Le “Nuove Indicazioni Nazionali” sulla scuola promosse dal Ministero dell’Istruzione sono al centro di critiche
Le Nuove Indicazioni Nazionali per il curricolo del 2025 introducono aggiornamenti significativi per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione. Non mancano le critiche al documento.
È stato pubblicato il testo definitivo delle Nuove Indicazioni Nazionali da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione. Nonostante le critiche mosse nei mesi scorsi da parte di intellettuali e docenti non sembra siano state avanzate modifiche importanti al testo. Anzi. Una delle voce più autorevoli contrarie al documento è quella di Carlo Ginzburg, storico italiano, che intervistato da Christian Raimo sulla Stampa smonta vari punti.
Nel testo si legge “la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo”, un approccio che secondo Ginzburg non sarebbe consono a comprendere il mondo contemporaneo in cui la centralità dell’Europa è quasi completamente scomparsa. Un Occidente, tra l’altro, che sembra essere l’unico custode della Storia, senza considerare il colonialismo e le conseguenze derivate.
Un altro punto criticato da Ginzburg riguarda la centralità che viene attribuita all’identità italiana. “… l’insegnamento abbia al centro le origini della civiltà occidentale, su cui si fonda anche la nostra storia nazionale e la nostra identità, sia al fine di far maturare nell’alunno la consapevolezza della propria identità di persona e di cittadino, sia – vista la sempre maggiore presenza di giovani provenienti da altre culture – al fine di favorire l’integrazione di questi ultimi, integrazione che dipende anche, in modo determinante, dalla conoscenza dell’identità storico-culturale del paese in cui ci si trova a vivere”.
Per lo storico si tratta di una visione iperprovinciale e identitaria. Ginzburg propone una definizione di individuo come “intersezione di insiemi diversi” e a suo avviso l’identità nazionale è una “chiacchiera, politicamente pericolosa”. Dal suo punto di vista non si può parlare oggi di identità italiana in un contesto scolastico frequentato da bambini provenienti da vari paesi che dovrebbero essere messi a contatto con “tradizioni culturali molteplici”.
Lo storico critica molti passaggi del documento, a partire dall’idea di “disegno di progresso” che viene promossa e che, a suo avviso, è inadeguata di fronte alla crescente fragilità della specie umana in rapporto all’ambiente. Per Ginzburg le nuove Indicazioni Nazionali propongono un approccio anacronistico e limitante che non permette una comprensione critica e inclusiva della Storia perché non guarda alla complessità e alle sfide del mondo contemporaneo.







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