Bosco Lanerossi non sarà abbattuto: la prima vittoria degli attivisti No Tav
Il bosco Lanerossi non verrà abbattuto. Ma il presidio degli attivisti e delle attiviste No Tav che chiedono un valutazione sanitaria e ambientale non si ferma.
Il bosco Lanerossi è salvo. È questo il primo grande successo per i comitati No Tav e l’assemblea I Boschi che Resistono che si sono schierati contro il progetto che prevede un’area cantieristica di più di 170.000 metri quadri con circa 6 chilometri di nuove linee ferroviarie e una trentina di chilometri di strade nei dintorni di Vicenza.
Il 5 luglio scorso è cominciato al bosco di Ca’ Alte un presidio permanente che ha portato a al primo importante risultato: il bosco Lanerossi non diventerà area di cantiere Tav. Al contrario, lo si vuole rendere un’area pubblica comunale a disposizione dei cittadini, che continuano a battersi affinché si salvi anche il secondo polmone verde, il Bosco di Ca’ Alte, che dovrebbe essere abbattuto per fare spazio a un cavalcavia.
Interi quartieri sono stati svuotati e molte famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie case. Gli attivisti e le attiviste hanno costruito delle case di legno sugli alberi e da settimane riescono a resistere agli sgomberi in atto. Hanno organizzato anche eventi culturali e momenti assembleari. Alla loro voce si è unita anche quella di associazioni del territorio e della Diocesi di Vicenza per una giustizia ambientale e di salute. Anche il personale sanitario del territorio sostiene le mobilitazioni.
«Il problema è legato al fatto che raddoppiare i binari in città comporta inquinamento dell’aria e dell’acqua, oltre all’inquinamento acustico», racconta Francesco Bertola, presidente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente (ISDE) di Vicenza. «Vicenza già adesso sfora i limiti delle polveri sottili, Iricav [Consorzio per l’alta velocità, ndr] nei suoi documenti dice chiaramente che produrrà un aumento del Pm10».
A questo bisogna sommare anche i vari disagi arrecati ai residenti e i danni di natura ambientale. Abbattere un polmone verde come Ca’ Alte significa perdere zona d’ombra utili ad abbassare le temperature della città e a sottrarre CO2, oltre ad avere un valore paesaggistico. Gli attivisti e le attiviste chiedono di migliorare la linea ferroviaria esistente e che i cantieri vengano interrotti per una seria valutazione sanitaria e ambientale.







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