Sicurezza alimentare, crescono in Italia cibi contaminati da pesticidi e metalli pesanti all’interno della GDO
Cibo e salute sono due pilastri di una vita soddisfacente, oltre che due aspetti che necessitano di un cambiamento sostanziale.
Nei primi tre mesi del 2025 quasi 400 prodotti lattiero-caseari sono stati ritirati dal mercato globale per mancanza di requisiti fondamentali dovute a contaminazioni microbiologiche, sostanze allergeniche non correttamente etichettate e alla presenza di corpi estranei fisici come particelle di metallo o di vetro. Gli allarmi non riguardano solo questa categoria di prodotti. Ogni tre giorni l’Ue lancia un’allerta alimentare per il riso d’importazione contaminato.
La presenza di agrofarmaci non autorizzati nell’Unione europea in alcuni lotti di riso provenienti dall’estero destano preoccupazione tra i consumatori e gli operatori del settore. L’ultimo richiamo del Ministero della Salute risale alla settimana scorsa e riguarda un lotto di riso basmati segnalato per la presenza di pesticidi oltre i limiti di legge.
Nel portale del Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi dell’Ue (RASFF), nel primo semestre del 2025 le allerte relative al riso sono state 66, più di una ogni tre giorni. Alla fine del 2024 erano 191. Sono soprattutto le importazioni di riso dal Pakistan e dall’India a destare più allarme, con l’82% del totale delle allerte.
Ma senza andare troppo lontani, anche in Italia di recente il riso Arborio ha mostrato concentrazioni elevate di arsenico e cadmio: 142 ppb di metalli totali, di cui 101 ppb di arsenico inorganico, un valore vicino al limite massimo per i prodotti destinati ai bambini.
La dimostrazione che anche le filiere italiane, anche se soggette a controlli rigorosi, non sono immuni da contaminazioni di vario tipo. La sicurezza alimentare del riso, dei prodotti lattiero-caseari e di qualsiasi altro prodotto commestibile è al centro di una problematica molto più ampia anche con gravi ripercussioni sulla salute.
Restano fondamentali gli sforzi per una maggiore e trasparente tracciabilità, origine geografica, etichettatura e varietà, ma l’inquinamento del suolo e delle falde acquifere non sempre ci consente di avere sulla tavola cibo non contaminato. Alle norme comunitarie e a una dieta varia serve accostare anche una maggiore consapevolezza dei consumatori ma soprattutto un’agricoltura più sostenibile e più attenta al territorio e al benessere della collettività.
l punto è che non si tratta solo di singoli casi isolati: è l’intera filiera alimentare globale a mostrare crepe sempre più evidenti. Tra produzioni intensificate, controlli lacunosi, logiche di profitto e catene lunghissime che attraversano il pianeta, il rischio è che il cibo perda via via la sua sicurezza, la sua qualità e il suo legame con i territori.
Da anni, su Italia che Cambia, raccontiamo l’altra faccia della medaglia: filiere locali, trasparenti e sostenibili, costruite su relazioni di fiducia tra produttori e consumatori, attente alla salute delle persone e alla tutela dell’ambiente. Esperienze che dimostrano che un altro modo di coltivare, trasformare e distribuire è possibile — e, oggi più che mai, necessario.







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