28 Mag 2020

Il futuro di eventi e festival musicali? Ripartiamo dalla sostenibilità!

Scritto da: Chiara Gnocchi

Questo momento di sospensione forzata di moltissimi eventi live, può rappresentare l'occasione giusta per ripensare il settore in un'ottica di maggiore attenzione per l'ambiente. Ne abbiamo parlato con Katia Costantino che da anni si occupa di progettazione sostenibile di festival e manifestazioni culturali e musicali.

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Il mondo della cultura, della musica e degli eventi live è stato il primo comparto a scontrarsi con l’emergenza Covid-19 e a rimanere a tutt’oggi in una fase di stasi. L’espressione oggi più usata da chi è motore di questo settore è “ripartenza con proposte concrete”. Così lavoratori, imprenditori, professionisti della musica e dello spettacolo hanno stilato un documento programmatico, “LaMusicaCheGira”, per promuovere una riforma definitiva del settore. Tra le istanze un punto è dedicato alla sostenibilità degli eventi e dei festival, ne abbiamo parlato con la sua autrice Katia Costantino.

Katia C. pic
Katia Costantino da anni si occupa di progettazione sostenibile di festival e manifestazioni culturali e musicali

Puoi presentarti e dirci di cosa ti occupi?
Sono nata a Torino, anni fa feci un master sulla Sostenibilità Ambientale cioè sullo sviluppo sostenibile. Nel 2013 mi sono trasferita in Inghilterra e lì sono riuscita ad unire le mie due passioni quella per la salvaguardia dell’ambiente e quella per la musica quando ho incontrato A Greener Festival un’associazione no profit che si occupa di aiutare eventi musicali che vogliono intraprendere un percorso verso la sostenibilità. Dal 2016 collaboro con loro come Environment Assessor, un perito ambientale: vado nei festival che hanno aderito ad un protocollo e verifico che effettivamente abbiano attuato quelle azioni che hanno dichiarato di fare tramite un questionario che noi mandiamo preventivamente.

Ho pensato che sarebbe stato bello replicarlo anche in Italia così dall’anno scorso ho iniziato da consulente freelance con un nuovo progetto che si chiama Eco.Reverb e aiuto i festival a progettare, disegnare un evento ad hoc. Mi rendo conto che una figura come la mia di Sustainability Project Manager non è forse considerata una professione a tutti gli effetti com’è in tutte le altre parti d’Europa”.

In base alla tua esperienza, come valuti la consapevolezza rispetto alla tematica in Italia?
Undici anni fa quando feci il master la sostenibilità era un’idea abbastanza vaga. Negli ultimi anni la consapevolezza è assolutamente cambiata, la conoscenza e la determinazione nel voler fare qualcosa stanno emergendo fortemente. Quando parlo di sostenibilità la declino sempre alle tre definizioni: ambientale, economica e sociale.

Sto considerando questo momento di crisi sanitaria, di blocco, come un momento per poter ridisegnare gli eventi, un nuovo approccio di qualsiasi aspetto dei live in cui la centralità per ripartire sia dallo sviluppo sostenibile e l’interesse per l’ambiente. In Italia ci sono tanti festival che già adottano azioni sostenibili, ma in realtà non le intendono come tali bensì come normali, ad esempio il servizio di acqua gratuita, l’utilizzo di bicchieri riutilizzabili anziché monouso, la possibilità di raggiungere il festival con shuttle o pulmini. Il problema è che non esiste una mappatura effettiva di cosa fanno i festival e di cosa potrebbero fare.

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Dopo una delle serate del ToDays Festival 2019 l’arena dei concerti era completamente pulita avendo usato i bicchieri riutilizzabili

Nello specifico quando segui un evento come consulente, quali sono le azioni che proponi?
Ogni evento che prendo in carico ha delle specificità diverse. Quello che dico sempre è che le azioni sono replicabili perché si va ad agire su determinate aree: trasporti, riduzione o diminuzione dei rifiuti, ma anche tutta la parte degli “acquisti verdi” , banalmente il catering per gli artisti per cui si utilizzerà piatti e bicchieri biodegradabili.

