Incendi, in Sicilia e Sardegna anche quest’anno ettari di territorio in fumo
Ogni anno, durante i mesi estivi, scatta l’emergenza incendi. Nonostante la prevedibilità degli eventi, vanno in fumo ettari di territori unici che non si riescono a salvare.
Anche quest’anno la Sicilia sta andando in fumo. Nei giorni scorsi, in meno di 48 ore, sono stati censiti 740 incendi, 2.500 ettari di bosco e campi agricoli bruciati per un totale, dall’inizio dell’anno, di oltre 16.000 ettari. Tra le aree più devastate la Riserva dello Zingaro, la prima istituita nell’isola, che potrebbe rimanere chiusa per mesi. Un danno ambientale che si trascina anche un danno economico, con le prime disdette che arrivano in piena stagione estiva. Oltre 50 le abitazioni evacuate.
«Le statistiche e i dati parlano chiaro: la stragrande maggioranza degli incendi è di origine dolosa. E quando la mano criminale trova un contesto segnato dall’insufficienza delle risorse, con personale ridotto, tagli alla prevenzione e alla gestione del rischio, senza manutenzione e controllo del territorio, le conseguenze diventano catastrofiche. Serve un’azione costante, strutturale, concreta. Difendere il nostro territorio è un dovere di tutti. Denunciare è un atto civile», è il commento del Soccorso Alpino della Sicilia. Le temperature estreme e i forti venti hanno aiutato il dilagare del fuoco, ma dietro le fiamme si nascondono altre cause.
Una situazione simile si è registrata in Sardegna. Domenica 27 luglio la vallata e il litorale di punta Molentis, una delle zone più rinomate del territorio del comune di Villasimius, sono stati presi di mira. Anche in questo caso il vento e la folta vegetazione ha fatto sì che l’incendio prendesse proporzioni devastanti. Numerosi i bagnanti in fuga.
Un copione che si ripete ogni anno. Si presentano piani di prevenzione, programmi e misure speciali con droni, stazioni di rilevamento e pattugliamenti, ma alla fine resta il fatto che istituzioni, politica e tecnici non riescono a trovare un modo per arginare i danni colossali creati dai piromani. Le azioni sembrano essere coordinate, ma nel frattempo restano anonimi i responsabili. Si grida all’emergenza nonostante la prevedibilità degli eventi.
Vigilare, informare, mobilitarsi e denunciare sono i modi per proteggere luoghi unici. Ad Altofonte, ad esempio, grazie a un processo partecipato con la comunità, sono nate le linee guida per la prevenzione degli incendi. Un progetto pilota che può essere replicato in altre aree, ma che da solo non basta. Nonostante il grande lavoro dei vigili del fuoco, la difficoltà nell’analizzare e prevedere gli spostamenti del fuoco e la scarsità di personale e attrezzatura aggravano notevolmente la situazione. Le bellezze di questi territori non sono sicuramente merito della politica, un piano per fronteggiare ogni anno questo disastri è una sua responsabilità.







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