A Milano sta partendo un esperimento di welfare collaborativo che unisce PA e Terzo settore
Un percorso laboratoriale coinvolge 70 professionisti del Comune e del Terzo settore per sperimentare un nuovo modello di welfare basato sulla co-progettazione.
A Milano si sta rafforzando un’idea nuova di amministrazione pubblica: non più un soggetto che delega, ma un alleato attivo di comunità e territori. Questo cambio di paradigma si sta concretizzando anche attraverso la formazione: ha preso infatti il via un percorso laboratoriale che coinvolge 70 professionisti, di cui 40 appartenenti a enti del Terzo settore e 30 provenienti da sei diverse direzioni del Comune.
Il progetto punta a sviluppare un linguaggio condiviso e prassi integrate per rafforzare la co-progettazione tra pubblico e privato sociale. L’amministrazione condivisa, introdotta nel nostro ordinamento dall’art. 55 del Codice del Terzo Settore, non è solo uno strumento giuridico, ma un approccio culturale e politico che riconosce il valore delle comunità e ne valorizza le competenze.
Il progetto è promosso da Consorzio SiR e CSV Lombardia, con il sostegno del Forum del Terzo Settore cittadino, della Fondazione di Comunità Milano e della Direzione Welfare e Salute,
L’assessore al Welfare e alla Salute Lamberto Bertolé ha ricordato come Milano abbia investito negli ultimi anni oltre 40 milioni di euro annui in percorsi di co-progettazione, attivando nove filoni strategici su accoglienza, marginalità, povertà educativa, lavoro, abitare, famiglie e contrasto alla discriminazione. A oggi, sono 460 gli enti coinvolti in convenzioni di co-programmazione o co-progettazione con il Comune.
Tuttavia, questo cambio di passo ha bisogno di consolidamento: da qui l’idea del percorso formativo, che ha l’ambizione di trasformare la cooperazione tra amministrazione e Terzo settore da relazione funzionale a governance condivisa, capace di rispondere con maggiore efficacia ai bisogni delle comunità. Le attività formative mirano ad affinare il modo in cui i professionisti interpretano il proprio ruolo, superando la logica committente-fornitore per arrivare a una vera co-responsabilità nei processi decisionali.
Il Comune di Milano ha già avviato nove grandi percorsi di co-progettazione, con oltre 460 enti coinvolti e più di 40 milioni di euro mobilitati ogni anno. L’intenzione ora è quella di rafforzare il tessuto di collaborazione, superando le logiche burocratiche e verticali per arrivare a una vera co-responsabilità nei processi decisionali. La formazione diventa così uno strumento per accompagnare il cambiamento, per far sì che funzionari e operatori non parlino più linguaggi separati, ma siano capaci di dialogo e co-creazione.
Secondo Rossella Sacco, portavoce del Forum del Terzo Settore di Milano, il percorso rappresenta un passaggio fondamentale verso una corresponsabilità reale tra pubblico e privato sociale. “Non si tratta solo di erogare servizi – spiega – ma di co-costruire politiche che rispondano ai bisogni reali delle persone, dentro una società del bisogno sempre più complessa.” Il laboratorio è visto come un tassello mancante: solo sviluppando competenze reciproche e un nuovo linguaggio comune sarà possibile consolidare esperienze trasformative di co-programmazione e co-progettazione.
Un ruolo chiave lo gioca anche la Fondazione di Comunità Milano, che secondo il presidente Carlo Marchetti agisce come piattaforma d’ascolto e azione per il territorio. “Sostenere questo percorso – afferma – significa investire in competenze e prassi condivise che possono generare nuove progettualità utili alla città.”
Non si tratta solo di procedure, ma di visione: l’idea è quella di creare un welfare generativo, che parte dalle risorse dei territori e dalla capacità delle istituzioni di ascoltare, coinvolgere, co-creare.







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