Ci sono stati pesanti scontri e lanci di gas lacrimogeni a Genova tra la polizia e operai ex Ilva
In piazza corvetto gli operai avrebbero utilizzato i propri mezzi da lavoro per sfondare una barricata della polizia, ma si sarebbero poi ritirati. La polizia avrebbe lanciato e gas lacrimogeni.
Pesanti scontri sarebbero in corso a Genova, in Piazza Corvetto, tra la polizia e gli operai dell’Ex ILVA. Gli operai hanno utilizzato i propri mezzi da lavoro per sfondare una barricata della polizia, ma si sarebbero poi ritirati. La polizia avrebbe lanciato e gas lacrimogeni.
Secondo fonti locali gli operai stanno accumulando assi di legno e gomme contro le barricate della polizia di fronte alla prefettura. I mezzi degli operai sono ancora posizionati in piazza Corvetto a poche decine di metri di distanza.
Gli scontri rientrano nella più ampia mobilitazione legata all’ex Ilva. Dopo mesi di tensione, il nuovo ciclo di mobilitazione è esploso tra il 19 e il 20 novembre 2025, soprattutto a Taranto (sede dello stabilimento principale) e Genova (principale “succursale”) quando al paventato aumento della cassa integrazione (fino a 6.000 lavoratori coinvolti) e all’ipotesi di fermare buona parte degli impianti del Nord si sono sommate le prime decisioni formali del governo.
A Taranto, il 20 novembre, l’occupazione dello stabilimento e i presìdi a oltranza con blocchi stradali hanno segnato la ripresa della protesta di massa, con lavoratori diretti e dell’indotto in strada contro quello che i sindacati definiscono un «piano di chiusura» di fatto. Nelle ultime ore, i blocchi sulla statale 100 e sulla statale 106 sono diventati il simbolo dello sciopero a oltranza, mentre arrivano i primi 220 licenziamenti nell’indotto Semat Sud, segnale concreto del rischio sociale in corso.
A Genova Cornigliano, dove il governo ha ipotizzato di spostare parte della produzione verso Novi Ligure, le agitazioni sono ripartite il 19 novembre con presìdi e blocchi, fino allo sciopero generale metalmeccanico del 4 dicembre: migliaia di lavoratori in corteo dietro lo striscione “Genova lotta per l’industria”, la sindaca in piazza, tafferugli sotto la prefettura e una richiesta chiara: fermare il piano di ridimensionamento e garantire occupazione e riconversione ecologica della produzione.
Il governo ha varato il 20 novembre un decreto che autorizza Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria a utilizzare i 108 milioni residui del prestito ponte per tenere in vita gli impianti fino a febbraio 2026, e stanzia 20 milioni aggiuntivi per integrare fino al 75% il trattamento di cassa integrazione straordinaria nel biennio 2025-2026. In parallelo prosegue la gara per la vendita del gruppo: dopo dieci offerte, solo poche puntano all’acquisto dell’intero perimetro, mentre il governo – anche alla luce del ritiro di alcuni grandi player – viene spinto da sindacati, amministrazioni locali e parte del mondo ecclesiale a valutare un ruolo diretto, fino alla nazionalizzazione temporanea, per garantire occupazione e decarbonizzazione.







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