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21 Novembre 2025
Podcast / Io non mi rassegno

Cagliari amplia la zona rossa ma le critiche non si fermano – INMR Sardegna #101

L’estensione della zona rossa a Cagliari annunciata dal ministro Piantedosi, col commento di Maurizio Memoli, docente di Geografia di Unica. La proposta di legge FdI che vuole bloccare l’applicazione delle leggi regionali ambientali nelle servitù militari, la crisi del riciclo della plastica e la Regione al fianco dei cosiddetti “orfani speciali”, figli e figlie delle donne vittime di femminicidio.

Autore: Redazione Sardegna che Cambia
cagliari
L'articolo si trova in:

Trascrizione della puntata:

Tra le notizie principali della settimana la presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Cagliari per partecipare alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocata in Prefettura dal Prefetto Giuseppe Castaldo. Al tavolo i vertici delle forze dell’ordine e gli amministratori locali, tra cui il sindaco e presidente della Città Metropolitana, Massimo Zedda, e il presidente della Provincia del Sulcis, Mauro Usai, per fare il punto sulle emergenze legate a sicurezza e ordine pubblico. Tra i temi discussi come riporta Ansa c’è l’allarme pedopornografia e prostituzione, quelle che vengono definite “turbolenze giovanili”, liti violente e femminicidi. Zedda ha ricordato anche la carenza di personale nelle forze dell’ordine, con particolare riferimento alla Polizia di Stato, evidenziando la necessità di rafforzare i presidi sul territorio. In questo contesto, è stata confermata la proroga e l’allargamento della zona rossa nel centro di Cagliari, ed è questa – notizia dentro la notizia – una novità che ha avuto particolare risonanza. Noi della zona rossa abbiamo parlato attraverso due approfondimenti dedicati, si tratta di un provvedimento che era originariamente limitato a Piazza del Carmine, che ora comprende anche la stazione dei treni e Viale La Plaia. Come funziona ce l’ha spiegato direttamente il sindaco Zedda: «Si tratta di una sperimentazione che impone il divieto di stazionare, nelle aree che si sono rivelate più problematiche, ai soggetti che assumano atteggiamenti aggressivi, minacciosi e molesti o che abbiano precedenti penali, a titolo d’esempio, per spaccio di droghe e furto. Per queste persone è previsto l’allontanamento e la verifica dei documenti di identità». Il ministro Piantedosi ha sottolineato che la misura, apprezzata dai cittadini, serve a garantire la piena fruibilità degli spazi pubblici e a rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nelle aree più critiche. C’è chi apprezza, ma altrettanto forte è anche la voce di chi pone non pochi dubbi sul provvedimento e sul rilancio dello stesso e anche per ampliare lo sguardo sulla notizia abbiamo chiesto un commento a Maurizio Memoli, professore ordinario di Geografia presso il Dipartimento di Ingegneria civile, Ambientale e Architettura dell’Università degli Studi di Cagliari. Da oltre un decennio conduce ricerche con approcci visuali soprattutto centrate sui temi delle ingiustizie, delle pratiche e delle discriminazioni socio-spaziali.

“Tutto ciò che riguarda le Forze armate e la difesa nazionale è di esclusiva competenza dello Stato. Tale precisazione si rende necessaria anche e soprattutto alla luce della riforma dell’autonomia delle regioni: occorre evitare che l’attuazione dell’autonomia differenziata regionale possa intralciare la gestione della difesa e della sicurezza nazionale che deve restare una materia di competenza esclusiva dello Stato centrale”.  Quelle che vi ho appena letto non sono parole nostre ma arrivano dal preambolo di una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati dal partito della premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, proposta che la giornalista Marzia Piga definisce non a torto la nuova imboscata dello Stato all’autonomia della Sardegna. Leggo infatti da un articolo di CagliariToday che trovate come sempre tra le fonti, il quale spiega come il testo stabilisce che tutto ciò che riguarda difesa e sicurezza nazionale sia di esclusiva competenza dello Stato e che le leggi ambientali e paesaggistiche regionali si applichino alle aree militari solo se compatibili con le esigenze della Difesa e previo via libera dello Stato Maggiore. È di fatto un blocco di tutte le leggi regionali in materia ambientale se riguardano strutture militari, come i poligoni, le basi e i centri di stoccaggio delle forze armate, e che pone a rischio non solo potestà decisionale su quelle aree, ma anche le bonifiche ambientali e i contenziosi in atto sul pagamento delle spese di risistemazione dei siti dismessi. Un tema non da poco: ricordiamo che il 65% del demanio militare italiano è sull’Isola con conseguenze di non poco conto, dall’inquinamento ambientale al ricatto occupazionale, temi su cui più volte ci siamo soffermati. Per l’assessore degli Enti locali e Urbanistica, Francesco Spanedda si tratta “di un tentativo evidente di scavalcare le nostre tutele paesaggistiche e ambientali, e soprattutto lo Statuto speciale”. Duro anche l’intervento della governatrice Todde: “La Sardegna ha una storia lunga e complessa nel rapporto con le servitù militari. Questo percorso ci ha reso profondamente consapevoli dell’importanza di tutelare il nostro territorio e di difendere l’autonomia riconosciuta dallo Statuto speciale che, ricordo, è Legge Costituzionale – rimarca -. Per questa ragione, qualsiasi iniziativa legislativa che punti a depotenziare le competenze regionali non può essere accettata. La proposta oggi in discussione rappresenta un tentativo di aggirare i nostri strumenti di pianificazione e di ridurre la capacità della Regione di esercitare le proprie prerogative costituzionali”. È chiaro che questa proposta riapre per l’ennesima volta un dossier pesante: quello che riguarda chi decide davvero sul territorio sardo, e con quali tutele. Domande che tornano ciclicamente e che minacciano non solo l’autonomia ma anche l’autodeterminazione di territori e comunità. Ci troviamo quindi davanti a un nuovo capitolo di una storia che riguarda le servitù militari nell’Isola e il rapporto, troppo spesso squilibrato, tra potere centrale e autonomia regionale. Il dibattito è destinato ad accendersi, e noi continueremo a monitorarlo passo dopo passo.

