“Miracolo” in Val di Fiemme, rinasce la foresta dopo la tempesta Vaia (grazie anche agli esseri umani)
I boschi distrutti dalla tempesta stanno rinascendo grazie a un impegno collettivo che unisce scienza, comunità e amore per la natura.
Sei anni fa sembrava un disastro senza ritorno: la tempesta Vaia, con la sua furia, aveva abbattuto interi boschi, sradicando milioni di abeti rossi. Oggi, però, i fianchi delle montagne tornano a tingersi di verde. Non per miracolo, ma grazie a un’alleanza concreta tra ecosistemi e comunità umana.
Quella che è nata dopo Vaia, racconta Avvenire, non è solo una ricostruzione forestale, ma un progetto di rinascita collettiva che unisce scuole, istituzioni, tecnici, cittadini e persino imprese private. Insieme stanno ridando vita a una foresta più resiliente, più varia, più pronta a resistere al clima che cambia. E il messaggio è potente: quando l’uomo lavora con la natura e non contro di essa, la rigenerazione è possibile.
Dal 2018 ad oggi, sono già 200 gli ettari rimboschiti nella sola Val di Fiemme, sui mille ettari colpiti dalla tempesta. Una percentuale che inizia ad essere significativa, per un’impresa che ha richiesto oltre un milione di euro di finanziamenti, monitoraggi satellitari, droni, vivai locali, e – soprattutto – visione.
La strategia? Niente monoculture, ma boschi misti, con abeti, larici, pini, sorbi, aceri e persino castagni “migranti” che, normalmente, crescono più a bassa quota. Un mosaico verde pensato per resistere a malattie, parassiti e temperature in aumento. “Un bosco più vario è un bosco più forte. E se una specie è in difficoltà, le altre garantiscono la continuità dell’ecosistema”, spiegano dalla Magnifica Comunità di Fiemme, istituzione storica che guida l’intervento.
Il rimboschimento non è solo un affare tecnico, ma anche educazione ambientale, occupazione, consapevolezza. Le stesse imprese che raccolsero il legname abbattuto sono oggi coinvolte nella piantumazione. Le scuole visitano i boschi, piantano alberi, ascoltano la “foresta che suona” di Paneveggio, famosa per il legno dei violini Stradivari. “Stiamo trasformando un evento estremo in un’occasione educativa e culturale. È una cattedra di etica ambientale a cielo aperto”, dicono gli organizzatori.
Questo modello trentino viene ora replicato anche in altre valli colpite da Vaia, come al Lago di Carezza, dove un nuovo bosco misto sta crescendo grazie a fondi pubblici e privati. Anche qui, l’obiettivo è chiaro: più biodiversità, più resilienza, più futuro.
Dove l’uomo accompagna e non ostacola la forza degli ecosistemi naturali, la rinascita è sorprendente. Il bosco torna a vivere, e con lui, una comunità che ha capito che la vera ricchezza è nelle radici — non solo quelle degli alberi, ma quelle del legame tra territorio, cultura e ambiente.







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