Francesca Albanese: “A causa delle sanzioni americane non ho accesso ai servizi bancari”
La relatrice ONU Francesca Albanese non può accedere a nessun servizio bancario, neanche in Italia, a causa delle sanzioni che gli Stati Uniti le hanno imposto dopo che ha pubblicato la lista delle aziende che supportano il genocidio a Gaza.
Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, non può accedere a nessun servizio bancario – aprire un conto, usare una carta di credito, effettuare pagamenti – a causa delle sanzioni che gli Stati Uniti le hanno imposto. Una situazione preoccupante che da un lato mostra cosa succede a chi si oppone – pur agendo in veste istituzionale – al blocco israelo-americano e dall’altro evidenzia il potere e l’influenza di tale blocco sul sistema bancario globale e quindi anche italiano.
La stessa Francesca Albanese spiega meglio cosa sta avvenendo: «Mia figlia tecnicamente è passibile di arresto o di pene pecuniarie fino a un miliardo per avermi preso un caffè o preparato la colazione. Noi non esistiamo senza delle transazioni finanziarie. Io in questo momento non ho la possibilità di aprire un conto corrente. Avevo un conto bancario negli Stati Uniti che è stato chiuso, ma non posso aprire un conto neanche in un altro Paese, neanche in Italia, a causa delle sanzioni americane”.
Neanche Banca Etica – apertamente schierata a favore degli oppressi, del cessate il fuoco e di una risoluzione pacifica del conflitto – ha potuto fare nulla di fronte alla richiesta di Francesca Albanese di aprire un conto: «Nel corso delle verifiche necessarie previste dalla normativa italiana ed europea in materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo, è emerso che la dottoressa Albanese risulta inserita nelle liste sanzionatorie statunitensi (la Sdn List dell’Ofac). La legge nazionale impone alle banche di effettuare questi controlli e, in caso di persone sanzionate, scatta un alert che espone la banca al rischio di gravi sanzioni in caso di apertura di un conto corrente», ha spiegato alla rivista Valori Nazzareno Gabrielli, direttore generale di Banca Etica.
«È questa la cosa su cui dobbiamo riflettere: se le sanzioni mi fossero state comminate dall’Australia [per fare un esempio, ndr], non avrebbero un impatto sulle banche italiane, mentre le sanzioni americane sì», ha sottolineato Albanese. «Si è prodotto il gelo intorno a me, nei miei riguardi. Io collaboravo con università americane, con docenti, con organizzazioni non governative. Nessuno si fida più della relazione con me, ma non perché non mi sostengano, ma perché in questo momento l’amministrazione americana è in uno stato tale di minaccia nei confronti di tutti che nessuno si sente al sicuro».
Questo blocco bancario è frutto delle sanzioni americane annunciate dal Segretario di Stato Marco Rubio e poi messe prontamente in atto. Rubio ha dichiarato che “Francesca Abanese ha agito direttamente con la Corte Penale Internazionale per porre sotto indagine, arrestare, detenere o perseguire cittadini americani o israeliani senza il consenso di questi due Paesi […]. Albanese ha vomitato sfacciatamente antisemitismo, espresso supporto al terrorismo e aperto disprezzo per gli Stati Uniti, Israele e l’Occidente».
Alle dichiarazioni di Rubio hanno prontamente risposto le Nazioni Unite, chiedendo di ribaltare la decisione e sottolineando l’inappropriatezza del richiamo alla Corte Penale Internazionale e allo Statuto di Roma che né Israele né gli Stati Uniti hanno sottoscritto e riconoscono. Il comunicato definisce un “precedente pericoloso e inaccettabile” il provvedimento.







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