Nel 2025 i prodotti americani più esportati verso Israele sono le armi

1 miliardo e 72 milioni di dollari. È questo il valore dei prodotti in cima alla lista export dagli Stati Uniti a Israele. Si tratta di ordigni bellici – bombe, granate, siluri e simili –, che occupano il primo posto davanti a diamanti (952 milioni di dollari), aerei civili (419 milioni di dollari) e apparecchi telefonici (301 milioni di dollari). A questi vanno aggiunti i 20 milioni di dollari di pistole, mitragliatrici e altre armi da guerra e i 132 milioni dei veicoli blindati.

Come fa notare Altreconomia nel report – basato sui dati ufficiali forniti dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti –, quella americana sta assumendo i connotati di un’economia di guerra. I diamanti infatti, che fino al 2024 erano di gran lunga la voce più ingente di questo canale commerciale con ben 3,78 miliardi di dollari di merce esportata, nel primo semestre del 2025 hanno subito un crollo passando a 950 milioni, a vantaggio degli ordigni da guerra, passati dai 339 milioni di dollari del 2022 ai 1072 attuali.

Proprio nei giorni in cui Donald Trump rivendicava il premio Nobel per la Pace – assegnato poi alla sua “ammiratrice” María Corina Machado –, si è configurata una palese violazione del diritto internazionale in base al pronunciamento della Corte Penale Internazionale, come fa notare anche l’analista Giorgio Beretta: ““Nonostante gli Stati Uniti, così come Israele, non riconoscano la giurisdizione della CPI, non significa che non possano subire conseguenze se forniscono armi a Stati come Israele i cui rappresentanti nazionali vengono riconosciuti colpevoli di crimini contro l’umanità e di crimini di guerra. È il caso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, verso i quali già da fine 2024 la CPI ha emesso mandati di arresto”.

Il legame commerciale – e non solo ovviamente – fra Stati Uniti e Israele è stato suggellato da un discorso che, se non fosse per le migliaia di morti che si porta dietro, si potrebbe definire farsesco, pronunciato da Trump alla Knesset israeliana in occasione della sua recente visita nel paese. “Facciamo le migliori armi del mondo e ne abbiamo molte. Francamente, ne abbiamo date molte a Israele. Bibi mi chiamava così tante volte: puoi procurarmi quest’arma, quell’arma, e altre di cui non avevo mai sentito parlare. Israele sapeva come usarle bene”, ha dichiarato il presidente americano.

In piccolo, l’esempio degli Stati Uniti è seguito da Brescia, dal cui comparto industriale escono armi destinate a Israele: “Quelle esportate dalla provincia di Brescia dall’ottobre 2023, non sono armi complete bensì parti e accessori di revolver e pistole destinate con ogni probabilità non all’utilizzo da parte delle forze armate o di polizia israeliane ma ai civili, inclusi i coloni dei territori occupati. Ed è molto probabile che queste esportazioni stiano continuando considerato che a luglio sono state esportate dall’Italia a Israele parti e accessori di armi per 32.218 euro”, spiega ancora Beretta, che fa parte dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere.