, continuano a risultare contaminati da sostanze chimiche pericolose. L’imminente Black Friday porterà ancora una volta questa follia della moda veloce all’estremo. L’azienda sembra disposta ad accettare danni alle persone e all’ambiente: i prodotti segnalati nei test precedenti riappaiono in forma quasi identica, con le stesse sostanze pericolose. Questi risultati dimostrano chiaramente che l’autoregolamentazione volontaria è inutile: per responsabilizzare davvero i produttori, abbiamo bisogno di leggi anti-fast fashion vincolanti”, spiega Greenpeace.
Il WWF invita però a non sottovalutare anche altri prodotti, fra i più venduti in occasione del Black Friday. Per esempio, l’associazione ricorda che in tanti rossetti si nasconde lo squalene, un olio estratto dal fegato di squali. Ogni anno più di 3 milioni di squali vengono uccisi per produrre questa sostanza. Per non parlare dell’olio di sandalo, di patchouli e altre essenze pregiate utilizzate per produrre profumi, che provengono spesso da specie minacciate o raccolte senza controllo. In alcune aree dell’Asia, il sandalo selvatico è ormai quasi estinto.







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