Parliamo ora del tema rifiuti, perché la Sardegna in questi giorni segue con forte preoccupazione la crisi del riciclo della plastica. Una crisi che non nasce a livello locale, ma dentro una filiera italiana (e non solo) ormai in affanno: riciclare oggi costa troppo e produrre plastica riciclata è diventato persino più oneroso del comprare plastica vergine, che arriva spesso da Paesi extra UE a prezzi molto più bassi. Il risultato è che diversi riciclatori hanno rallentato o sospeso i ritiri, creando una saturazione degli impianti. E quando l’ultimo anello si ferma, si blocca tutta la catena: i centri di selezione restano pieni, i piazzali non si svuotano e i Comuni non possono più conferire la plastica raccolta. È esattamente quello che è successo in Sardegna, con il caso più evidente a Selargius, dove i sacchi sono rimasti per giorni sui marciapiedi. A Cagliari, invece, l’emergenza è rientrata nelle ultime ore grazie alla disponibilità di un centro di stoccaggio che ha permesso di evitare la sospensione del servizio. Ma, avverte il Comune, si tratta di una normalità solo apparente: finché il problema non verrà affrontato su scala nazionale, non si possono escludere nuovi rallentamenti. Regione e Ministero dell’Ambiente hanno aperto un tavolo con tutta la filiera e i consorzi chiedono interventi urgenti per garantire la sostenibilità del sistema. Rosanna Laconi, l’assessora regionale all’Ambiente, ha spiegato che: «La crisi è estesa a tutto il Paese. Ma la Sardegna è maggiormente esposta rispetto ad altre regioni: i costi di trasporto sono più alti e le alternative poche. Un blocco qui avrebbe effetti immediati e molto più gravi». Ed è difficile non vedere, dietro questa crisi, la fotografia di un sistema economico che continua a dare più valore alla moneta che alle conseguenze del nostro consumo. Un sistema che spesso dimentica una verità semplice: l’ambiente non è nostro, ci ospita — e sempre più a fatica. Per ora la raccolta riprende, ma il settore resta fragile e ogni intoppo rischia di riproporre gli stessi disagi nei prossimi mesi.

La Commissione Sanità del Consiglio regionale ha approvato all’unanimità in settimana la delibera che rimodula le risorse destinate ai cosiddetti “orfani speciali”, figli e figlie delle donne vittime di femminicidio. Parliamo di un capitolo particolarmente delicato nelle politiche di contrasto alla violenza di genere: sull’Isola sono tredici le persone minori interessate attualmente seguite dai centri specializzati, storie troppo spesso invisibilizzate, storie di cui ci si dimentica. Ma la violenza di genere non è un fatto privato: le piazze del 25 novembre in arrivo lo grideranno a gran voce. È un fenomeno sistemico, radicato, che ci riguarda come comunità che non può girarsi dall’altra parte. La delibera prevede uno stanziamento complessivo di 156 mila euro: 116 mila andranno agli ambiti sociali Plus, per interventi diretti di sostegno psicologico, educativo e sociale; altri 40 mila saranno invece utilizzati per formare in modo specifico le forze dell’ordine, anche con il supporto dei centri antiviolenza. L’obiettivo dichiarato è rafforzare la rete di protezione e accompagnamento di queste giovani vite sopravvissute alla violenza, migliorando sia l’assistenza sul territorio sia la preparazione di chi è chiamato a intervenire nei casi più complessi. Una misura che non risolve tutto, ma che segna un passo in avanti concreto in un ambito in cui la risposta istituzionale resta decisiva.

