Maltempo o crisi climatica? In Emilia-Romagna si contano i danni
Un violento temporale ha colpito la costa romagnola con raffiche oltre i 120 km/h, abbattendo centinaia di alberi e causando gravi disagi. Evento estremo, compatibile con un clima che cambia.
Dopo l’intenso temporale che ha colpito nella notte tra il 23 e il 24 agosto le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sulla costa dell’Emilia-Romagna si contano i danni dell’ennesimo evento meteorologico estremo. Le raffiche di vento, in alcuni casi superiori ai 120 km/h, hanno provocato la caduta di centinaia di alberi — almeno 265 solo a Milano Marittima, secondo il Comune di Cervia — oltre a interruzioni dei trasporti e allagamenti. Fortunatamente non si registrano feriti, ma i danni alle infrastrutture, alla rete viaria e al verde urbano sono ingenti.
Secondo Emilia-Romagna Meteo, il sistema temporalesco si è formato a est di Ferrara intorno all’1:20 di notte, intensificandosi rapidamente man mano che si spostava verso sud lungo la costa. Le condizioni erano favorevoli allo sviluppo di fenomeni violenti: il contrasto tra l’ingresso di aria più fresca da nord-ovest e la superficie del mare particolarmente calda (circa 28 °C) ha fornito l’energia necessaria per la formazione di celle temporalesche autorigeneranti.
Si sono verificate raffiche lineari di tipo downburst, che a Bellaria hanno raggiunto i 123 km/h, a Rimini 121 e a Gatteo Mare 106. Un downburst è una raffica di vento molto intensa e concentrata, che scende rapidamente da una nube temporalesca verso il suolo e si espande orizzontalmente una volta toccata terra.
A Rimini sono caduti 55 mm di pioggia in un’ora, secondo ARPAE: si tratta del quinto valore più alto mai registrato in loco dal 1934. Tre di questi cinque picchi si sono verificati negli ultimi dodici anni.
La Protezione civile e i Vigili del fuoco sono intervenuti con squadre provenienti anche da altre province e regioni limitrofe. I danni più rilevanti sono stati registrati a Milano Marittima, dove sono stati abbattuti almeno 265 pini marittimi, alcuni dei quali sono precipitati su auto e abitazioni.
Un albero caduto sui binari a Igea Marina ha causato l’interruzione della linea ferroviaria tra Rimini e Cesenatico per circa sei ore. Ventitré passeggeri sono stati evacuati da un treno bloccato e accompagnati via bus fino a Cesenatico. Nel frattempo, la circolazione dell’Alta velocità è rimasta regolare.
In occasione di eventi come questo è importante interrogarsi sulla correlazione con la crisi climatica. Attribuire un singolo evento meteorologico al cambiamento climatico è complesso. Serve un’analisi specifica attraverso la cosiddetta scienza dell’attribuzione, che valuta in che misura il riscaldamento globale possa aver reso un evento più probabile o più intenso.
Quello che però sappiamo — con solidità scientifica — è che la frequenza e l’intensità di eventi come questo è in aumento, e che questo aumento è coerente con i cambiamenti osservati nel clima globale.
Secondo il meteorologo Pierluigi Randi, presidente di AMPRO, la tempesta è stata alimentata da masse d’aria ricche di vapore provenienti da un Adriatico insolitamente caldo. Il suolo, già saturo per le piogge del 20 agosto, ha ulteriormente aumentato la vulnerabilità di alberi e infrastrutture.
Fenomeni come quello che ha colpito la Romagna sono più probabili in un mondo che si riscalda per via di alcuni fattori: mari più caldi che generano più vapore acqueo e dunque più “materia prima” per i temporali; un’atmosfera più calda che ha maggiore capacità di trattenere l’umidità, causando eventi piovosi più intensi, infine suoli più fragili e saturi che sono meno capaci di trattenere l’acqua piovana.
Non si tratta di eventi “nuovi”, ma di un’accelerazione di dinamiche ben conosciute dalla meteorologia, rese più frequenti e violente da un sistema climatico fuori equilibrio.
Di fronte a un clima che cambia, è importante ricordare che le azioni da intraprendere si muovono su due fronti complementari, quello dell’adattamento climatico, basate sul migliorare la convivenza con eventi estremi (rafforzare le infrastrutture, rivedere la pianificazione urbana, potenziare i sistemi di allerta e protezione civile e proteggere suolo e vegetazione) e quello della mitigazione, ovvero agire sulle cause della crisi climatica (ridurre le emissioni di gas serra, accelerare la transizione energetica, sostenere una mobilità a basse emissioni).
Eventi come quello che ha colpito la costa romagnola non possono più essere considerati eccezioni. Sono segnali di un sistema che sta cambiando. Comprendere i legami tra clima e meteo estremo è fondamentale, ma altrettanto urgente è costruire una risposta collettiva e strutturale, che guardi al futuro con responsabilità, competenza e lungimiranza.







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