13 Gen 2022

“Non si vende il paradiso”, la lettera-appello per difendere il Giardino Pantesco di Porto Venere

Scritto da: Valentina D'Amora

Può un piccolo angolo di paradiso finire all'asta? Sta accadendo a Porto Venere, dove circa 100 metri quadrati di un rustico e 10.000 metri di uliveto in abbandono, sono stati messi all'asta da parte di un Comune ligure che vuole venderlo, esponendolo al rischio di speculazioni. Un gruppo di associazioni del territorio ha deciso di far sentire la propria voce.

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La Spezia - Alle spalle di Porto Venere si trova un’area di particolare pregio paesaggistico, situata all’interno dell’omonimo Parco Naturale, proprio al di sopra del cinquecentesco Castello Doria. Rientra sia nel Parco Regionale che nel Sito UNESCO “Porto Venere, Cinque Terre e le isole Palmaria, Tino e Tinetto” e anche in un SIC – Sito di Interesse Comunitario. Oltre a godere di una natura meravigliosa, con le sue pinete a pino d’Aleppo, è anche una testimonianza della cultura dell’estrazione del marmo portoro.

Il motivo per cui al momento questa zona sta facendo molto parlare di sé è perché è a rischio vendita attraverso un bando pubblico che pare non tenere conto di tutte queste sue particolarità ambientali. «Il maggior timore – sottolinea un abitante – riguarda un possibile “sfruttamento” del sito non in linea con il contesto».

L’AREA

Oltre ai 10.000 metri quadri di terreno, quest’area a strapiombo sul mare racchiude una piccola grande “chicca”: il giardino pantesco di Porto Venere, un grande uliveto circondato da un possente muro a secco di forma semicircolare, costruito a difesa delle coltivazioni dai venti di libeccio e di maestrale.

portovenere roberto centi
Foto di Roberto Centi

Essenze mediterranee e alcuni ulivi disposti su un terrazzamento e “inclinati” lungo il pendio dai venti di mare dominanti rendono, poi, l’area particolarmente interessante anche sul piano botanico.

Il terreno venne acquisito nel 1982 da parte del comune di Porto Venere dal precedente proprietario, la società “Marmo Portoro”, proprio con la finalità di tutelarlo rispetto a possibili speculazioni. L’intento dell’epoca era quindi farne patrimonio della collettività, mentre oggi il sito viene messo in vendita da parte dell’attuale amministrazione che ha bandito un’asta pubblica, con scadenza delle offerte al 29/01/2022.

L’APPELLO E LE RICHIESTE

Legambiente, Italia Nostra, associazione Posidonia Porto Venere, associazione Palmaria e altre realtà locali preoccupate per l’esito del bando hanno scritto e firmato una lettera-appello per far sapere a più persone possibile cosa sta accadendo e provare a bloccare l’iter di gara.

“Questo è un appello per impedire la vendita tramite asta pubblica di un terreno, ora di proprietà pubblica – si legge sulla lettera –, di immenso valore paesaggistico sito all’interno del Parco Naturale di Porto Venere”.

Che si metta in vendita una porzione così strategica del territorio senza particolari restrizioni né indicazioni progettuali che condizionino l’utilizzo a ricadute di interesse collettivo, viene considerato increscioso dagli autori dell’appello: “Una amministrazione avveduta e lungimirante ne farebbe tesoro, ricercando forme di gestione che dovrebbero derivare direttamente dai principi istitutivi del sito Unesco e delle aree protette in cui ricade il sito”.

Nel bando poi non si fa nessun cenno alla presenza del “muro a secco semicircolare ciclopico” – da qualcuno rinominato “Giardino pantesco” –, manufatto unico nel suo genere, che da solo varrebbe un regime di stretta tutela, anche per gli olivi secolari presenti al suo interno.

PortoVenere Campiglia muretto
Un dettaglio del muretto a secco. Foto tratta dal sito Salviamo il Giardino Pantesco di Porto Venere

“Riteniamo che la costruzione – si legge sulla petizione – sia il massimo esempio di quella pratica che anche l’Unesco ha voluto porre sotto tutela quando ha codificato come “l’Arte dei muretti a secco”, inserendola nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”.

Per questo Legambiente e tutti i firmatari chiedono l’interruzione della procedura di gara, il mantenimento della proprietà pubblica dell’area e l’avvio di una progettazione partecipata che ne favorisca la fruizione con finalità educative nel rispetto dei valori del luogo, come un percorso-natura per illustrare la storia, la cultura e la natura del territorio portovenerese.

Un bene collettivo prezioso, un luogo dove la natura e l’uomo hanno lavorato insieme per millenni per renderlo così straordinario. Per ricevere aggiornamenti e inviare proposte, si può scrivere una mail a questo indirizzo: giardino.pantesco.portovenere@gmail.com.

Di seguito le associazioni aderenti alla lettera: Legambiente La Spezia, Posidonia – Porto Venere, Movimento “Palmaria SI Masterplan NO!”, Murati Vivi – Marola, Legambiente Lerici, Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino, Delegazione Liguria WWF Italia, PortovenereTVB, LIPU La Spezia, Italia Nostra La Spezia, CAI Gruppo Regionale Liguria, Comitato Vivere bene la Macchia – Santo Stefano Magra, Comitato Vallesanta – Levanto, GRASP The Future – Gruppo progettante Laboratorio Palmaria, Libera La Spezia, Legambiente Val di Magra, Unione degli Studenti La Spezia, Spazi Fotografici aps, Comitato No Biodigestore Saliceti, Anuket aps, Blue-Life, Comitato Sarzana, che Botta!, Società di Mutuo Soccorso – Lerici, Federcasalinghe Liguria, Pro Natura Genova.

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