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8:01 15 Settembre 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Primo giorno di scuola 2025: novità, speranze e problemi delle classi d’Italia

Anche quest’anno arriva il primo giorno di scuola con diversi spunti di riflessione, dalla precarietà degli insegnanti alla necessità di un’alleanza più stretta fra i vari soggetti educanti.

Autore: Redazione
primo giorno di scuola

Per buona parte delle studentesse e degli studenti italiani oggi è il primo giorno di scuola. In diverse regioni – Trentino, Piemonte, Valle D’Aosta, Friuli, Lombardia – le lezioni sono iniziate nei giorni scorsi, mentre in Puglia e in Calabria prenderanno il via domani. Ma quali sono le condizioni in cui versa la scuola italiana al suono della campanella per tutti gli attori coinvolti, da entrambi i lati della cattedra?

Come tante categorie professionali e cittadini in generale, anche il corpo docente italiano versa in una condizione economica precaria, come ammette lo stesso ministro Valditara attribuendo la responsabilità al blocco dei salari imposto nel 2007 che, invece di durare due anni come inizialmente previsto, è stato prolungato fino al 2018, anno in cui è dovuta intervenire la Corte Costituzionale per porvi fine. Solo nel 2022 tuttavia è stato siglato un nuovo accordo salariale per le assunzioni fino al 2030.

Il Governo ha impegnato a questo scopo circa 300 milioni di euro, derivanti per buona parte da fondi già presenti, dedicati all’incremento dei salari e al miglioramento del welfare per la categoria degli insegnanti, che secondo un rapporto OCSE versa in condizioni critiche: nei 38 paesi appartenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico infatti gli stipendi dei docenti sono aumentati mediamente del 14,6% negli ultimi dieci anni, mentre in Italia sono addirittura diminuiti del 4,4%. Per questo un insegnante percepisce il 33% in meno dello stipendio medio di un’altra persona laureata.

Dal punto di vista didattico, una delle novità del primo giorno di scuola 2025 è la “crociata” contro i cellulari in classe. Una disposizione ministeriale dello scorso giugno vieta infatti l’utilizzo degli smartphone, anche per scopi didattici. Valditara motiva il provvedimento richiamando uno studio sempre svolto dall’OCSE secondo cui l’apprendimento da questi dispositivi sarebbe qualitativamente carente e potrebbe portare addirittura a dipendenza. Il provvedimento è gradito sia ai genitori che alla maggioranza degli studenti, ma lascia comunque alcuni dubbi.

A esprimerli è, fra gli altri, il pedagogista Daniele Novara, che inserisce le sue osservazioni in merito in un discorso più ampio sull’alleanza educativa scuola-famiglia: “Non ha senso regolamentare il cellulare a scuola e lasciarlo senza alcuna regolamentazione fuori” osserva, invitando ad abbandonare i metodi repressivi che sottolineano sempre più l’errore del progresso e fa notare che l’apprendimento è un processo complesso di cui fa parte anche sbagliare.

Sempre a questo proposito, Valditara sostiene il voto in condotta, che secondo il ministro è uno strumento educativo e non repressivo, ma sono diversi gli esperti che ritengono il contrario, come il pedagogista Cristiano Corsini: “Se davvero si vuole intervenire sulla costruzione di una comunità educativa che pratichi il rispetto, in tutti i sensi, è chiaro che la scelta di ancorare certi atteggiamenti, comportamenti e condotte a un premio o a una punizione è irricevibile dal punto di vista etico e pedagogico ed è destinata al fallimento”.

Altre suggestioni interessanti arrivano dal Festival dell’Innovazione Scolastica, che si tiene ogni anno alla vigilia del primo giorno di scuola. In una lettera aperta redatta in occasione dell’edizione 2024 si legge che “l’innovazione non è nell’esito, ma nell’inizio. E l’inizio dell’innovazione scolastica è proprio nella collegialità […]. Non c’è dinamica scolastica/educativa senza una co-progettazione con i soggetti sociali presenti sul territorio, siano essi Istituzioni pubbliche, Associazioni, imprese, ed altro. Perché la scuola ha bisogno di un villaggio e la vera innovazione nasce in un contesto in cui si ha la curiosità e l’umiltà di guardare e dialogare con chi sta oltre il recinto del proprio cortile.

Vuoi approfondire?

Leggi la nostra intervista al pedagogista Daniele Novara sull’innovazione della scuola.

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