6 Apr 2023

Riccardo e Lara: “Vi raccontiamo la nostra nuova vita in Lunigiana”

Scritto da: Valentina D'Amora

Riccardo Begnis e la sua compagna Lara hanno lasciato Bergamo e sono arrivati in Lunigiana grazie a un annuncio pubblicato sulla bacheca di Italia che Cambia. Anche se sono partiti da un'idea e hanno ingranato con un'altra, sono riusciti a trovare un luogo dove mettere radici. Oggi lavorano a Pontremoli come guide ambientali. E sono felici.

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Massa-Carrara, Toscana - Oggi vi portiamo in Lunigiana per raccontarvi la storia di Riccardo e Lara, due ragazzi bergamaschi che si sono trasferiti a Pontremoli undici mesi fa, grazie a un annuncio pubblicato sulla bacheca di Italia che Cambia. Qui hanno cambiato vita: lui ha lasciato la carriera da ingegnere per affacciarsi al settore del turismo responsabile e insieme hanno comprato casa e messo radici in questa particolare terra di confine che è la Lunigiana. Una mattina, durante le nostre esplorazioni, Riccardo e Lara hanno conosciuto per caso Paolo Cignini nell’Antica Pasticceria degli Svizzeri a Pontremoli e abbiamo deciso di condividere con voi la loro esperienza.

Com’è nata l’idea di cambiare vita?

Riccardo: Ad agosto 2021, dopo circa un annetto che io Lara ci siamo conosciuti, abbiamo deciso di cambiare aria, così abbiamo cercato una struttura ricettiva da gestire insieme. Destinazione: punto di domanda. Io sono sempre stato molto radicato nella bergamasca, ho lavorato per sei anni come ingegnere, ma ho pensato di lanciarmi e cambiare rotta.

E com’è andato il vostro annuncio in bacheca?

Riccardo: Dopo diversi tentativi di contatto arrivati diverse parti d’Italia, a febbraio 2022 ci scrivono due settantenni lunigianesi per gestire il loro b&b sulla via Francigena. Siamo volati a Pontremoli pochi giorni dopo, non ci eravamo mai stati e ci è piaciuta subito. Abbiamo lavorato da maggio sino a novembre 2022 quando poi la stagione è finita.

Passo della Cisa

Dopodiché abbiamo conosciuto Pierangelo e le guide turistiche di Sigeric [ve ne abbiamo parlato qui, ndr]. Anche se non è andata avanti l’avventura della struttura ricettiva, siamo riusciti comunque a mettere le radici qui e adesso lavoriamo come guide escursionistiche e accompagnatori turistici. Che dire? Questo nostro reinnesto in un’altra zona d’Italia è andato decisamente bene, quindi non possiamo che ringraziarvi di cuore per averci portato qua. Certo, le cose non sono andate come pensavamo quando eravamo a Bergamo, ma è scoccata quella scintilla di cui io personalmente avevo bisogno. È stata una bella spinta per cambiare ed eccoci qui.

E tu Lara, da che percorso arrivavi?

Lara: Io ho fatto un’esperienza di vita diversa. Nel 2012 ho lasciato Bergamo per provare a vivere in Australia e lì sono rimasta fino al 2019. Ho lavorato all’ufficio del turismo a Sidney e poi per Go Study, l’educational agency che organizza viaggi studio per studenti italiani e stranieri. Nel 2019 ho deciso di cambiare lato del mondo e sono andata in Sud America, dove ho frequentato un corso che non ho concluso e mi sono lanciata in un anno di viaggio in solitaria dalla Colombia alla Patagonia. Ho usato la piattaforma Workaway per trovare strutture dove lavorare alla pari, in cambio di vitto e alloggio, e sono andata avanti così per un po’ di mesi.

La mia intenzione allora era quella di non tornare in Italia, sono innamorata del Sud America, soprattutto l’Argentina mi è rimasta nel cuore. Diciamo che in quel periodo stavo ancora cercando il mio posto nel mondo. Poi però è arrivata la pandemia, sono tornata a casa e ho conosciuto Riccardo. Così sono passata dall’ufficio turistico di Sidney a quello di Pontremoli [sorridono, ndr].

In questo contesto ci troviamo benissimo, non ci aspettavamo di respirare un’aria di cambiamento così prorompente

Oltre a fare le guide qui in Lunigiana, accompagniamo anche dei ragazzi in viaggi di gruppo all’estero con l’agenzia ESC, che Riccardo e altri due amici bergamaschi hanno fondato qualche anno fa. All’inizio si pianificavano eventi di una singola giornata a Bergamo e dintorni, poi siccome a tutt’e tre piace un sacco viaggiare s’è dato il via ai tour all’estero. Due settimane fa siamo stati in Marocco e a dicembre in Argentina e ora abbiamo in programma altri viaggi in Giappone e nelle Azzorre, anche per respirare un’aria internazionale.

Da lunigianesi d’adozione, qual è la vostra percezione di questa terra di confine?

Riccardo: La mia percezione, venendo da una realtà come quella di Bergamo con tante valli, è effettivamente che la Lunigiana sia una terra di confine non legata a un particolare dialetto, ma a delle tradizioni culturali, gastronomiche e di folklore ed è anche in questi aspetti che si nota la contaminazione con le regioni circostanti.

La Lunigiana è proprio un’entità territoriale non riconosciuta con delle peculiarità uniche, che non trovi da altre parti. Sentendo la parlata poi, è difficile capire se uno viene da un comune più vicino a La Spezia o a Parma, per esempio. E poi mi continua a stupire, dopo quasi un anno che vivo qui, trovare un’infinita varietà di piatti tipici. Le nostre specialità bergamasche, per dire, le conti sulle dita di una mano, qui invece noti le contaminazioni di tanti popoli diversi che da qui son passati o che qui magari si sono radicati, che hanno dato vita a una diversità unica.

Lara: Una cosa che abbiamo notato è che quando qui chiediamo a qualcuno se si sente più toscano, ligure o emiliano ci risponde sempre allo stesso modo. “Noi ci sentiamo lunigianesi!”. Ma abbiamo notato anche che in questa parte di Lunigiana il senso di appartenenza è più radicato, appena si apre un po’ di più la vallata e si entra nella Lunigiana storica il sentimento cambia.

riccardo e lara
Secondo la vostra esperienza in Lunigiana si riesce a fare rete o prevale un certo campanilismo?

Riccardo e Lara: Secondo noi il campanilismo c’è, ma nelle generazioni più attempate. Le persone fino ai quarant’anni sono spesso giovani che dopo la maturità sono andati a studiare a Parma, a La Spezia o a Milano per frequentare l’università e poi tornano qui con l’entusiasmo di chi ha scelto di venire a lavorare nella propria terra, vincendo quel campanilismo che vedo qui, ma anche nella bergamasca, che sfocia in una certa chiusura territoriale.

Diciamo che Pontremoli è un po’ più cittadina come forma mentis, l’innesto di queste persone che hanno avuto occasione di uscire e di rientrare può effettivamente fare la differenza. In questi mesi abbiamo conosciuto tanti ragazzi della nostra età che hanno messo in piedi un sacco di progetti di inclusione, non di esclusione, anche con stranieri. Per questo motivo, in questo contesto ci troviamo benissimo, non ci aspettavamo di respirare un’aria di cambiamento così prorompente. E poi nel settore turistico abbiamo notato che ci si invoglia l’un l’altro a costruire e realizzare insieme questi intrecci e a fare rete.

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