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11:27 2 Dicembre 2025 | Tempo lettura: 2 minuti

A processo i pastori che picchiavano le pecore in Trentino

Grazie al materiale fornito dalla LAV, i pastori che maltrattavano pecore e agnelli in una malga trentina saranno processati.

Autore: Redazione
lav pastori
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“Siamo molto soddisfatti che il GIP abbia sovvertito la teoria del PM, secondo cui quelle violenze erano conseguenza della movimentazione del gregge, composto da oltre 700 ovini, e dell’accidentale calpestamento degli animali e abbia così ricollocato nel giusto ambito le condotte penalmente rilevanti dei pastori, riconoscendo la sussistenza non solo del reato di maltrattamento ma anche di quello di uccisione di animali”. Commenta così la responsabile legale della LAV la decisione del GIP di Trento di accogliere l’opposizione alla richiesta di archiviazione per il caso di maltrattamenti dei pastori di una malga in provincia di Trento.

Le prime denunce risalgono al settembre del 2023, quando i volontari dello Sportello della LAV di Trento decidono di provare a filmare le violenze – calci, pugni, fino all’uccisione di alcuni capi – da parte dei pastori. Da lì parte un’indagine che vedrà i protagonisti delle violenze alla sbarra per maltrattamento e uccisione di animali. “Ora auspichiamo che il Tribunale che sarà chiamato a giudicare i pastori possa, all’esito di un processo in cui LAV si costituirà certamente parte civile, emettere un giudizio di penale responsabilità nei loro confronti”, aggiunge in una nota l’associazione animalista.

La posizione dei proprietari dell’azienda agricola, indagati anche loro per maltrattamento per omissione ed uccisione per omissione, si era conclusa invece con una sentenza di patteggiamento a 7 mesi di reclusione, confisca dell’intero gregge e applicazione di misura accessoria di sospensione dell’attività commerciale per 4 mesi. I proprietari avevano presentato ricorso in Cassazione, ma il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ribadito che i titolari restano oggettivamente responsabili del benessere degli animali affidati ai loro dipendenti.

“I volontari LAV avevano raccolto numerosi video che non lasciavano spazio a dubbi: non si trattava di episodi isolati o accidentali, ma di maltrattamenti ripetuti e intenzionali ai danni di pecore e agnelli. Le immagini mostravano un vero e proprio sistematismo nelle violenze, inserite in un contesto zootecnico che già di per sé sottopone gli animali a crudeltà, in gran parte legalizzate, e che purtroppo molto spesso non rispetta e non tutela neanche i pochi diritti concessi agli animali dalle norme di riferimento né, al contempo, quelli dei lavoratori”, sottolinea la LAV.

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