Il Brasile lancia un fondo globale per le foreste tropicali: un nuovo modello economico per la conservazione
Il presidente Lula ha annunciato un investimento da un miliardo di dollari per il nuovo fondo. Obiettivo: premiare chi protegge le selve e legare giustizia ambientale e sviluppo.
Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato oggi, 23 settembre, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la creazione del Tropical Forest Forever Facility (TFFF), un nuovo fondo internazionale che si propone di cambiare radicalmente l’approccio alla tutela delle foreste tropicali. Il Brasile aprirà la strada con un investimento iniziale di un miliardo di dollari – circa 850 milioni di euro – segnalando un impegno politico ed economico senza precedenti nella lotta alla deforestazione.
L’iniziativa mira a trasformare la conservazione forestale in un asset strategico, ovvero una risorsa considerata fondamentale per il successo o la sicurezza di un Paese o, in questo caso, del Pianeta. L’idea è di rendere economicamente sostenibile e vantaggiosa la tutela delle grandi foreste del pianeta. Il fondo si affiancherà agli strumenti internazionali già esistenti, ma con una promessa distintiva: garantire pagamenti diretti, misurabili e continuativi ai Paesi che dimostrano risultati concreti nella salvaguardia delle proprie foreste.
Il modello proposto dal TFFF segna, potenzialmente, una svolta rispetto ai finanziamenti una tantum e agli aiuti legati a progetti temporanei, e introduce una logica di remunerazione stabile e prevedibile. In questo modo, i Paesi tropicali – spesso tra i più poveri ma anche tra i più ricchi in biodiversità – possono vedere riconosciuto e valorizzato il proprio ruolo nella protezione del clima globale. È un approccio che, nell’idea del Presidente brasiliano, lega finanza climatica, sviluppo sostenibile e giustizia ambientale.
A margine del suo intervento, Lula ha invitato le altre nazioni a unirsi allo sforzo con “contributi ugualmente ambiziosi”, auspicando che il fondo possa entrare ufficialmente in funzione in occasione della COP30, che si terrà a novembre 2025 proprio in Brasile, a Belém, nello Stato amazzonico del Pará. “Il pianeta non può più aspettare: proteggere le foreste tropicali è un imperativo morale ed economico”, ha dichiarato, sottolineando il valore strategico di ecosistemi come l’Amazzonia, il bacino del Congo e il Borneo.
Queste aree costituiscono polmoni fondamentali per l’assorbimento della CO₂ e per la salvaguardia della biodiversità globale. Tuttavia, sono anche tra le più minacciate dalla deforestazione, dall’espansione agricola e dall’estrattivismo. Con il TFFF, il Brasile propone di rovesciare questa dinamica, offrendo incentivi economici legati a risultati verificabili, con l’ausilio di tecnologie di monitoraggio e trasparenza dei dati.
La sfida, ora, è duplice: da un lato, attrarre adesioni e risorse da parte di altri Stati e soggetti privati; dall’altro, garantire che le modalità di distribuzione dei fondi rispettino i diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, spesso le più efficaci custodi delle foreste. È su questo equilibrio che si gioca la credibilità e l’impatto del TFFF.
L’annuncio del Brasile arriva in un momento cruciale per la diplomazia climatica globale. Mentre gli impegni degli Stati appaiono spesso insufficienti rispetto all’urgenza della crisi ambientale, iniziative come questa possono indicare una via praticabile.
Il TFFF non è ancora operativo, ma l’ambizione è chiara: farne uno strumento strutturale e permanente della finanza climatica globale. Per farlo, servirà volontà politica, trasparenza nei processi e una governance multilaterale che metta al centro l’equità e la collaborazione. Se riuscirà nel suo intento, il fondo potrà rappresentare un punto di svolta reale nella lunga lotta per la tutela delle foreste e del clima.







Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi