La pubblica amministrazione è un laboratorio d’innovazione sociale: 30 pratiche che ispirano il cambiamento
Un report europeo fotografa una PA che evolve: da erogatrice di servizi a motore di innovazione partecipata, per rispondere ai bisogni sociali più complessi.
C’è una silenziosa ma profonda trasformazione in atto nelle pubbliche amministrazioni europee. Secondo il recente report pubblicato da INSPIRE PA – acronimo di Introducing Social Practices to Improve the Resilience of Public Administration – sono almeno trenta le pratiche di innovazione sociale attivate in Italia, Grecia e Romania che stanno riscrivendo il rapporto tra cittadinanza e istituzioni.
Frutto di una ricerca guidata da Ashoka Italia, in collaborazione con diversi attori europei, il lavoro mostra come le amministrazioni pubbliche si stiano muovendo verso un ruolo più attivo e sistemico: non più soltanto esecutrici di politiche, ma co-creatrici di valore pubblico in sinergia con cittadini, imprese e terzo settore.
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I progetti raccontati nel report coprono una vasta gamma di ambiti: partecipazione civica, rigenerazione urbana, transizione ecologica, salute, cultura e inclusione.
Diverse le iniziative italiane: a Parma, il Youth Check è uno strumento partecipativo che consente ai giovani di valutare l’impatto generazionale delle politiche pubbliche. L’iniziativa ha permesso di inserire la voce dei più giovani nel processo decisionale e si è integrata nella pianificazione strategica del Comune. A Novara, Spazio Nòva ha trasformato un’ex caserma abbandonata in un centro polifunzionale per giovani, artisti e attivisti. Il progetto è frutto di una collaborazione fra Comune, associazioni e cittadini, e incarna una nuova idea di rigenerazione urbana dal basso. A Bari, il programma Un negozio non è solo un negozio ha sostenuto microimprese locali chiedendo in cambio un impegno in attività di interesse collettivo. Una forma di welfare urbano che unisce economia e coesione sociale.
Il report evidenzia alcune tendenze chiave: la decentralizzazione dell’innovazione, con comuni protagonisti di nuove forme di governance; la centralità dei giovani e delle fasce vulnerabili; la combinazione tra strumenti digitali e modelli partecipativi; l’importanza crescente della cooperazione tra pubblico, privato e comunità locali.
Non mancano le criticità. Molti progetti restano fragili, dipendenti da finanziamenti a breve termine o dalla volontà di singoli amministratori. Spesso mancano quadri normativi nazionali capaci di sostenere la replicabilità e la scalabilità delle esperienze più riuscite. Ma il potenziale c’è, e cresce la consapevolezza che l’innovazione pubblica non possa più limitarsi a efficienza e digitalizzazione, ma debba farsi anche relazionale, inclusiva e sistemica.
Il messaggio del report è chiaro: le amministrazioni possono essere agenti di cambiamento, a patto di aprirsi al dialogo, investire in leadership visionarie e costruire alleanze durature. E i cittadini, da spettatori, possono tornare ad essere protagonisti del proprio destino collettivo.







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