15 Nov 2021

Ecco i giovani changemakers che cambieranno l’Italia con i loro progetti

Scritto da: Brunella Bonetti

Sostenibilità inclusione sociale, lavoro, economia circolare, solidarietà e tanto altro. Non hanno confini né tematici né geografici i progetti pervenuti per rispondere alla call Gen C per chiamare a raccolta i giovani changemakers italiani. Per noi è una bellissima notizia perché la speranza per un domani migliore è riposta in loro.

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Un tempo si diceva che i giovani fossero scansafatiche e buoni a nulla. Oggi invece centinaia di ragazze e ragazzi si lanciano nella sfida lanciata loro da dall’Agenzia Nazionale per i Giovani e Ashoka Italia e si apprestano a iniziare un’avventura grande e sbalorditiva, proprio come la vita di un giovane changemaker.

La call

Gen C: generazione changemakers” è infatti un’iniziativa che scommette sul protagonismo giovanile per costituire una comunità di giovani promotori del cambiamento sociale. A chiusura della call – conclusasi pochi giorni fa – sono state ricevute 251 candidature, di cui 131 giovani changemaker fra i 13 e i 25 anni, e 120 mentor dai 25 ai 35 anni.

I primi saranno gli attori protagonisti del cambiamento, ispiratori di altri giovani nei loro progetti, e gli altri li accompagneranno e guideranno con la loro esperienza mettendo a disposizione competenze e capacità. C’è chi si occupa della transizione ecologica, chi di quella digitale e chi invece si batte per andare verso l’autonomia.

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Uno spazio libero per i giovani di Alessandria

C’è Valeria Trivellato, 23 anni, di Alessandria. Il suo progetto, l’aula studio Porto Idee nasce a giugno 2020 dopo il periodo di lockdown per permettere agli studenti della città di avere un luogo esterno alla propria casa per studiare e per intessere relazioni sociali. Successivamente l’idea si è evoluta e da una semplice aula studio autogestita sta andando verso la creazione di un vero e proprio polo socio-culturale incentrato sul pensiero critico.

Molteplici sono le loro azioni sul territorio: «Durante l’estate scorsa abbiamo organizzato diversi eventi di autogestione e una settimana tematica contro l’omotransfobia per sensibilizzare sul tema. Dopodiché ci siamo interfacciati con le nuove chiusure dovute al Covid e in quel momento ci siamo concentrati sulla progettazione, partecipando a progetti come “Youth in Radio”, “Food is the way”, “Repubblica del volontari”. Abbiamo portata avanti una campagna di raccolta fondi per aiutare il carcere di Alessandria nell’acquisto di mascherine per i detenuti».

«Ci siamo impegnati anche nella stesura del progetto “Innesti” per il bando “Swipe it up” della fondazione SociAL che ci ha permesso, da settembre in poi, di portare avanti un anno di rassegna di eventi a tema ambiente, cultura, arte, politica e società», raccontano i protagonisti dell’aula studio. «Questo è solo l’inizio del progetto e vedere dove siamo arrivati in un anno ci sprona ogni giorno a impegnarci sempre di più per non venire a meno delle aspettative dei giovani della città che fin da subito hanno mostrato un grande interesse».

Riccardo, “costruttore di futuro” per i giovani

Si prosegue lungo lo stivale con Riccardo della Casagrande, 16 anni di Piacenza. Il suo progetto punta verso l’autonomia, perché il mondo del lavoro e le attività che generano valore nei territori stanno cambiando. Se i giovani soffrono a causa dell’elevata disoccupazione giovanile, delle precarie condizioni di lavoro, di sfruttamento e discriminazione, è anche vero che si stanno creando nuovi impieghi, nuove modalità per generare valore nelle comunità tramite l’associazionismo, il volontariato, piccole aziende e attività imprenditoriali che creano benessere sostenibile.

In questo credono Riccardo e altri quattro ragazzi che hanno costruito, in collaborazione con il Comune di Piacenza, un progetto denominato “Giovani in un futuro da inventare”. «Il nostro obiettivo – spiega Riccardo – è uno solo: dare ai giovani ogni strumento possibile per ricreare il loro futuro. È da tanti anni che sono attivo nell’ambito del sociale: conto numerose esperienze di volontariato, attivismo, associazionismo e cooperazione internazionale. Credo fortemente che le persone insieme possano produrre un cambiamento radicale nella società e avere un impatto. Sono sempre molto motivato a costruire nuove relazioni che possano migliorare il mondo in cui viviamo. Inoltre, grazie alla mia esperienza come mediatore culturale, ho sviluppato un forte senso di empatia e di consapevolezza dei reali problemi che affliggono il nostro tempo».

Il doppio impegno di Luca per ambiente e solidarietà

Il diciottenne Luca Marinella viene da Lanciano, in Abruzzo. La sua è un’azione ecologica per realizzare una società in cui tutti i giovani siano attivi, istruiti e in grado di fare la differenza nella loro vita quotidiana lavorando per una Europa verde e sostenibile. Al giorno d’oggi infatti consumiamo con modalità che il nostro ambiente non può sostenere. Ma la nostra società non può risolvere un problema che non è disposta a riconoscere. Ecco perché tutti, compresi i giovani, devono iniziare ad assumersi la responsabilità delle proprie azioni e dell’impatto sulla vita delle generazioni future.

Diventare sostenibili non è una scelta, è un obbligo. Per questo nasce il progetto “Stappiamo e raccogliamo per l’A.I.R.C.” che «consiste in una raccolta di tappi di plastica (di bottiglie d’acqua, dei detersivi, dei succhi di frutta, ecc.) i quali vengono gettati in due bidoni posti all’ingresso del centro vaccinale della mia città», spiega Luca. «Infatti, questi tappi sono di polietilene e polipropilene, materiali pregiati dai quali si possono ricavare vari oggetti. Dopo un certo lasso di tempo, questi tappi verranno prelevati e in base al loro peso verrà ricavato un certo quantitativo di soldi che verranno donati all’A.I.R.C. per la ricerca contro il cancro».

