Rapporto Zoomafia LAV, tutti i numeri dello sfruttamento degli animali in Italia
Il Rapporto Zoomafia LAV 2025 documenta i numeri dello sfruttamento degli animali in Italia tra criminalità organizzata e reati di vario tipo.
Combattimenti tra animali, corse clandestine di cavalli, scommesse, illegalità nei canili e allevamenti, traffico di cuccioli, contrabbando di fauna, bracconaggio, malaffare degli allevamenti, mafia dei pascoli, macellazione clandestina, bracconaggio ittico, illegalità nella pesca, sofisticazioni di alimenti di origine animale. E poi ancora internet, intimidazioni, furti, droga e animali, zoocriminalità minorile, violenza e animali. Sono i crimini emersi e analizzati dal Rapporto Zoomafia LAV 2025 presentato a Roma l’8 luglio scorso. Una fotografia dello sfruttamento criminale degli animali in Italia che sottolinea la necessità e l’urgenza di misure di prevenzione e di educazione sociale da adottare a partire dalle nuove generazioni.
I dati raccolti dal Rapporto LAV (che al momento in cui scriviamo non è ancora pubblico), giunto alla sua ventiseiesima edizione, fanno riferimento al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2024 e al numero di indagati per reati a danno di animali. Secondo i dati delle Procure italiane ordinarie e minorili – hanno risposto il 78% – nel 2024 sono stati aperti 22 fascicoli per reati a danno di animali. Gli indagati al giorno sarebbero circa 14. Si tratta di stime e non di cifre esaustive, basate su un campione, i reati quindi sono solo una parte di quelli effettivamente compiuti.
Rispetto al 2023 c’è stata una diminuzione del 5,60% dei procedimenti mentre il numero degli indagati è aumentato del 3,75% circa. «La flessione registrata non corrisponde ad una effettiva diminuzione dei crimini contro gli animali, ma indica solo una riduzione delle denunce e dei fatti accertati – spiega Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV – mentre l’aumento del numero di indagati mostra che sono in aumento i casi commessi da più persone in concorso, indice di una maggiore diffusione delle forme di maltrattamento organizzato di animali».
Il reato più contestato è quello di uccisione di animali: 2319 procedimenti pari al 33,58% del totale dei procedimenti per crimini contro gli animali registrati con 558 indagati. A seguire, maltrattamento di animali, pari circa al 33,41% dei procedimenti registrati, con 1506 indagati, con un aumento dell’11,13% rispetto al 2023, e abbandono o detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura, con 1150 procedimenti. Anche in questo caso si registra un aumento del 20,42% rispetto al 2023.
Secondo i dati raccolti nel Rapporto, la Procura di Brescia registra il maggior numero di procedimenti per reati contro gli animali: 265 con 219 indagati. Si tratta perlopiù di reati venatori o contro la fauna selvatica. La provincia di Brescia è, inoltre, l’hotspot del bracconaggio più importante d’Italia, seguita da Catania, Bergamo, Trento, Roma e Milano.
«I crimini zoomafiosi sono forme di maltrattamento organizzato e trovano la loro consumazione solo sotto forma di evento programmato e strutturato ad opera di vere e proprie associazioni per delinquere, socialmente pericolose. A fronte di questa drammatica situazione è necessario dotarsi di strumenti normativi efficaci, non solo da un punto di vista formale, ma anche in termini di applicabilità e proporzionalità rispetto al danno provocato».
«Purtroppo, la nuova normativa sulla tutela penale degli animali da poco approvata non va del tutto in questa direzione. Al di là degli aspetti indubbiamente positivi, come l’applicazione delle misure di prevenzione previste dalla normativa antimafia o la sanzione per chi partecipa a qualsiasi titolo ai combattimenti o alle competizioni clandestine, non sono stati fatti grossi passi in avanti nel contrasto alle zoomafie. Anche l’aumento delle sanzioni è una novità positiva, ma le pene previste restano inefficaci per un’azione di contrasto che sia adeguata», conclude Troiano di LAV.







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