L’imam di Torino Mohamed Shahin è libero. Le dichiarazioni sulla Palestina “non sono una minaccia per la sicurezza”
Shahin, trattenuto a Caltanissetta da fine novembre per un decreto di espulsione, è stato liberato dopo l’accoglimento di un ricorso. La procedura resta aperta e il ministero valuta la Cassazione.
Mohamed Shahin, imam della comunità di San Salvario a Torino, è uscito dal Cpr di Caltanissetta dopo che la Corte d’Appello di Torino ha disposto la cessazione del trattenimento. L’uomo era stato trasferito in Sicilia tra il 23 e il 24 novembre 2025 nell’ambito di una procedura collegata a un decreto di espulsione del ministero dell’Interno; al rilascio gli è stato consegnato un permesso di soggiorno provvisorio, secondo quanto riportato da RaiNews e Ansa.
Al centro del caso ci sono alcune dichiarazioni pubbliche pronunciate dall’imam in piazza a Torino sul 7 ottobre 2023. Durante una manifestazione pro Palestina, Shahin avrebbe affermato di essere “d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre”, aggiungendo però che “condanna la violenza” e che lo considera una reazione a anni di occupazione. Queste dichiarazioni sono state inizialmente considerate dalle autorità un indice di pericolosità per la sicurezza dello Stato.
Dopo l’arresto l’Imam è stato rinchiuso del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Caltanissetta – dall’altra parte del paese rispetto alla città dove risiedono lui e i suoi familiari – in attesa dell’espatrio in Egitto. La sua domanda di asilo politico è stata rifiutata, nonostante le evidenti criticità del paese a cui è destinato – basti ricordare i drammatici casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki.
Adesso la sentenza della Corte d’Appello ribalta la situazione. La Corte, si legge nell’ordinanza, avrebbe ritenuto che nel procedimento siano emersi nuovi elementi tali da mettere in discussione la legittimità del trattenimento e che le frasi contestate siano state archiviate dalla Procura come espressione di pensiero non costituente reato; inoltre, la sola valutazione “etica o morale” non basterebbe, “in uno Stato di diritto”, a fondare un giudizio di pericolosità. Shain è stato dunque scarcerato immediatamente.
Inoltre il Tribunale di Caltanissetta ha sospeso il diniego della domanda di asilo politico, con l’effetto che, allo stato attuale, Shahin non può essere accompagnato alla frontiera e può soggiornare in Italia in attesa dell’esito dell’iter. Il Viminale, però, fa sapere che la procedura di espulsione prosegue e che verrà presentato un ricorso in Cassazione.
Intorno alla vicenda si è mossa una rete di solidarietà di quartiere e di attivismo legato alle mobilitazioni pro Palestina, che in queste settimane ha chiesto che l’imam resti in Italia, anche per il timore di conseguenze gravi in caso di rimpatrio in Egitto. La liberazione accende uno scontro tra governo e magistratura, con critiche pubbliche alla decisione dei giudici riportate da diverse testate.







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