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12:44 26 Maggio 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

Compostaggio umano: in 430 pronti per la terramazione in Svizzera. E in Italia?

Lo scorso anno Zurigo ha approvato la sperimentazione della terramazione, ovvero il compostaggio umano. Oggi molte persone la richiedono.

Autore: Redazione
Mano che tocca la terra secca al tramonto, simbolo visivo della terramazione.

In futuro potremmo diventare compost. Non è una provocazione, ma una possibilità concreta: si chiama terramazione, o compostaggio umano, e consiste nel trasformare il corpo in terriccio fertile attraverso un processo di decomposizione naturale in ambiente controllato.

A Zurigo, dove nel febbraio 2024 il Parlamento cantonale ha approvato la sperimentazione della pratica, oltre 430 cittadini si sono già dichiarati disposti a sceglierla. L’Unione Democratica di Centro si è opposta, sostenendo che il compostaggio dei corpi violerebbe la dignità dei defunti.

Il procedimento prevede che il corpo venga deposto in un contenitore riempito con trucioli di legno e paglia. Grazie alla decomposizione aerobica e all’azione dei microrganismi, in circa 30-60 giorni si ottiene un compost sicuro, sterile e ricco di nutrienti.

Secondo uno studio pubblicato su Environmental Health Perspectives, una cremazione può generare fino a 245 kg di CO₂ per ogni corpo, mentre le sepolture tradizionali richiedono cemento, materiali inquinanti e spazi che restano vincolati per decenni.

La terramazione è un procedimento già in uso in diversi altri stati. Gli Stati Uniti sono probabilmente il paese al mondo in cui questa pratica è più regolamentata: a oggi è legalmente riconosciuta in tredici stati e continua a diffondersi anche grazie al sostegno di imprese e movimenti ambientalisti.

Anche in Europa ci sono altri procedimenti in corso, oltre a quello svizzero. In Francia, una proposta di legge per legalizzarla è stata respinta nel novembre 2023, e attualmente sono ammessi solo cremazione e sepoltura. Nel Regno Unito, la pratica non è ancora autorizzata, ma è in discussione. La Law Commission ha avviato una consultazione sulle tecniche funerarie emergenti, che include anche la terramazione. Nei Paesi Bassi, il Consiglio della Salute ha pubblicato nel 2020 un parere che considera insufficienti le informazioni per autorizzarla.

Anche in Sud America il tema sta emergendo: in Colombia, ad esempio, alcune imprese hanno iniziato a proporre servizi ispirati al compostaggio umano e secondo un sondaggio il 19% della popolazione si è dichiarato favorevole a diventare compost dopo la morte. La pratica, però, non è ancora regolamentata a livello nazionale.

In Italia, la terramazione non è consentita, ma l’interesse per pratiche funerarie ecologiche è crescente. Nonostante i limiti normativi, alcune esperienze italiane stanno già tracciando strade alternative. Tra queste Boschi Vivi, primo cimitero naturale italiano fondato in Liguria, che propone sepolture simboliche nei boschi, favorendo la conservazione del paesaggio e della memoria.

Forse, più che di morte, stiamo parlando di ritorno alla terra, di un cambiamento culturale nel nostro modo di immaginare la fine della vita. Scegliere la terramazione non significa soltanto cambiare il modo in cui affrontiamo la morte, ma anche ridurre l’impatto ambientale del nostro ultimo gesto. Un’opzione concreta, circolare e a basse emissioni, che pone domande profonde ma offre anche risposte molto pratiche.

Vuoi approfondire?

Leggi la storia di Boschi Vivi, il primo cimitero naturale italiano.

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