Educazione sessuo-affettiva: a Genova sperimentazione per inserirla all’asilo
In quattro scuole materne del capoluogo ligure verrà introdotta un’ora settimanale di educazione sessuo-affettiva.
Dopo il bando imposto dal Governo – che ha poi parzialmente corretto il tiro – all’insegnamento dell’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, la prima cittadina di Genova Silvia Salis annuncia una sperimentazione in quattro asili comunali cittadini, per un totale di trecento bambini e bambine, dove verrà introdotta un’ora alla settimana dedicata a questa materia. Secondo la sindaca della città ligure infatti, “ci vuole molto coraggio a sostenere che non ce ne sia bisogno”.
Come sottolineato su Italia Che Cambia dalla nostra collaboratrice Michela Calledda infatti, “l’educazione sessuale non è un attentato alla purezza: è un atto di civiltà. Insegna il consenso, l’autodeterminazione, il rispetto dei corpi, la differenza tra intimità e sopraffazione. Insegna che il piacere non coincide con il dominio e che il desiderio non può essere imposto. Insegna che si può dire “no” e che quel “no” va ascoltato”. Tutto in linea con il pensiero di Salis, secondo cui “lo Stato ha la responsabilità di educare e il sindaco che ha il polso della società deve dare un segnale. Questo progetto è un piccolo passo ma con l’aria che tira in questo Paese è un grande segnale“.
In cosa consisterà l’ora di educazione sessuo-affettiva lo spiega Rita Bruzzone, assessora comunale alle Politiche dell’Istruzione del Comune di Genova: “Il programma intende offrire una risposta concreta a una giornata che non dovrebbe esistere, quella contro la violenza sulle donne. Il percorso sarà costruito in accordo con le famiglie; l’educazione sessuale affettiva è la consapevolezza del proprio corpo e del corpo degli altri, che sarà fatta con personale formato che proporrà ai bambini percorsi di lettura, laboratori e giochi.
Il progetto è portato avanti in collaborazione con il Centro Antiviolenza Mascherona, che sottolinea come “l’85% delle donne che si rivolge alla struttura abbia alle spalle episodi di violenza domestica. Spesso è una questione che si tramanda di generazione in generazione. È fondamentale che i bambini riconoscano le emozioni e possano capire che esiste un’alternativa alla violenza. Siamo convinti, sia noi che l’amministrazione, che per interrompere la spirale di violenza sia necessario lavorare con i più piccoli. Alle superiori è già tardi. Lo testimonia il fatto che ai nostri centri, a differenza del passato, dopo il nostro lavoro nelle classi, arrivano 16-17enni che ancor prima di aver preso uno schiaffo si rivolgono a noi perché si sentono oppresse, controllate”.







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