9 Settembre 2025 | Tempo lettura: 7 minuti
Ispirazioni / Io faccio così

La Rete NoBox e la lotta della cittadinanza contro la cementificazione dell’area di Napoli

Nel panorama di movimenti e iniziative per contrastare speculazione e cementificazione di zone come Bagnoli e Vomero, la Rete NoBox riveste un ruolo attivo e di primo piano.

Autore: Fulvio Mesolella
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In breve

Dal Vomero a Bagnoli, le iniziative della Rete NoBox per rendere Napoli più vivibile.

  • La Rete NoBox nasce per contrastare la proliferazione di box auto nella zona del Vomero.
  • Attiva anche in altre zone di Napoli, uno dei suoi focus attualmente è il progetto di riqualificazione dell’area di Bagnoli.
  • Provata da decenni di attività industriali profondamente inquinanti, Bagnoli aspetta da tempo una riqualificazione che però non arriva.
  • La Rete NoBox teme che il progetto di riqualificazione si trasformi in un’enorme speculazione edilizia.

Eccoli, in piedi sotto una tettoia arrugginita dell’ex Italsider, con cartelline in mano e occhi attenti, mentre scorrono vecchie mappe e documenti di progetto. Sono architetti, attivisti, pensionati, giovani residenti. Si ritrovano per osservare il terreno, annotare incongruenze, discutere le carte ufficiali di quello che dovrebbe essere un progetto di ristrutturazione urbana tra i più grandi degli ultimi cinquant’anni, ma che ancora oggi stenta a partire. 

Siamo a Bagnoli, quartiere dell’area occidentale di Napoli e area di interesse speciale per via dell’inquinamento elevato legato all’ex Italsider. È qui che la Rete sociale NoBox prova a cambiare le cose, con costanza, dal basso, nonostante l’immobilità delle istituzioni. Ma la sua storia arriva da lontano e le sue attività coinvolgono anche altre zone di Napoli.

Un impegno che nasce da lontano

La Rete nasce al Vomero, una zona collinare di espansione della città di Napoli. Si tratta di un’area progettata a fine Ottocento per la realizzazione di abitazioni per circa ventimila residenti, con moderne – perlomeno all’epoca – funicolari che la collegano al Centro Storico. Con l’unione dei quartieri Vomero e Arenella nella omonima Municipalità avvenuta nel 2005, possiamo dire che l’area ospita circa centoventimila abitanti, con ovvi problemi di congestione e di carenza di spazi di verde pubblico, di cui abbiamo parlato a proposito delle lotte in difesa dei giardini pubblici. 

Rete NoBox

Se girate per il quartiere, la Rete sociale NoBox è conosciuta da quasi tutti. È noto in particolare il suo impegno sui temi della svendita del territorio per costruire parcheggi privati sotterranei – da cui deriva il nome No-Box, con riferimento ai box auto –, che le alterne amministrazioni tornano a riproporre, favorendo di fatto l’aumento della concentrazione di auto in luoghi già densamente trafficati. 

Per questo, da tempo, io stesso cercavo la possibilità d’incontrarci. La Rete e le associazioni che ne fanno parte o con cui sono attive collaborazioni hanno redatto nel 2024 un documento legato alla Napoli collinare denominato Vertenza Vomero, in cui ribadiscono la necessità di un quartiere a misura d’uomo da tutti i punti di vista, libero dal traffico e dai voli a bassa quota legati alla vicina pista dell’aeroporto di Capodichino. 

L’impegno della rete NoBox e Bagnoli

L’area di Bagnoli, attualmente, resta comunque una delle più problematiche fra quelle su cui insiste la Rete. A causa del grave inquinamento ambientale originato dalle acciaierie, dai cementifici e della lavorazione dell’amianto, l’area industriale è stata dichiarata Sito d’Interesse Nazionale (SIN): si tratta di zone particolarmente contaminate dal punto di vista ambientale, individuate dal Ministero dell’Ambiente perché necessitano di interventi urgenti di bonifica. Per la bonifica era stata creata l’azienda Bagnoli Futura, ma dopo il suo fallimento la questione è stata affidata a un un commissario straordinario di Governo: dal 2021 il Governo Draghi ha dato questo incarico al Sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. 