Dunque con il suo progetto Luca vuole portare a buon fine tre importanti obiettivi: «Sensibilizzare i cittadini su tematiche legate all’ambiente; facilitare il processo di riciclaggio poiché le bottiglie di plastica, fatte di polietilene tereftalato, vengono differenziate in maniera diversa rispetto ai tappi costituiti da polietilene e polipropilene; raccogliere dei fondi da donare all’A.I.R.C.. Ci tengo a sottolineare che “Stappiamo e raccogliamo per l’A.I.R.C.” è già esistente ed è stato inventato da un professore diversi anni fa; io ho solo deciso di estenderlo al centro vaccinale della mia città».

La missione di Giulia: costruire periferie a misura di giovani

Giungiamo nella capitale con Giulia Sessa, 20 anni, romana. Lei ha inventato Gen-Z Start, una «associazione di giovani per giovani nata a Natale 2020, quando eravamo chiusi in casa separati dagli altri. Un mio amico e io abbiamo sentito la necessità di dar voce alle realtà del nostro quartiere che sono riuscite ad alzarsi dalla crisi economica e psicologica. Grazie alla tecnologia abbiamo portato in casa della gente gioia, speranza e solidarietà. Riflettendo insieme, ci siamo resi conto che sentirsi isolato, senza prospettive positive per il futuro è la situazione comune di un adolescente medio e così abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e fondare l’associazione a marzo 2021».

«Sentiamo la necessità di fare rete tra le realtà dei quartieri periferici di Roma – prosegue Giulia – per mostrare ai giovani opportunità per il loro futuro, soprattutto in periferia, dove non ci sono eventi culturali, musicali o punti di ritrovo, cosa che rende difficile la cittadinanza attiva e la cura del territorio in cui si vive. Andiamo incontro alle necessità dei nostri coetanei di essere ascoltati parlando di temi di attualità e creando eventi e progetti che rendano omaggio ai diversi talenti che difficilmente trovano modo di esprimersi».

In poco più di sei mesi l’associazione è cresciuta e ha coinvolto giovani e meno giovani provenienti da tutta Roma: «I nostri scopi li raggiungiamo attraverso eventi culturali, musicali, gastronomici, sportivi, artistici e di riqualificazione urbana proponendo valide alternative in confronto al centro città. Gli eventi di maggior successo sono quelli serali musicali e gastronomici, ma ci sono anche i progetti di sensibilizzazione ambientale e sociale con cui riusciamo ad arrivare anche nelle scuole e conferenze e dibattiti (anche online) su temi di attualità, legalità e lavoro per costruire una rete tra noi giovani, in cui tutti vengono ascoltati e spronati a riflettere».

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Digitalizzazione del Sud Italia: sogno o realtà?

Poi c’è David Tedde, 23 anni di Paterno piccolo Comune della Basilicata. La sua è una rivoluzione digitale che rappresenta un’occasione per aumentare la produttività, l’innovazione e l’occupazione, garantire un accesso più ampio all’istruzione e alla cultura e colmare i divari territoriali. I giovani, nativi digitali, possono essere delle guide per migliorare le prestazioni e le competenze digitali della società.

“Be the Change You Wish To See in the World” è il suo progetto: «Amo l’efficienza e la comodità portate dalla tecnologia, per questo ogni giorno da tre anni lavoro alla crescita digitale delle aziende e da due anni e mezzo al progetto Val d’Agri Online. Il mio sogno è che questa sia solo il punto di partenza per far diventare la Val d’Agri un esempio di digitalizzazione. Il problema è la distanza tra le piccole imprese, spesso guidate da team poco digitalizzati, e le grandi piattaforme per crearsi una presenza online».

Molte aziende non utilizzano neanche gli strumenti basici come i portali gratuiti o lo stesso Google MyBusiness, nonostante questi portali siano gratis e semplicissimi da utilizzare. Inoltre, queste piattaforme hanno funzionalità pensate per un mercato ampio e non rispondono a quelle necessarie ai singoli luoghi. «La soluzione – sostiene David – è una piattaforma pensata per il territorio, che crei una sinergia tra amministrazioni pubbliche, associazioni, aziende, abitanti e turisti».

I prossimi passi

Ne abbiamo citati solo alcuni, ma la call di Gen C ha chiamato a raccolta decine di volti, cuori e idee lungimiranti che rappresentano il futuro della nostra società. Fra loro i partner strategici dell’iniziativa si occuperanno di selezionare 25 giovani changemaker e 25 mentor, seguendo i seguenti criteri: 

  1. Iniziativa di protagonismo giovanile. Voto sull’iniziativa in sé, sull’originalità, sull’ampiezza del problema affrontato, sulle strategie di contrasto a tale problema
  2. Impatto. Voto sull’impatto generato o potenziale dell’iniziativa.
  3. Essere changemaker. Valutando quanto la loro presentazione e l’iniziativa portata avanti sia in linea con la descrizione fornita loro di “giovani changemaker”. 
  4. Co-leadership.  Valutazione di quanto il loro modello di leadership sia effettivamente condiviso e abbia le potenzialità di generare un movimento partecipativo. 

Il nostro stivale è dunque un Paese ricco di progetti all’avanguardia e di ragazze e ragazzi pieni di creatività, competenza e tenacia. Come non credere in un futuro migliore per la nostra società con una simile ciurma di giovani changemakers? Diamo loro sostegno e fiducia: sono loro il domani di tutti noi!

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