Per ogni evento scrivo un Action Plan per individuare gli interventi che posso fare. Se ci sono state edizioni precedenti, raccolgo tutti i dati per cercare di capire qual è il comparto più impattante ed andare ad agire in prima fase. La sostenibilità è un progetto che si sviluppa negli anni, va programmata, bisogna capire quali sono i limiti e quali le possibilità. Si può ambire al 100% di sostenibilità. Ci sono festival come il DGTL di Amsterdam che quest’anno avrebbe dovuto essere totalmente sostenibile ma anche questo è andato in streaming.

Pensi che si possa continuare a portare avanti questi eventi solo in streaming?
È stata una bella iniziativa nell’immediato, una reazione per far sentire la propria voce, per far capire che il comparto della musica, della cultura esiste e ha bisogno di farsi sentire. Non credo però che lo streaming possa essere il futuro. Per quanto bello manca di un fattore fondamentale che è quello sociale: la maggior parte degli eventi si fonda sul coinvolgimento e la socializzazione tra le persone.

In questo momento bisogna progettare nuove soluzioni per far sì che ci siamo ancora eventi live rispettando tutte le misure, però bisogna attuare soluzioni diverse rispetto a quelle che ho letto negli ultimi tempi.

Immagino tu ti riferisca al ritorno del Drive In…
Io lo dico a gran voce: il Drive In secondo me non è la soluzione ottimale! Comprendo la necessità di dare un lavoro a chi al momento è senza, anche la necessità per le persone di sentirsi vive e di andare a vedere uno spettacolo perché la voglia c’è. Eppure questa è a mio avviso un’idea aberrante sotto l’aspetto sociale e ambientale, è un progetto che va in antitesi rispetto alla gestione sostenibile degli eventi.

Utilizzare le auto riporta un auge la dipendenza dai combustibili fossili. In questo momento bisogna parlare di responsabilità: tutte le persone si devono rendere conto che se davvero vogliono rispettare le regole e riuscire a godere della musica lo possono fare senza aumentare l’impatto ecologico di un evento che è già altamente impattante.

Da dati recuperati in Inghilterra (in Italia mancano molte delle misurazioni) a livello annuale per evento, il trasporto incide a livello di CO2 per l’80%, rientra nel dato sia l’utilizzo di mezzi privati per raggiungere l’evento sia anche i mezzi con cui si sposta un’artista durante il tour.

Ci sono già degli esempi virtuosi di sostenibilità in campo musicale?
Molti artisti si sono già impegnati per un cambiamento, ad esempio i Massive Attack l’anno scorso hanno dichiarato che le tappe del tour le avrebbero percorse in treno, stessa cosa per gli artisti italiani come gli Eugenio in Via di Gioia che hanno raggiunto il Festival di Sanremo arrivando in bici. Ritengo che l’artista abbia sempre un potere molto forte di influenzare il suo pubblico.

A quali iniziative stai lavorando in questo momento?
Come Eco.Reverb sto lavorando ad un progetto che consiste nello scrivere due manifesti/decalogo, con questi claim: il primo rivolto agli eventi “CutEmissionIsTheMission”, propone azioni sinergiche per la conversione energetica verso fonti rinnovabili, trasporti sostenibili, riduzione dei rifiuti, ecc. Per i festival IWishYouWereGreen parafrasando una famosa canzone, invece per gli artisti che appoggiano i valori di sostenibilità degli eventi SingingInTheTrash.

Le idee ci sono, le figure professionali anche. Abbiamo però bisogno di un aiuto e che ci sia la volontà di investire sul Green. Se veramente oggi dobbiamo ridisegnare tutto, cambiamo in meglio e cerchiamo soluzioni che rispettino l’ambiente.

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