Rete NoBox

Inoltre il quartiere si trova nella zona occidentale di Napoli, proprio al margine orientale della caldera dei Campi Flegrei, un’area vulcanica attiva che si estende da Pozzuoli fino a parte della città. Questa zona è caratterizzata dal costante fenomeno del bradisismo ovvero il lento sollevamento e abbassamento del suolo dovuto alla pressione di magma, gas e acque calde nel sottosuolo: un processo che provoca scosse frequenti e rappresenta una minaccia costante per la sicurezza del territorio.

Nel maggio scorso, l’assegnazione a Napoli della prossima competizione del 2027 dell’America’s Cup – il famoso trofeo mondiale di vela – e la scelta proprio di Bagnoli – luogo d’elezione per la costruzione delle infrastrutture logistiche legate alla competizione – ha sollevato nuovamente l’attenzione sull’area. E il lavoro della rete NoBox è tornato a farsi più fervente.

La Rete NoBox è composta da cittadine e cittadini con esperienze diverse – dal mondo delle professioni a quello istituzionale – che hanno maturato competenze utili per approfondire aspetti tecnici e legali. Questo bagaglio permette loro di affiancare i movimenti sociali con battaglie parallele, volte non solo a proporre soluzioni e monitorare la prevenzione del rischio, ma soprattutto a promuovere la bonifica dei territori segnati da un pesante passato industriale, come accade a Bagnoli.

Per questo la Rete, qualche mese fa, ha pubblicato il coraggioso, nutrito e articolato documento dal significativo titolo “Una sola risposta al bradisismo ed alla riqualificazione dell’area flegrea”, che denuncia molte incongruenze dei progetti dedicati ai Campi Flegrei. In tutta l’area flegrea, viste anche le recenti scosse di terremoto, si è tornati – come avviene ciclicamente – a parlare di necessità di diradamento delle costruzioni. Ma nel frattempo a Bagnoli si progetta di costruire. Anzi di ampliare i volumi già previsti, come se non facesse parte della stessa zona ad alto rischio sismico e vulcanico. 

Rete NoBox
Un’edizione della America’s Cup a San Francisco 2013. La competizione si terrà a Bagnoli nel 2027

Un incontro “simbolico”

Ho avuto l’occasione di conoscere personalmente gli attivisti della Rete NoBox in una situazione tanto singolare quanto simbolica: uno degli incontri a Villa Medusa dell’Assemblea Popolare dei Campi Flegrei, in cui i cittadini si sono mostrati profondamente preoccupati ma anche arrabbiati. Parliamo della serata del 12 marzo scorso, che ha preceduto di poche una delle recenti forti scosse, che ha superato i 4 gradi di magnitudo e, per ironia della sorte, ha avuto il suo epicentro a poche centinaia di metri di distanza dal luogo dell’incontro, nel tratto di mare antistante la sala della riunione.

Tra i protagonisti della Rete c’è l’architetto Antimo Di Martino, che segue da vicino le vicende di Bagnoli. Ci spiega che fino al 2023 il Piano di bonifica e rigenerazione urbana (PRARU) prevedeva di riportare la costa alla sua forma originaria, eliminando la cosiddetta “colmata”, un riempimento artificiale realizzato negli anni ’60 con materiali altamente inquinanti che hanno compromesso suolo e falda acquifera.

La Rete NoBox è composta da cittadine e cittadini con esperienze diverse che hanno maturato competenze utili per approfondire aspetti tecnici e legali

La legge, già dal 1996, stabiliva la demolizione di questa colmata. Eppure, dal 2024, senza alcun confronto con la cittadinanza, è stata dichiarata intoccabile. Secondo la Rete NoBox, questa scelta nasconde l’intenzione di aumentare le superfici edificabili, proponendo una “sigillatura” della colmata con interventi costosi e poco sensati. Il nuovo piano per l’area SIN di Bagnoli prevede infatti 1,6 milioni di metri cubi di nuove costruzioni, di cui 400.000 destinati a residenze private – circa 6/7000 appartamenti, non di edilizia popolare. Per la Rete si tratta di pura speculazione, tanto più che il piano riguarda un’area ad altissimo rischio sismico e vulcanico, dove in altre zone è addirittura vietato ricostruire edifici esistenti.

La discussione è ora al vaglio della commissione VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), ma le criticità sollevate restano aperte. E noi continueremo a seguire da vicino la vicenda, perché i nodi di Bagnoli – tra bonifica mancata, rischi ambientali e nuove edificazioni – saranno decisivi nei prossimi mesi. Torneremo nelle prossime settimane su questi temi, sia dell’inquinamento e della relativa bonifica, sia dei progetti che più concretamente si profilano di qui a breve.