La Commissione Ue ha proposto un nuovo rinvio del regolamento anti‑deforestazione
Si tratta del regolamento che vieta alle aziende di importare prodotti legati alla deforestazione. La Commissione invoca difficoltà nel sistema informatico, fra molti dubbi.
Bruxelles si appresta a chiedere un ennesimo rinvio dell’entrata in vigore del regolamento UE contro la deforestazione (EUDR), congelando l’attuazione degli obblighi per importatori e aziende europee e facendo emergere un intreccio di ragioni tecniche e politiche.
Il regolamento EUDR (UE 2023/1115), approvato nel 2023, ha lo scopo di impedire che prodotti come soia, caffè, cacao, legno, olio di palma, gomma e prodotti derivati vengano immessi o esportati nell’UE se provengono da territori soggetti a deforestazione, o se non rispettano la legislazione del paese di origine.
Il regolamento non si applica ai singoli cittadini, mentre coinvolge in modo diretto le aziende e gli importatori che commerciano in UE, spingendoli a garantire filiere trasparenti e sostenibili. Le aziende in pratica devono adottare la cosiddetta due diligence (dovuta diligenza) un processo obbligatorio di verifica che serve a dimostrare che i prodotti che immettono sul mercato non sono legati a deforestazione o degrado forestale.
L’obiettivo generale del regolamento è ridurre la deforestazione globale legata al consumo europeo, responsabilizzando gli operatori economici lungo la catena di approvvigionamento. È uno strumento chiave del Green Deal europeo per proteggere biodiversità, suolo e clima.
L’applicazione del regolamento era già stata rinviata a inizio del 2024, dopo numerose pressioni da parte di alcuni settori industriali e Stati membri. La Commissione europea aveva allora accolto la richiesta di un primo rinvio tecnico, con l’idea di permettere l’adeguamento dei sistemi informatici e delle imprese.
All’origine del nuovo rinvio viene citato un “nodo informatico”. La Commissione afferma questa volta che il sistema informativo incaricato di gestire le dichiarazioni di due diligence richiede una capacità tecnicamente più solida, dati i volumi stimati di centinaia di milioni di dichiarazioni da elaborare.
Secondo la proposta, i termini per l’entrata in vigore verrebbero posticipati: per le grandi imprese, dal 30 dicembre 2024 a 30 dicembre 2025, e per le micro e piccole imprese dal 30 giugno 2025 (o 2024) al 30 giugno 2026.
Dietro la motivazione tecnica, però, molti osservatori scorgono intrighi politici e pressioni industriali. Il Partito Popolare Europeo (di cui fa parte Forza Italia) ha esercitato una forte azione per ottenere il rinvio. Altri partiti europei, come ECR (di cui fa parte Fratelli d’Italia) e Patrioti (con la Lega), hanno appoggiato la linea della semplificazione normativa.
Molte organizzazioni ambientaliste hanno criticato duramente la mossa: secondo il WWF, ad esempio, il rinvio comporterà costi alle imprese già pronte alla conformità e un danno alla credibilità della normativa ambientale europea.
La posta in gioco è rilevante. Il regolamento EUDR è considerato uno strumento chiave per contrastare la deforestazione mondiale, collegandosi agli obiettivi di biodiversità e clima del Green Deal europeo.
L’iter ora passa all’Europarlamento e al Consiglio dell’Unione europea, che avranno tre mesi per negoziare e decidere. Se il rinvio verrà approvato, il regolamento entrerà in vigore con anni di ritardo rispetto all’origine.







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