6 Giu 2022

Sesso, bellezza e disabilità: a I(n)spira-Azioni Armanda Salvucci manda in pensione tabù e pregiudizi – #9

Scritto da: Elena Rasia

Darinka e Daniel ospitano a I(n)spira-Azioni Armanda Salvucci e il suo progetto artistico Sensuability. Un'occasione preziosa per parlare di disabilità e sessualità, ampliando il discorso alla "società della perfezione" in cui viviamo e a nuovi canoni su cui fondare modelli più inclusivi e rispettosi delle diversità.

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La puntata di I(n)spira-Azioni andata in onda mercoledì scorso ha visto protagonista del viaggio dialogato insieme a Daniel e Darinka una “vecchia” conoscenza di Italia Che Cambia, Armanda Salvucci. Armanda – presidente dell’associazione Nessuno tocchi Mario e ideatrice del progetto Sensuability – è una donna ironica, spigliata e provocante che si presenta, introdotta dai due conduttori, portando in dote il cortometraggio che la vede protagonista, realizzato nel 2018 e intitolato Sensuability, come il progetto in seno al quale è nato.

«Bello grande sto lettone eh.. ma a che ti serve?». Si apre con questa domanda il corto, che ho visto varie volte per conoscere Armanda e la miriade di occasioni che crea per far sì che tutti abbiano le stesse opportunità. Questa frase mi è rimasta particolarmente impressa perché in poche parole racchiude il senso della rivoluzione culturale Sensuability che coltiva quotidianamente.

«Cos’è Sensuability?», chiede Darinka per rompere il ghiaccio ed entrare subito nel vivo della discussione. «Sensuability è un progetto che, attraverso tutti i linguaggi artistici, vuole abbattere quelli che sono gli stereotipi e i tabù sulla disabilità e sulla sessualità», risponde Armanda Salvucci. «Vuole ridisegnare un nuovo immaginario erotico di corpi non perfetti, ma che comunque possono essere sensuali perché la sensualità sicuramente non è data dalla perfezione».

Solitamente al tema della sessualità e della disabilità sono associati esclusivamente il dolore, la compassione e la tristezza. Invece la disabilità è anche ironia ed allegria. Forse è proprio per questo che, molto spesso, ci si dimentica che anche le persone con disabilità hanno diritto al piacere. «La sessualità non è un diritto secondo me, ma io ho diritto ad avere le stesse opportunità e ho diritto soprattutto al piacere», dice Armanda rispondendo alla prima domanda curiosa di Daniel.

Pensando a quello che sostiene Armanda e potendolo riscontrare anche nel mio quotidiano, realizzo proprio che la persona con disabilità viene vista come asessuata, un angelo o un bambino che non riesce a raggiungere lo stato di adultità che è dato proprio dall’esperienza sessuale. In questo modo rimane in uno stato di “infanzia perenne” e forse è proprio per questo che si “cancellano” quasi in maniera automatica delle esigenze naturali che non dovrebbero vivere di discriminazioni.

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«Se fossimo abituati a vedere la differenza e la varietà di corpi che esistono al mondo non ci sarebbero così tanti problemi», puntualizza Armanda più volte durante la chiacchierata. Ed è proprio subito dopo questa affermazione che Daniel si ricollega al suo lavoro, che da tempo scava nel mondo dell’immaginario comune ripensando a come il ruolo esercitato dai mass media mercifichi il corpo femminile. E lo fa non per catturare l’attenzione del maschio che guarda, ma per creare un modello irraggiungibile che faccia sentire le donne inadeguate e quindi vendere il bel push up, la crema anticellulite, le pillole dimagranti e tutto il resto.

A Daniel fa eco Armanda, che cita un libro – Il mito della bellezza di Naomi Wolf, da cui rimase particolarmente affascinata perché le fu di grande ispirazione –, in cui viene spiegato come in passato il mito della bellezza servisse a tenere “buone” le donne. «Nel momento in cui si raggiungevano certi progressi sociali, si tirava fuori il mito della bellezza, per cui le donne si sentivano inadeguate, si bloccavano e quindi si perdevano per strada tutto quello che avevano conquistato».

Daniel ricorda quando, nel loro precedente incontro, Armanda gli raccontò che in Inghilterra rimorchiava molto di più, pur essendo la stessa persona. «Questo da cosa dipende? In Inghilterra c’è un immaginario diverso secondo te?», le chiede Daniel. «Secondo me in Inghilterra, ma anche in altri Paesi, si fanno meno problemi, mentre qui diamo troppo potere al corpo invece che alla nostra mente

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Illustrazione di Chiara Pasquini

A confermarlo è la stessa Darinka, che racconta il suo passato australiano come spogliarellista e i due grandi insegnamenti che ha ricevuto da questa esperienza: il potere dell’ascolto – perché spesso quelle che si recavano in quei posti erano persone sole, non solo gente che voleva vedere le donne nude – e il potere della femminilità: «Mentre ballavo nuda davanti alle persone io sentivo il mio potere», ricorda.

Qui invece si vive ancora molto lo stereotipo che se parli di sessualità fai un lavoro attinente alla sessualità: «Torniamo ai tabù. È incredibile come ancora oggi spaventi parlare di sessualità, di educazione sessuale, di omosessualità. A me colpisce come nell’era della pornografia ci sia in realtà una regressione», riflette Daniel. Secondo me può esistere una repressione della sessualità nella sua esagerata esibizione, che diventa performance. Il piacere è un’altra cosa. Spero di sbagliarmi, ma temo che la modalità e il tipo di energia che oggi ruotano intorno alla sessualità producano questo tipo di dinamiche».

Se fossimo abituati a vedere la differenza e la varietà di corpi che esistono al mondo non ci sarebbero così tanti problemi

Sensuability parla di sessualità e disabilità, ma la sessualità è un tema scottante per tutti, con una marea di pregiudizi, di stereotipi e di tabù, senza distinzioni. «”La prima volta siamo tutti disabili, è questo lo slogan che abbiamo scelto, perché sfido chiunque a essersi trovato la prima volta di fronte una persona nudo, sia fisicamente che emotivamente, e non essersi sentito inadeguato». Quello che fa più paura è il diverso, è il non-conoscere. Nel momento in cui si conosce che c’è altro, che c’è qualcosa di diverso da come ce lo immaginiamo, le paure poi svaniscono.

Sensuability, è un concentrato d’arte che ha toccato la tematica non solo attraverso il cortometraggio – che sta attendendo un produttore coraggioso che lo faccia diventare un lungometraggio –, ma anche attraverso il fumetto, aprendo un concorso che ha raccolto moltissime adesioni e una mostra che ha visto un’evoluzione anche a livello artistico della rappresentazione della disabilità da parte di tutti gli iscritti. Non sono state rappresentate solo le sedie a rotelle – che sono il simbolo per eccellenza – ma anche le disabilità invisibili, che hanno trovato spazio in queste tavole intrise di un nuovo approccio e di un nuovo pensiero».

La disabilità deve smetterla di “entrare” dalla porta secondaria nel mondo, ma deve avere un ingresso principale come per ogni essere umano. La rivoluzione di Sensuability portata avanti da Armanda Salvucci è un bene per tutti e non soltanto per una parte di popolazione. Armanda non svela ancora i progetti futuri a Daniel e Darinka, ma sono certa che la rincontreremo presto, al passo con un’Italia che cambia e che fa rivoluzione.

Segui I(n)spira-Azioni su youtubefacebookspreaker o spotify. Il prossimo appuntamento è per mercoledì 8 giugno alle ore 19 con Barbara Cassioli.

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