Sardegna che cambia è il 7° portale regionale aperto da Italia che cambia. Nella rassegna stampa settimanale, oltre alle principali notizie raccontiamo gli articoli usciti sul portale sardo, vediamoli insieme:

Lunedì abbiamo inaugurato la settimana con un’intervista della nostra Sara Brughitta a La Matrioska, un laboratorio tessile e progetto sociale fondato nel 2019 a Quartu Sant’Elena, dedicato all’accoglienza e alla formazione di persone migranti del territorio. Elisabetta Dessì, psicologa e fondatrice di La Matrioska, racconta i cinque anni di attività, fra progetti vincenti e criticità del sistema, con uno sguardo che si interroga sul peso della marginalità, sui pregiudizi ancora radicati nei confronti di chi arriva da fuori territorio e sul privilegio delle persone che invece nell’Isola ci sono nate. Non mancano le domande, a partire da: cosa significa davvero “accoglienza”? È un lavoro, quello di Elisabetta Dessì, che mira a dare dignità a un percorso d’inclusione “sincero” che rifugge il pietismo anche nei nuovi progetti, come la raccolta fondi “Quel filo tra Africa e Sardegna” attiva su Gofundme, e che è guidato da un file rouge che tesse tutte le trame di La Matrioska, come ci dice la stessa Elisabetta Dessì: “Sono convinta che le piccole grandi rivoluzioni nascano dal basso: mettere a disposizione il proprio tempo, leggere, interrogarsi, sono piccole azioni che creano risposte incredibili. La domanda fondamentale è: cosa posso fare?”. Trovate l’intervista su www.sardegnachecambia.org

Martedì spazio alla nuova puntata di Maestrale, la rubrica dedicata ai cambiamenti e gli sviluppi che interessano la Sardegna a cura di Stefano Gregorini. Argomento stavolta è il futuro delle aree interne. Quello sulla marginalità che caratterizza (anche) la nostra Isola e la presunta condanna alla morte delle aree interne, è un dibattito che ha animato e continua ad animare chi discute su presente e futuro della Sardegna. Ci sono aree che sono destinate al declino irreversibile? O sono in realtà le politiche pubbliche a non dover rinunciare al loro ruolo di risposta e ascolto ai bisogni della società, e a non potersi limitare ad accompagnare i trend demografici? Come scrive Stefano Gregorini, “non possiamo certificare la fine delle aree interne perché da una parte significherebbe abbandonare territori immensi, dall’altro lato perché rappresentano i contesti territoriali all’interno dei quali si fanno strada, come in un meccanismo di ritorno dopo decenni di urbanizzazione e di economie urbane, nuovi modelli e visioni del mondo che in queste aree trovano terreno fertile”. Un approfondimento decisamente interessante, che ci riguarda: presente e futuro. Lo trovate sempre nel nostro sito

Nel cuore del quartiere CEP di Cagliari, c’è un luogo che da oltre cinquant’anni tiene unita la comunità: la casa dell’Astro, dove la pallacanestro è molto più di uno sport. Fondata nel 1969 da don Aldo Matzeu, l’Astro è sì una squadra di basket ma soprattutto il simbolo di come lo sport possa essere presenza, fiducia e dialogo. Ce ne ha parlato mercoledì Matteo Cardia di TocToc Sardegna, con un articolo che ci accompagna in un racconto che parte dalla passione di un parroco, dalla dedizione di allenatori e genitori, e arriva sino alla crescita del progetto, fra sfide e momenti di difficoltà, e alla rinascita con un nuovo centro sportivo, il PalaCep, aperto a tutti e tutte. Un luogo che ancora oggi continua a essere un punto di riferimento per il quartiere… e non solo. «Lo sport resta uno degli strumenti più potenti per la formazione delle persone, a partire dai più giovani – si legge nell’articolo – Ma è anche uno strumento per costruire comunità, per stare insieme. E questo può aiutare tutti, anche chi non è interessato alla pallacanestro». Una bella storia, da leggere

