A Genova in cinque giorni sono state raccolte oltre 250 tonnellate di cibo che la Global Sumud Flotilla proverà a portare a Gaza
Una mobilitazione senza precedenti ha coinvolto migliaia di persone, dai portuali agli ultras, fino alla sindaca. Gli aiuti viaggeranno su decine di barche a vela che tenteranno di rompere il blocco navale israeliano.
In meno di cinque giorni, a Genova sono state raccolte oltre 250 tonnellate di alimenti destinati alla popolazione civile di Gaza. È l’equivalente del carico di almeno dieci tir stracolmi, o di un piccolo supermercato. Il risultato ha superato ogni previsione e ha messo a dura prova anche l’organizzazione logistica di Music for Peace, la ong genovese che sta coordinando l’operazione su mandato della Global Sumud Flotilla, una spedizione civile internazionale che tenterà di raggiungere la Striscia di Gaza via mare.
L’appello era partito lunedì 25 agosto con una lista di alimenti ben precisa: tonno in scatola, riso, legumi, biscotti, farina, pasta. L’obiettivo iniziale – 40 tonnellate – è stato superato già il secondo giorno. Da allora, ambulanze, furgoni, automobili e carrelli della spesa hanno continuato ad arrivare alla sede di Music for Peace ininterrottamente. I volontari, in gran parte giovanissimi, hanno lavorato senza sosta per selezionare, controllare e impacchettare i beni, mentre altri facevano la spola tra i vari magazzini messi a disposizione, compreso uno dai portuali, a poche centinaia di metri di distanza.
Ma il dato più sorprendente è la dimensione umana della mobilitazione: almeno 100.000 persone hanno contribuito in qualche modo alla raccolta. Famiglie intere, lavoratori in pausa, ultras, pensionati, bambini, carabinieri e militari in borghese, armatori e direttori di banca: tutti uniti da un gesto semplice, concreto e silenzioso. Persino la sindaca di Genova, Silvia Salis, si è unita ai volontari per impacchettare aiuti.
I camalli del porto (ovvero i lavoratori portuali di Genova, storicamente incaricati del carico e scarico delle merci dalle navi), noti per le loro posizioni contro il traffico d’armi, hanno garantito sostegno operativo fin dai primi giorni. “Ci abbiamo messo le braccia, come sempre, quando le navi portano vita e non armi”, ha dichiarato Riccardo Rudino del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP).
Le barche della Flotilla partiranno tra il 31 agosto e il 4 settembre da diversi porti del Mediterraneo – Genova, Catania, Barcellona, Tunisi – e cercheranno di forzare simbolicamente il blocco navale imposto da Israele su Gaza. In mare si incontreranno tra le 40 e le 50 imbarcazioni a vela, acquistate da privati e finanziate con contributi arrivati da tutto il mondo. A bordo ci saranno delegazioni da 44 Paesi: attivisti, giornalisti, politici, operatori umanitari.
Ogni membro dell’equipaggio ha seguito un corso di formazione sulla non violenza e sulla gestione dei possibili fermi in acque internazionali. Da Genova salperanno anche Stefano Rebora, fondatore di Music for Peace, e José Nivoi, portavoce dei camalli.
Tutta l’operazione è stata organizzata in appena sei settimane, senza l’appoggio di governi, ambasciate o istituzioni ufficiali. Una missione civile, pacifica, che si muove ai margini della diplomazia ma dentro il solco del diritto internazionale. E che, prima ancora di salpare, ha già ottenuto un risultato tangibile: rimettere in moto una forma di solidarietà collettiva che sembrava sopita. Come se una città intera, e non solo, stesse aspettando il momento giusto per fare qualcosa di concreto.







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