Incendi, l’Europa meridionale corre ai ripari
In Portogallo è allerta incendi, quasi sempre di origine dolosa, che si propagano a seguito delle alte temperature. In un anno sono state arrestate 26 persone.
Dalla mezzanotte di domenica in tutto il Portogallo, a causa delle temperature elevate e della bassa umidità previste per diversi giorni, è stata diramata un’allerta per rischio incendi che durerà almeno fino a giovedì 7 agosto. Solo ieri si contavano 77 roghi ancora attivi, secondo il dato riportato dai media locali, e 1.700 operatori impegnati a domare le fiamme con 440 veicoli e 90 tra aerei ed elicotteri.
Almeno 23 di questi incendi sarebbero divampati durante la notte tra domenica e lunedì e questo fa sospettare l’origine dolosa dei fuochi che hanno mandato letteralmente in fumo circa 30.000 ettari. Dall’inizio dell’anno sono almeno 26 le persone arrestate in Portogallo, sospettate di avere appiccato parte degli incendi boschivi nel paese. Come spesso accade, alla mano dell’essere umano si uniscono le temperature proibitive. Nell’Europa meridionale è massima allerta a causa del caldo estremo e delle condizioni di siccità che aumentano il rischio di incendi boschivi. Così Portogallo, Spagna e Francia cercano di correre ai ripari emettendo avvisi di vari colori e mobilitando le forze antincendio.
Ettari ed ettari distrutti che avranno bisogno di tanti anni per riprendere forza e tornare alla vita. Ma oltre a un inestimabile patrimonio di ecosistemi naturali che va perso, spesso sono anche gli esseri umani ad avere la peggio. Ad esempio, in Portogallo nel 2024 almeno 5 decessi sono stati collegati direttamente agli incendi e decine di persone sono rimaste ferite. Nel 2017 sempre il Portogallo è stato devastato da incendi di vaste proporzioni che hanno causato la morte di oltre 120 persone.
Un copione che si ripete ogni estate in molti paesi del bacino del Mediterraneo. Grecia, Cipro, Turchia, Italia, ma anche i Balcani hanno chiuso un mese di luglio appena abbastanza complesso. Anche il Regno Unito ha registrato un primato storico: nel 2025 le emissioni da incendi boschivi hanno raggiunto 350.000 tonnellate di carbonio, il dato più alto in 23 anni di monitoraggio. La causa principale sarebbe da ricercare in una serie di incendi su larga scala che hanno colpito la Scozia settentrionale tra la fine di giugno e l’inizio di luglio.
Mark Parrington, scienziato senior del Copernicus Atmosphere Monitoring Service – CAMS, richiama l’attenzione sul numero eccezionale di incendi intensi in Europa e non solo. Secondo lo scienziato, non si tratta più di eventi episodici, ma di una tendenza che richiede maggiore attenzione e tempestività. Il CAMS monitora gli incendi boschivi, analizza le emissioni, la diffusione del fumo e l’impatto sulla qualità dell’aria. Un lavoro cruciale per aiutare governi e comunità ad affrontare i rischi ambientali, sanitari e climatici legati agli incendi sempre più estremi così da non trovarci ogni anno impreparati di fronte a eventi che ormai di inaspettato hanno ben poco tra cambiamento climatico e piromani.







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