Lush chiude tutti i negozi nel Regno Unito per protesta contro la fame a Gaza
La catena di cosmetici etici Lush ha chiuso per un giorno tutti i negozi, stabilimenti e il sito nel Regno Unito per protestare contro la fame a Gaza.
La catena di cosmetici etici Lush ha chiuso per un giorno tutti i suoi negozi, stabilimenti e il proprio sito web nel Regno Unito come forma di protesta contro la crisi umanitaria e la fame a Gaza.
Sulle vetrine dei punti vendita è comparso un cartello con la scritta: «Stop starving Gaza, we are closed in solidarity» (“Smettete di affamare Gaza, siamo chiusi per solidarietà”), mentre anche il flagship store, ovvero il negozio principale del brand, situato in Oxford Street a Londra, risultava “temporaneamente chiuso” su Google Maps.
Il cofondatore Mark Constantine, intervistato da LBC Radio, ha dichiarato che la chiusura comporterà perdite stimate attorno alle 300.000 sterline, aggiungendo che «sarebbe meglio poter pagare cibo per Gaza piuttosto che limitarsi a sacrificare i profitti».
Sul sito web ufficiale, Lush ha chiesto scusa ai clienti per l’inconveniente, aggiungendo però che «molti dei nostri clienti condividono la stessa ansia per quanto accade a Gaza». Nel messaggio l’azienda invita il governo britannico a fermare «morte e distruzione» e a bloccare la vendita di armi a Israele.
Fondata nel Regno Unito, Lush produce oltre 100 milioni di prodotti l’anno e nel 2024 ha registrato un fatturato di 690 milioni di sterline. La società è nota per le sue campagne di attivismo: dal sostegno a gruppi per la giustizia climatica alle iniziative contro gli abusi della polizia in incognito, fino al boicottaggio di alcune piattaforme social accusate di avere effetti negativi sulla salute mentale dei giovani.
In relazione alla Palestina, Lush ha lanciato in passato il sapone Watermelon Slice, il prodotto solidale più venduto nella sua storia, i cui proventi sono destinati a servizi di salute mentale per bambini a Gaza e in Cisgiordania.







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