Salotti caldi contro il caro-bollette: nel Regno Unito crescono i “warm spaces” comunitari
In tutta la Gran Bretagna aumentano i luoghi riscaldati gratuiti dove passare ore al caldo, mangiare e socializzare. Una risposta locale alla povertà energetica, con un dibattito aperto sul ruolo dello Stato.
Nel Regno Unito, anche in reazione all’aumento dei costi dell’energia, si sta diffondendo il fenomeno dei cosiddetti “warm spaces”, spazi comunitari riscaldati e gratuiti dove le persone possono sostare, bere una bevanda calda, partecipare ad attività e, in alcuni casi, ricevere cibo e orientamento ai servizi. Nati come risposta alla crisi energetica e al costo della vita, questi luoghi vengono oggi descritti come una rete nazionale che cresce di inverno in inverno.
Secondo la Warm Welcome Campaign, l’iniziativa che coordina questi spazi, la rete è passata da poco più di 4.000 hub registrati nell’inverno 2022-23 a quasi 6.000 nel 2025-26, con un modello spesso basato su associazioni, chiese, biblioteche e centri di quartiere che aprono le porte come “spazio accogliente” durante la stagione fredda.
La crescita è anche una conseguenza dell’aumento dei prezzi dell’energia: nel trimestre ottobre-dicembre 2025, l’energy price cap indicato per consumi “tipici” è 1.755 sterline annue, ancora circa il 44% sopra l’inverno 2021-22, nonostante sia lontano dai picchi del 2022-23.
Come racconta un reportage del Guardian, questi spazi offrono sia un sollievo immediato che occasioni di socializzazione e socialità. Tuttavia il giornale solleva il dibattito sul rischio di normalizzare soluzioni caritative al posto di politiche strutturali. Alcune reti anti-povertà descrivono i warm spaces come misure tampone che, come le food bank, possono diventare parte “permanente” del paesaggio sociale, se non si interviene sulle cause della povertà energetica; altri soggetti, invece, insistono sull’utilità di queste soluzioni anche nella costruzione di legami di comunità.
L’idea di “spazi calsi” non è esclusiva del Regno Unito. In Irlanda del Nord, ad esempio, Belfast ha promosso campagne locali di warm spaces rivolte in particolare alle persone anziane. Negli Stati Uniti, molte città attivano warming centers come misura di protezione durante ondate di freddo, con linee guida operative e reti di strutture pubbliche e del terzo settore.
In Italia non esistono iniziative simili al momento: la fascia climatica in cui si trova il nostro Paese ha fatto sì che in alcune città esistano rifugi climatici estivi (mappature di biblioteche, musei, centri civici e altri luoghi accessibili dove trovare refrigerio durante ondate di calore). Tuttavia non è da escludere una possibile evoluzione di questi strumenti che includa una mappa invernale analoga, coordinata dai comuni con il terzo settore.






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