Arborio: minacce e privazione di acqua e cibo al presidio contro l’allevamento intensivo
Gravi episodi repressivi al presidio pacifico di un gruppo di attiviste che protesta contro la realizzazione di un allevamento intensivo di galline ovaiole ad Arborio, in Piemonte.

Siamo ad Arborio, in provincia di Vercelli, dove è prevista la realizzazione da parte della società agricola Bruzzese – già sotto accusa per gravissimi episodi di maltrattamento di animali, come quello denunciato nel 2012 dal gruppo Nemesi Animale – di un gigantesco allevamento intensivo di galline ovaiole che si estenderà per circa 23.000 metri quadri e ospiterà fino a 275.000 esemplari. Da sabato un gruppo di venti attiviste per i diritti degli animali sta protestando contro il progetto.
La repressione, come denunciano le persone presenti ad Arborio, è molto dura: alle 10 di sabato mattina, poco dopo l’inizio del presidio pacifico, le Forze dell’Ordine hanno sequestrato acqua, cibo e ombrelloni alle manifestanti, ritirato a tutte i documenti e le hanno trattenute sotto il sole per nove ore, tanto che due di loro sono state portate via in ambulanza a causa di malori.
Come si vede dal video diffuso sui social, gli agenti presenti sul posto hanno dichiarato che le disposizioni dai superiori sono “no cibo e no acqua” per le manifestanti. “Presidiare pacificamente sul prato davanti al cantiere in costruzione di un allevamento intensivo, nel 2025 è qualcosa da reprimere con la privazione dei più primari mezzi di sussistenza e con delle misure cautelari derivanti dal codice antimafia. Ecco il potere che i grandi nomi dell’industria zootecnica come Bruzzese hanno sulle istituzioni”, scrivono le attiviste.
Anche l’ISDE, associazione medici per l’ambiente, ha espresso un parere fortemente contrario al progetto di Arborio: “Il nuovo insediamento rischierebbe di aumentare significativamente le emissioni di ammoniaca, che combinata con ossidi di azoto è precursore di particelle fini. Questo si traduce in un’aria più inquinata, soprattutto nei periodi freddi, con gravi ripercussioni sanitarie. Inoltre la gestione dei reflui avicoli rappresenta un altro rischio ecologico rilevante. Inoltre la concentrazione di animali in spazi limitati facilita la diffusione di malattie quali influenza aviaria, salmonella e campylobacter, spesso più frequenti negli allevamenti”, scrivono i medici.
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