Giovedì invece abbiamo chiuso la nostra settimana di pubblicazioni con un approfondimento che parte dalla cronaca del capoluogo. A Cagliari infatti la zona rossa è stata prorogata ed estesa dalla zona di piazza del Carmine, fino alla stazione dei treni e Viale La Plaia. Lo ha annunciato lunedì il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica nel capoluogo sardo, precisando come si tratti di un’azione “mirata per fare in modo che gli spazi pubblici siano restituiti alla piena fruibilità da parte dei cittadini”. Un tema quello della zona rossa di cui abbiamo parlato qualche settimana fa insieme a Claudia Ortu della Casa del Popolo Rosa Luxemburg di Cagliari – parte della rete Sud Europa contro la Turistificazione (SET) – e su cui ritorniamo oggi dopo la notizia dell’estensione con un contributo esterno, di Alice Salimbeni. Geografa transfemminista e autrice del libro “Genere e spazio urbano. Pratiche femministe per una geografia gioiosa”, Salimbeni è attualmente ricercatrice presso l’University College Dublin con una borsa Marie Skłodowska-Curie. La sua è una riflessione che guarda all’utilizzo delle zone rosse e del Daspo urbano in città. “In questa grande messa in scena della sicurezza, dove la violenza si traveste da ordine e il successo si misura in numero di espulsioni, il Daspo diventa un dispositivo teatrale. Serve a ripulire il palcoscenico urbano, allontanando dal centro della scena quelle persone che, secondo l’estetica del decoro, sarebbe meglio tenere dietro le quinte”. Una riflessione importante, la trovate sempre su www.sardegnachecambia.org 

E anche questa settimana in chiusura vi segnaliamo alcuni dei prossimi eventi sparsi nell’Isola:

  • In settimana è stato inaugurato nei locali dell’Associazione Progetto per Nuoro (Piazza Sebastiano Satta) l’evento Bloody money 4 money 4 food, Cartoline da Gaza per Gaza, un’iniziativa in solidarietà e supporto per il popolo palestinese e contro il genocidio, il cui scopo principale è raccogliere donazioni per Gaza. Si tratta di una mostra collettiva e partecipativa. I lavori esposti, realizzati su foto/cartoline, sono stati creati da oltre 170 diversi esponenti del mondo dell’arte, della cultura e dell’impegno sociale in genere. Si tratta di opere originali realizzate per questa specifica iniziativa. Il ricavato sarà devoluto al popolo palestinese dall’Associazione Ponti non Muri tramite Pali Hope, associazione italiana no profit formata anche da un team gazawi sul campo che si occupa di provvedere ai bisogni primari della popolazione sotto assedio nella Striscia di Gaza. Una mostra che vi consiglio di non perdere, visitabile per tutto il weekend.
  • Fino al 29 novembre Martis si prepara ad accogliere l’edizione 2025 dell’Ethno’s Festival Letterario, evento che quest’anno pone al centro il tema della libertà e della liberazione, declinato attraverso memoria storica, arte, letteratura e riflessione politica. Domani ad esempio Ethno’s si dividerà tra Laerru, dove Claudia Crabuzza presenterà “L’eredità delle donne” di Casa Lussu, e Martis, che ospiterà “Parole ed opere di donne sarde resistenti” e lo spettacolo “Viva le donne” di Debora Villa. Venerdì 28 novembre invece si torna a Martis con la mostra personale “Il giorno ha una notte piena di stelle” di Giuseppe Mulas, curata da Eleonora Angiolini, e con l’incontro con il giornalista Valerio Nicolosi, autore di “C’era una volta Gaza” e “Attraversare i confini”. A chiudere, sabato 29 novembre, un doppio appuntamento: l’omaggio a Stefano Benni con A gola storta e il concerto letterario Il dominio della luce, con Roberto Angelini, Rodrigo D’Erasmo e Sandro Bonvissuto, accompagnati dall’opening act dei Tensh.Cultura come pratica di libertà. Una serie di appuntamenti, uno più interessante dell’altro. Trovate tutte le info su www.ethnosfestival.it 
  • Dal 27 al 30 novembre 2025 il Teatro Carmen Melis di Cagliari ospita invece la XIV edizione di Pazza Idea Festival, uno degli appuntamenti culturali più rilevanti in Sardegna dedicato a letteratura, arte, fotografia, cultura digitale e musica. Il tema scelto per il 2025, Esercizi di libertà, amplia ancora una volta la vocazione del festival: indagare il presente attraverso la creatività, stimolare nuove visioni e costruire spazi di confronto aperti. Il festival ragiona quindi attorno al tema della libertà come diritto fondamentale e come pratica quotidiana, attraverso letteratura, arti visive, fotografia e musica. Tra gli ospiti la giornalista Annalisa Camilli e il giornalista Alessandro Masala (Shy), ma anche Diego Bianchi (in arte Zoro), il concerto di Marta Del Grandi e l’omaggio a Bianca Pitzorno. Trovate il programma e maggiori info su www.pazzaidea.org

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