Non fu stupro perché “lei sapeva cosa rischiava”. E intanto l’educazione sessuo-affettiva sparisce dalle scuole
Il Tribunale di Macerata assolte un giovane accusato di stupro perché la vittima, salita in auto con lui, sarebbe stata consapevole del possibile epilogo. L’ennesimo campanello d’allarme in controtendenza con la decisione di vietare l’educazione sessuo-affettiva prima delle superiori (previo consenso dei genitori).
È arrivata la sentenza del Tribunale di Macerata su un’accusa di stupro risalente al 2019. La ragazza, allora 17enne, si appartò in auto con un giovane di 8 anni più grande. Dopo alcune effusioni, lei rifiutò di proseguire, ma venne costretta con la forza ad avere un rapporto completo. Questa versione è compatibile con le “lesioni ecchimotiche giudicate guaribili in otto giorni” riportate nel capo di imputazione. Il pubblico ministero ha chiarito la dinamica riportata dalla ragazza dichiarando che “la parte offesa ha sempre ribadito che non voleva avere in nessun modo un rapporto con l’imputato. Aveva provato a respingerlo anche dandogli un pugno ma non si poteva muovere”.
Il Tribunale ha motivato la sentenza sostenendo che “aveva già avuto rapporti” con il giovane ed era quindi “in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”. Questo però contraddice palesemente le regole del consenso, fissate anche da una sentenza della Corte di Cassazione, che è revocabile in qualsiasi momento. Il consenso deve essere anche esplicito, entusiasta ed espresso nel pieno delle facoltà psico-fisiche. “Anche dopo un bacio, un abbraccio, un sorriso. Il no è sempre no, anche quando arriva dopo un sì”, scrive l’avvocata e attivista Cathy La Torre, che rincara la dose sottolineando che “questa sentenza ci riporta indietro di decenni, come se bastasse accettare un passaggio o un gesto d’affetto per perdere il diritto di decidere”.
Il tempismo con cui giunge questa sentenza è fatalmente perfetto. In questi giorni si è riacceso il dibattito sull’educazione sessuo-affettiva a scuola. Un emendamento della leghista Giorgia Latini ha infatti esteso alle scuole medie il divieto di questa materia introdotto dal DDL “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”. Un coro di voci si è levato contro questo provvedimento, che rende fra l’altro l’Italia fanalino di coda a livello europeo: l’educazione sessuale – il cui insegnamento è raccomandato anche dall’UNESCO e dall’OMS – è infatti obbligatoria in 20 Stati Europei.
Il perché lo spiega bene Italy Needs Sex Education, la campagna fondata dalla politologa e attivista Flavia Restivo: “Parlare di educazione sessuo-affettiva nella fascia di età delle scuole medie è fondamentale per una serie di motivi: comprendere i cambiamenti del proprio corpo (senza sessualizzarli), parlare di educazione mestruale e patologie connesse all’apparato riproduttivo e genitale, educare al consenso nei rapporti interpersonali e al riconoscimento dei propri sentimenti ed emozioni, ricordare l’importanza dell’inclusione per evitare episodi di bullismo o omolesbotransfobia e per prevenire gravidanze indesiderate o l’insorgenza di malattie sessualmente trasmissibili”.
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