Libera ha lanciato una campagna per chiedere più fondi per i beni confiscati alla mafia
Libera lancia la campagna “Con il 2%, diamo linfa al bene”: una raccolta firme per chiedere che il 2% del Fondo Unico di Giustizia sia destinato ai beni confiscati alle mafie.
Nel trentennale della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati, che stabilisce che i possedimenti mafiosi passano allo Stato e possono essere assegnati per progetti di utilità sociale, Libera avvia una nuova grande mobilitazione per chiedere che un sistema di finanziamento più stabile per questi beni.
La campagna si chiama “Con il 2%, diamo linfa al bene” e raccoglie firme, online e in piazza, per chiedere al Governo di destinare il 2% del Fondo Unico di Giustizia al sostegno dei progetti che trasformano gli immobili sottratti alle mafie in luoghi di comunità, lavoro e inclusione.
Al centro dell’appello c’è il Fondo Unico di Giustizia, il contenitore in cui confluiscono le somme sequestrate e confiscate in procedimenti penali, civili e amministrativi, gestito a livello centrale per conto dello Stato. Ad oggi circa il 49% va al Ministero dell’Interno per sicurezza pubblica, forze di polizia, soccorso pubblico; un altro 49% va al Ministero della Giustizia per il funzionamento e potenziamento degli uffici giudiziari e altri servizi di giustizia; mentre il restante 2% va come entrata generale al bilancio dello Stato.
Libera chiede che quel 2% di risorse venga invece stabilmente destinato a sostenere ristrutturazioni, attività sociali e percorsi di inserimento lavorativo sui beni sottratti alla criminalità organizzata, rendendo strutturale un meccanismo di “restituzione” alla collettività.
Secondo i dati più recenti elaborati da Libera a partire dalle statistiche dell’Agenzia nazionale, in Italia sono oltre 21 mila i beni immobili confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia. Accanto a questi numeri, l’associazione ricorda come il riutilizzo sociale sia già una realtà diffusa, ma ancora fragile dal punto di vista finanziario.
Sono 1.132 i soggetti diversi che, in 18 regioni e 398 comuni, gestiscono beni immobili confiscati ottenuti in concessione dagli enti locali: più di 600 associazioni, cooperative e realtà del terzo settore, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che utilizzano questi spazi per attività educative. Secondo Libera queste esperienze producono servizi, welfare di comunità, nuovi modelli di economia e sviluppo locale, ma spesso si scontrano con la mancanza di risorse stabili per manutenzione, ristrutturazioni e progettualità di lungo periodo. In Piemonte sono 54 le realtà che gestiscono beni confiscati in 47 comuni.
La petizione “Con il 2%, diamo linfa al bene” è sostenuta da un ampio fronte di primi firmatari: tra questi don Luigi Ciotti e Francesca Rispoli, presidenti nazionali di Libera, Gian Carlo Caselli e Nando Dalla Chiesa, presidenti onorari, insieme a numerosi familiari di vittime innocenti delle mafie. Le firme raccolte su cartolina saranno inviate al Governo per aprire una vertenza pubblica sul tema delle risorse destinate ai beni confiscati e rimettere al centro del dibattito la lotta a mafie e corruzione come bene comune.
Per partecipare alla campagna è possibile firmare le cartoline sul sito di Libera e durante le iniziative organizzate nelle piazze italiane e nelle sedi territoriali dell’associazione. La mobilitazione punta a coinvolgere cittadini, amministrazioni e realtà sociali, con un messaggio semplice: una quota limitata del Fondo Unico di Giustizia, se resa stabile e vincolata, può sostenere in modo duraturo le esperienze di riuso sociale, permettendo a molti più beni confiscati di diventare spazi vivi di comunità, lavoro e futuro.







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