Bracconaggio in Trentino: orsetto ucciso e scuoiato, la pelle lasciata in un parco giochi
Nelle ultime settimane due orsi sono stati uccisi in Val di Non. Le associazioni insorgono e sottolineano l’incapacità delle istituzioni trentine di gestire il rapporto con i grandi carnivori.
L’ombra del bracconaggio ai danni dei grandi carnivori si allunga ancora sul Trentino: il 18 settembre il corpo di un’orsa è stato ritrovato in Val di Sole e ora sono in corso le analisi da parte dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie per accertare le cause della morte. ENPA Trentino ha già chiesto che, nel caso in cui venisse confermata l’ipotesi di un abbattimento illegale, «l’esemplare venga conteggiato nel numero massimo di orsi, pari a otto, che possono essere uccisi in un anno in Trentino, come stabilito dall’ISPRA».
Pochi dubbi invece sull’ultimo drammatico atto di bracconaggio risalente al 25 settembre e verificatosi sempre in Val di Non: un cucciolo di orso è stato ucciso e scuoiato e la sua pelle è stata lasciata in un parco giochi, in un luogo dove potesse essere ritrovata facilmente. L’analisi dei resti denota che l’autore del crimine ha competenze abbastanza approfondite nell’abbattimento e nella manipolazione di carcasse di grandi plantigradi.
Di fronte a questo gravissimo atto criminale si sono levate più voci, chiedendo alle istituzioni di intervenire tempestivamente. Secondo ENPA “si tratta del risultato di un clima di odio e di mala informazione alimentato soprattutto da settori della politica e da alcuni comitati locali. Un clima che incoraggia il bracconaggio nelle forme più crudeli, senza alcun rispetto neanche per i bambini che frequentano quei luoghi. Non bastano le prese di posizione di rito. Ci aspettiamo un immediato stop alla diffusione di allarmismi e al linguaggio che fomenta odio. E chiediamo indagini accurate, perché in gioco non c’è solo la vita degli orsi, ma anche la sicurezza e il benessere psicologico dei cittadini, soprattutto dei più piccoli”.
In Trentino la convivenza con gli orsi sta diventando un problema che le istituzioni non sembrano in grado di gestire. Come ricorda il Fatto Quotidiano sono stati uccisi illegalmente diversi esemplari – l’orsa F36, per cui due cacciatori sono a processo, Mj5, abbattuto da una fucilata; M44, in Val di Non e pochi giorni fa la segnalazione di una carcassa in Val di Sole – dall’aprile del 2023, quando il runner Andrea Papi è stato aggredito e ucciso dall’orsa JJ4, che viveva con i suoi tre cuccioli nel territorio in cui l’uomo stava correndo. Quello di Papi è stato il primo e sinora unico episodio documentato di uccisione di un essere umano da parte di un orso in Italia.
ENPA, Io non ho paura del lupo, LIPU e WWF hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’atto di braconaggio ai danni del cucciolo: “L’attrattività della Provincia si fonda sull’attenzione alla naturalità dei suoi territori […]. L’immagine di terra di natura che attira visitatori non è minata dalla presenza dei grandi carnivori, bensì dall’azione di pochi criminali che scelgono la via del veleno e delle armi. Per questo chiediamo indagini rapide e trasparenti, costituzione di parte civile da parte degli enti pubblici, rafforzamento dei controlli e dei nuclei antibracconaggio, nonché campagne di informazione che parlino a tutta la popolazione. Difendere orsi e lupi significa difendere la credibilità delle istituzioni, la sicurezza delle persone e il futuro della montagna trentina”.
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