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13:18 16 Ottobre 2025 | Tempo lettura: 3 minuti

A Reggio Calabria 19 attiviste e attiviste di 9 paesi hanno immaginato un Mediterraneo diverso

È successo grazie alla campagna sulla mobilità giovanile nel Mediterraneo “Mob in Med!”, che ha riunito giovani da Algeria, Giordania, Libano, Libia, Palestina, Tunisia, Italia, Francia e Spagna.

Autore: Redazione
Foto gruppo Mob in Med Marco Costantino scaled
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Reggio Calabria ha ospitato “Mob in Med!”, una campagna sulla mobilità giovanile nel Mediterraneo che ha riunito 19 giovani attiviste e attivisti provenienti da Algeria, Giordania, Libano, Libia, Palestina, Tunisia, Italia, Francia e Spagna.

L’iniziativa è stata promossa da Réseau Euromed France, rete di organizzazioni impegnate nel dialogo e nella cooperazione euromediterranea, e da Jeunesses Med – Med Youth Network, collettivo giovanile attivo nella regione su temi di giustizia sociale e mobilità. Alla realizzazione ha collaborato Mana Chuma Teatro, compagnia calabrese che unisce attività culturale e impegno civile (ne abbiamo parlato qui). Il progetto ha favorito il confronto su strategie di mobilità sostenibile e inclusiva in un Mediterraneo segnato da sfide comuni ma anche da grandi potenzialità.

Durante l’incontro, il gruppo ha partecipato a laboratori di advocacy, workshop creativi e momenti di dialogo con istituzioni, attivisti e ricercatori. Le discussioni hanno toccato temi cruciali come l’accessibilità dei trasporti per persone con disabilità, la sicurezza per le donne nei contesti urbani e rurali, e la necessità di una mobilità equa che risponda davvero ai bisogni delle comunità locali. È emersa anche la proposta di un quadro normativo condiviso per facilitare gli spostamenti legali e sicuri nell’area euromediterranea.

A offrire spunti di riflessione sono stati anche diversi ospiti: l’assessora reggina Anna Maria Briante ha riconosciuto le difficoltà del territorio nel garantire una mobilità efficace nelle aree periferiche; il docente Domenico Marino ha analizzato le contraddizioni del progetto del Ponte sullo Stretto, mettendo in discussione la priorità di grandi opere in contesti dove le infrastrutture di base sono carenti. Le testimonianze locali, come quelle dei giovani attivi nelle proteste per Gaza o di chi sceglie di tornare a vivere al Sud, hanno evidenziato il desiderio crescente di partecipazione e cambiamento.

L’incontro ha anche ospitato una sessione dedicata alla comunicazione della campagna, con un brainstorming su strumenti digitali, media indipendenti e reti locali da attivare per raggiungere un pubblico più ampio e stimolare un cambiamento culturale. Il confronto si è arricchito infine con l’esperienza di “Jungi Mundu”, progetto di accoglienza e sviluppo che ha mostrato come la migrazione possa rappresentare una risorsa per la rinascita territoriale, se gestita con approccio partecipativo e integrato.

Il lavoro proseguirà nei prossimi mesi con la realizzazione di quattro video – girati in Francia, Calabria, Libano e Palestina – e di un libretto illustrato con storie di viaggio raccolte durante il Med Youth Meeting del 2024. Strumenti narrativi che vogliono far emergere le sfide e le opportunità di un Mediterraneo ancora troppo frammentato, ma ricco di energie pronte a costruire nuove visioni di futuro.

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