Consumo di suolo, 2024 è l’anno peggiore del decennio in Italia
Il nuovo rapporto ISPRA-SNPA certifica quasi 84 km² di nuove superfici artificiali nel 2024, +16% sul 2023. Emilia-Romagna in testa; avanzano fotovoltaico a terra e data center.
Nel 2024 l’Italia ha perso quasi 84 chilometri quadrati di suolo naturale sotto nuove superfici artificiali, il 16% in più rispetto all’anno precedente. È il dato peggiore da quando, nel 2012, è iniziato il monitoraggio continuo. Il consumo di suolo netto supera i 78 km², con una velocità di 159 metri quadrati al minuto: una ferita diffusa che, frammentando gli ecosistemi, riduce capacità di assorbire acqua, aumenta il rischio idrogeologico e penalizza l’agricoltura.
La fotografia arriva dal rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” curato da ISPRA e SNPA. L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), è un ente pubblico nazionale che svolge ricerca, monitoraggio e supporto tecnico-scientifico sulle politiche ambientali. Insieme alle agenzie regionali e provinciali per l’ambiente forma il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), la rete che coordina e uniforma in tutta Italia la raccolta dei dati, i controlli e la valutazione dello stato dell’ambiente.
A livello territoriale la crescita si concentra in alcune regioni. L’Emilia-Romagna è la maglia nera di questa classifica con più di 1.000 ettari consumati in un anno. Al tempo stesso la regione è anche prima per interventi di recupero di suolo, e per consumo cosiddetto “reversibile” (pari all’86%), ovvero opere facilmente rimuovibili e che non degradano il suolo irreversibilmente, come cantieri e piazzali in terra battuta, strade non pavimentate, impianti fotovoltaici a terra, ecc.
Seguono, nella classifica del consumo di suolo, Lombardia (834 ettari), Puglia (818), Sicilia (799) e Lazio (785). In totale, in 15 regioni è ormai superata la soglia del 5% di territorio consumato, con i valori massimi in Lombardia, Veneto e Campania. La spinta riguarda anche le fasce costiere, dove l’impermeabilizzazione entro i primi 300 metri dal mare è oltre il triplo della media nazionale, le pianure e i fondovalle agricoli.
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Leggi il rapporto completo Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Rapporto 2025
Il rapporto segnala inoltre una contrazione del verde urbano e l’avanzata delle coperture artificiali in aree di particolare pregio. Nel 2024 si perdono oltre 3.750 ettari di aree naturali nelle città; cresce il consumo dentro le aree protette (+81 ettari, per il 73% in parchi nazionali e regionali) e nelle Natura 2000 (+192 ettari, +14% sul 2023). È un ulteriore campanello d’allarme perché questi territori ospitano habitat e servizi ecosistemici cruciali per la resilienza climatica e la biodiversità.
Tra i motori principali del consumo di suolo emergono la logistica (hub e magazzini per stoccaggio e smistamento merci, outlet), il fotovoltaico a terra e l’inedita pressione dei data center. Gli impianti solari a suolo quadruplicano l’impronta: da circa 420 ettari nel 2023 a oltre 1.700 nel 2024, per l’80% su superfici agricole. La tendenza non riguarda l’energia rinnovabile in sé, ma l’allocazione: quando i pannelli occupano suolo fertile anziché superfici già costruite o degradate, l’impatto territoriale e agricolo aumenta. Alla mappa dei fattori si aggiunge la crescita dei data center, che nel 2024 occupano oltre 37 ettari, soprattutto nel Nord.
Il report ISPRA arriva quasi in contemporanea con la Direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo, primo quadro UE per valutare lo stato dei suoli e guidare il loro risanamento. La legge istituisce un sistema armonizzato di monitoraggio, rafforza il supporto ai gestori del territorio e prevede l’obiettivo di suoli sani entro il 2050; gli Stati avranno tre anni per il recepimento. L’Italia, con una tradizione di dati avanzati grazie a SNPA, parte avvantaggiata sul monitoraggio, ma dovrà tradurre in azioni il principio del riuso e della rigenerazione.







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