Francia, attesi in 800.000 in piazza oggi contro l’austerità del nuovo governo
Giornata di scioperi e manifestazioni in tutta la Francia. I sindacati chiedono un cambio di rotta a Sébastien Lecornu, tra timori per nuovi tagli e una crisi politica profonda.
La Francia si prepara a una delle più grandi giornate di mobilitazione degli ultimi anni. Circa 800.000 persone sono attese oggi nelle piazze di tutto il Paese, secondo le stime della polizia. Una protesta ampia e trasversale, sostenuta da quasi tutte le sigle sindacali, che punta il dito contro i tagli annunciati dal nuovo primo ministro, Sébastien Lecornu, e chiede politiche più giuste su salari, pensioni e servizi pubblici.
La giornata arriva in un momento già molto delicato. Dopo la sfiducia al precedente governo guidato da François Bayrou, Lecornu è il terzo premier francese in un anno, chiamato da Emmanuel Macron a formare un nuovo esecutivo. Ma il margine d’azione è stretto: il Parlamento è frammentato, la fiducia scarsa, e il rischio di nuove crisi politiche è concreto.
I sindacati, uniti in un fronte raro, non si limitano a un no ai tagli: chiedono un cambio di paradigma, una politica che torni a mettere al centro i cittadini e i lavoratori. Perrine Mohr, della moderata CFDT, ha dichiarato a una radio locale: “Dal 2017 abbiamo un governo pro-business. Chiediamo che ora si diventi pro-lavoratori e pro-cittadini”.
Il nuovo premier ha già fatto qualche passo: ha ritirato la proposta di Bayrou di eliminare due festività pubbliche, misura vista da molti come simbolica e punitiva. Ma i dubbi restano forti. Il congelamento della spesa per il welfare, previsto dal piano di austerità da 44 miliardi di euro, potrebbe essere confermato.
Oltre alla pressione interna, Lecornu deve affrontare la crescente sfiducia anche sul piano europeo. Il debito pubblico francese ha superato il 114% del PIL e il deficit sfiora il doppio del limite del 3% fissato dall’UE. Fitch ha appena declassato il rating creditizio del Paese, citando proprio l’instabilità politica.
Lecornu ha poche settimane per presentare una nuova legge di bilancio e formare un governo che possa reggere. Senza un’intesa almeno parziale con la sinistra o con altri gruppi moderati, rischia di seguire la sorte dei suoi predecessori.
Il malcontento sociale, che ha già portato milioni di francesi in piazza nel 2023 contro la riforma delle pensioni, oggi si riaffaccia con forza. Ma qualcosa è cambiato: i lavoratori non chiedono solo di fermare i tagli. Chiedono partecipazione, giustizia sociale e un futuro più equo. E la piazza, oggi, è un modo per riaffermare che le scelte economiche non sono neutre: incidono sulla vita quotidiana delle persone, e devono tornare ad essere frutto di un confronto democratico.
Quello che accade in Francia ci riguarda da vicino. È una sfida europea su come affrontare il debito, le disuguaglianze, il futuro del lavoro. Ma è anche una prova di democrazia e di immaginazione politica.







Commenta l'articolo
Per commentare gli articoli registrati a Italia che Cambia oppure accedi
RegistratiSei già registrato?
Accedi