Stagione di caccia, partenza shock: spari accanto al canile
La stagione di caccia, che ha aperto in anticipo, ha già visto le prime gravi violazioni: in Sicilia alcuni cacciatori sparano accanto a un canile mettendo a repentaglio l’incolumità di operatori e cani.
La stagione di caccia sarebbe dovuta ripartire il 21 settembre, ma in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto una deroga ha consentito una preapertura anticipata di venti giorni. Un precedente che preoccupa le associazioni, ma che – in confronto alle conseguenze di un’eventuale approvazione del disegno di legge attualmente in Parlamento – non sarebbe che la punta dell’iceberg.
“Se venisse approvato, altro che preaperture”, dichiara l’ENPA . “Le regioni potrebbero decidere specie e tempi e non certo basandosi su pareri scientifici. Si sparerebbe nel demanio forestale, le regioni sarebbero obbligate a ridurre le aree protette, i cacciatori potrebbero detenere tutti i richiami vivi che desiderano, gli stranieri potrebbero cacciare senza alcuna formazione, vi sarebbero braccate nei terreni innevati e multe per chi ostacola la caccia”.
Intanto ieri, a pochi giorni dalla preapertura della stagione di caccia, si è già registrato il primo caso di palese violazione del divieto di sparare a meno di 150 metri dai luoghi di lavoro stabilito dalla legge 157 del 1992. Alcuni cacciatori infatti sono sono avvicinati, sparando, fino a pochi metri di distanza dal canile e rifugio Achille Birotto di Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, presso cui lavorano diversi operatori e dimorano circa 200 cani. La denuncia, sostenuta dalla LAV, è arrivata dalla presidente del canile e volontaria della LAV Isa, che ha sottolineato come queste gravi violazioni si ripetano con costanza ogni anno.
La presidente ha filmato le azioni illegali dei cacciatori, che l’hanno minacciata. Dal video si vede chiaramente che i cacciatori si spingono fino a pochi metri dalla recinzione del canile, quando anche senza sparare l’attività venatoria deve mantenersi ad almeno 100 metri dai luoghi di lavoro. Nel 2024 è stato presentato un esposto alla Procura, che però non ha avuto alcun effetto concreto. Intanto i cani ospiti della struttura vivono in uno stato di forte stress a causa degli spari molto ravvicinati, che rappresentano un rischio concreto di incolumità per i cani stessi e per gli operatori del canile. Negli ultimi dieci anni, stando ai dati pubblicati dall’Osservatorio Vittime della Caccia, in Italia si sono registrati 630 feriti e 204 morti.
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