“Global Sumud Flotilla”: la più grande flotta civile diretta a Gaza sta per salpare, sostenuta da 44 Paesi e centinaia di volti noti
Di fronte a un blocco navale che dura da quasi vent’anni e a una crisi umanitaria senza precedenti a Gaza la società civile risponde con una flotta.
Partirà il 31 agosto dalla Spagna e poi il 4 settembre da Tunisi quella che è già stata definita la più grande missione navale civile diretta a Gaza dall’inizio del blocco israeliano, nel 2007. Il nome scelto – Global Sumud Flotilla – riprende il termine arabo “sumud”, che significa “resilienza”. E questa flotta è, prima di tutto, un grido collettivo: contro l’assedio, contro l’indifferenza, contro la fame come arma.
La missione nasce da una rete globale di attivisti, medici, artisti, ingegneri, avvocati e volontari provenienti da 44 Paesi, per un totale di oltre 15.000 persone registrate. A bordo: cibo, medicinali, materiale medico e scolastico.
A rendere ancora più visibile questa azione collettiva sono le adesioni di personalità internazionali: Greta Thunberg, alla sua seconda missione dopo quella intercettata in giugno, sarà tra i protagonisti. Con lei anche Susan Sarandon, Liam Cunningham e una lunga lista di attivisti e operatori della cultura. Tutti accomunati da un obiettivo: rompere simbolicamente e materialmente il blocco navale su Gaza.
Secondo gli organizzatori, la missione è “una risposta civile e morale al silenzio dei governi occidentali di fronte a un crimine in diretta”. Il riferimento è all’accusa di genocidio mossa da più fronti alla politica israeliana nella Striscia di Gaza.
La flotta è divisa in due rami principali: la Flotta Ovest, in partenza dalla Spagna (Barcellona e Valencia) e la Flotta Est, in partenza da Tunisi e da altri porti dell’Africa del Nord. Anche l’Italia sarà protagonista della Global Sumud Flotilla: l’iniziativa ha infatti ufficializzato i porti di partenza di Genova e la Sicilia si uniranno al convoglio globale che partirà da Barcellona e dalla Tunisia. Il 31 agosto, barche cariche di generi di prima necessità e attivisti salperanno da Genova, mentre il 4 settembre sarà la volta della Sicilia.
Una parte significativa dell’iniziativa è rappresentata da realtà asiatiche e africane. Il collettivo Sumud Nusantara, composto da attivisti di 10 paesi del Sud-est asiatico, ha reso noto che più di 200 volontari parteciperanno, tra cui medici, agronomi e insegnanti.
Dal Marocco all’Indonesia, passando per Bolivia, Kenya, Brasile e Iraq, la risposta è stata compatta: una rete di solidarietà orizzontale e transnazionale che si oppone tanto all’occupazione e al genocidio, così come alla passività dei governi internazionali.
L’operazione è strutturata per resistere logisticamente a eventuali tentativi di intercettazione, come già accaduto in passato con le Freedom Flotilla. Ma questa volta, la pressione pubblica è molto più forte.
Secondo l’ONU, Gaza si trova nel mezzo di una crisi umanitaria senza precedenti. Le forniture essenziali sono interrotte, gli ospedali al collasso e le missioni ONU bloccate. Israele, da parte sua, continua a giustificare il blocco come misura di sicurezza, ma la comunità internazionale – salvo poche eccezioni – si divide tra chi lo definisce illegale e chi preferisce non definirlo affatto.
Gli organizzatori insistono: la Global Sumud Flotilla non è solo una missione umanitaria, ma un gesto politico. Non porterà armi, non cercherà lo scontro, ma intende forzare – visivamente e materialmente – un corridoio di umanità in una delle aree più isolate del mondo.
“La nave sarà piena di persone, di parole, di arte. Non abbiamo missili, abbiamo mani. E quelle mani portano cibo, cura, dignità”, ha dichiarato un portavoce del collettivo internazionale a bordo della nave Nadir, in partenza da Valencia.
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