Il Suriname ha promesso che proteggerà il 90 % delle sue foreste
Il governo del Suriname ha annunciato impegni per tutelare permanentemente il 90 % delle foreste tropicali, superando largamente il target “30×30” dell’ONU.
Durante la Climate Week a New York, il Suriname ha annunciato un impegno che molti osservatori definiscono ambizioso, se non addirittura “storico” per l’area amazzonica: proteggere permanentemente il 90 % delle sue foreste tropicali.
La Climate Week NYC è un evento annuale che si tiene a New York e che mira a promuovere l’azione climatica attraverso un dialogo mondiale tra governi, imprese, società civile e comunità scientifica. Quest’anno si è tenuta dal 21 al 28 settembre.
Il paese sudamericano è già tra quelli con la più alta copertura forestale al mondo: circa il 93 % del suo territorio è coperto da foresta tropicale, in gran parte primaria, non sfruttata da agricoltura o attività minerarie. Le sue foreste svolgono un ruolo cruciale come “pozzo” netto di carbonio, ossia assorbono più CO₂ di quanta ne vengano emesse, elemento che rende il loro mantenimento vitale per gli equilibri climatici globali.
L’obiettivo dichiarato dal governo del Paese va ben oltre il target “30×30” sostenuto a livello internazionale — che mira a proteggere 30 % di terra e oceani entro il 2030. Il governo ha annunciato che riformerà le leggi sulla conservazione entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di rafforzare la protezione delle foreste e potenzialmente riconoscere i territori ancestrali delle comunità indigene e maroon (discendenti degli schiavi africani fuggiti nella foresta).
È prevista anche una forte componente finanziaria e uno sforzo internazionale: una coalizione di donatori ha già impegnato 20 milioni di dollari per supportare il progetto, soprattutto con investimenti per alternative economiche alle attività estrattive.
Molti ambientalisti hanno accolto la dichiarazione con favore, definendola un nuovo standard per la regione amazzonica, dove la distruzione delle foreste è tornata a crescere nonostante gli impegni internazionali. Ma fra gli esperti si avvertono forti cautele.
Un nodo cruciale riguarda il riconoscimento e il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene e tribali, che in Suriname ancora non hanno statuto legale pieno. Hugo Jabini, avvocato della comunità Saamaka Maroon, ha detto a Spectrum News che senza riconoscimento legale le popolazioni che vivono nella foresta — e che hanno interesse e capacità di proteggerla — rimangono vulnerabili a sfruttamenti esterni.
Si aggiungono le minacce reali di estrazioni illegali, deforestazione abusiva, costruzione di strade e corruzione, che potrebbero minare l’efficacia del progetto, se non verranno messe in atto controlli rigorosi e sanzioni credibili.
Altro tema che emerge: come sostenere economicamente le comunità locali senza dipendere da attività predatrici? Il Suriname punta a sviluppare ecoturismo e a inserirsi nel mercato dei crediti di carbonio come strumenti complementari di reddito compatibile con la protezione ambientale.
Il successo dell’impegno dipenderà dunque non soltanto dalla formulazione di normative, ma dalla volontà politica, dalla capacità amministrativa, dal coinvolgimento reale delle comunità locali e dai finanziamenti internazionali. Se riuscirà, il Suriname potrebbe diventare un modello per altri paesi amazzonici, dimostrando che la conservazione su vasta scala è possibile — ma che resta una sfida complessa.







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