Dissalatore di Porto Empedocle: dopo un mese cominciano i primi problemi
Parte integrante di una strategia di risposta – che già presentava notevoli criticità – alla crisi idrica in Sicilia, il dissalatore di Porto Empedocle funziona già a mezzo servizio a poco più di un mese dalla sua inaugurazione.
“È entrato oggi in produzione il nuovo dissalatore di Porto Empedocle, il primo dei tre impianti strategici realizzati dalla Regione per contrastare l’emergenza idrica in Sicilia […]. «L’entrata in funzione del dissalatore di Porto Empedocle – dice soddisfatto il presidente della Regione Renato Schifani – rappresenta un risultato concreto nella lotta alla crisi idrica che colpisce da tempo il nostro territorio. È una risposta immediata e tangibile ai bisogni dei cittadini e delle imprese. Il mio governo continua con determinazione su questa strada per garantire alla Sicilia un futuro più sicuro e sostenibile sul piano delle risorse idriche»”.
Con queste parole un comunicato della Regione Sicilia il 4 agosto, poco più di un mese fa, annunciava l’entrata in funzione del dissalatore di Porto Empedocle, che nel giro di circa una settimana di rodaggio è arrivato a produrre circa 100 litri di acqua dissalata al secondo. Ma i problemi sono iniziati molto presto: il 9 settembre, in località Marinella, un tubo è esploso causando ingenti perdite d’acqua e ha richiesto un repentino intervento di riparazione.
Siciliainprogress denuncia poi in una mini-inchiesta ulteriori criticità: “La desalinizzazione è una tecnologia energivora, con costi ricorrenti che sfiorano il milione di euro al mese per ogni impianto. Una spesa abnorme se rapportata ai volumi prodotti e soprattutto al fatto che in Sicilia non mancano riserve idriche naturali, bensì la capacità di gestirle. Non solo. Il dissalatore di Porto Empedocle non lavora sempre a pieno regime. Per ragioni di impatto acustico e ambientale, l’impianto sarebbe spesso spento durante la notte, riducendo la continuità della produzione”.
Per il 20 settembre è previsto un ulteriore intervento per insonorizzare l’impianto, che dovrebbe così cominciare a lavorare a pieno regime. Rispetto invece all’eccessivo consumo di energia, Open fa notare che “la tecnologia a osmosi inversa [quella utilizzata per i dissalatori, ndr] produce una salamoia di scarto. Si tratta di un liquido melmoso ad altissima concentrazione di sale e impurità, che ha dei precisi processi di smaltimento”. Oltre a questi dubbi sull’efficacia stessa dell’opera, un ulteriore dato oggettivo da rilevare è che ormai verso la fine dell’estate, periodo in cui l’emergenza idrica raggiunge i suoi picchi, il dissalatore di Porto Empedocle – a mezzo servizio – e quello di Gela sono operativi, ma quello di Trapani manca ancora all’appello.
Ma pure se il piano fondato sui dissalatori funzionasse, non sarebbe comunque la risposta giusta alla carenza d’acqua che attanaglia da tempo la Sicilia. Lo sostengono i dati forniti dall’Ordine degli Ingegneri di Palermo, secondo cui ognuno di questi impianti è in grado di fornire acqua potabile a circa 40.000 persone. I numeri forniti dall’ordine rendono l’idea: l’area metropolitana ha bisogno di una fornitura di circa 3300 litri al secondo mentre gli impianti proposti dalla Regione producono un massimo di 96 litri al secondo e addirittura il dissalatore di Porto Empedocle viaggia oggi a una media di 60 litri al secondo.
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