15 Lug 2022

Grazie a un nuovo forno sociale a Cefalù riprende vita il borgo di Sant’Ambrogio

A Sant’Ambrogio, vicino Cefalù, un antico e storico forno abbandonato è ritornato alla comunità. Attraverso un processo di partecipazione che ha coinvolto gli abitanti del borgo, lo spazio è tornato a essere vitale, innescando processi di convivialità e scambio con l’intento di fare economia sociale, solidale e collettiva.

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Palermo - A Sant’Ambrogio, vicino Cefalù, un antico forno abbandonato è ritornato alla comunità. Dopo tanti anni uno spazio dimenticato ricomincia a ospitare momenti di scambio, convivialità e riscoperta dei saperi e dei sapori madoniti attraverso un percorso rigenerativo. Gli abitanti del borgo, dopo un’iniziale indifferenza, hanno deciso di riattivare uno spazio fisico che ha visto svilupparsi intorno a sé molte delle storie del territorio.

Il forno sociale fu costruito circa 100 anni fa e apparteneva a una famiglia del luogo che ne permetteva l’utilizzo anche agli altri abitanti. Un vero e proprio forno sociale, con giornate stabilite in cui veniva acceso e si faceva il pane, che poi veniva condiviso da tutti. Intorno agli anni ‘60 la famiglia proprietaria si trasferì a Cefalù e il forno fu abbandonato. Giuseppe Burgio, socio della cooperativa Palma Nana e gestore del Centro di Educazione Ambientale Serra Guarneri, racconta con entusiasmo la storia di questo luogo.

«Grazie al comitato Riscopri Sant’Ambrogio costituito dagli abitanti  del borgo, il forno sociale è tornato a panificare dopo tanti anni, attraverso un percorso rigenerativo portato avanti dalla cooperativa Palma Nana in collaborazione con il progetto Erasmus Plus Economie Trasformative nell’ambito del consorzio europeo Catalizzatori di Comunità. Economie trasformative e rinascita territoriale e comunitaria sono le parole chiave di questo processo».

«Abbiamo contribuito a restituire alla collettività quello che era il fulcro di interazioni sociali, convivialità e scambio – continua Giuseppe – con l’intento di fare economia sociale, solidale e collettiva su un bene di primo consumo, la cui tradizionale ottima qualità è oggi sempre più inaccessibile. Dall’altro lato, è un’occasione per contaminare i territori e sperimentare pratiche e metodologie finalizzate a fare dei fenomeni di cambiamento».

Il percorso prende le mosse dagli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e promuove pratiche e metodologie di ricerca, disseminazione e condivisione degli ideali dello sviluppo rigenerativo insieme al coinvolgimento civico, alla resilienza comunitaria e all’economia trasformativa locale. Il partenariato, ormai sviluppato a livello europeo, coinvolge organizzazioni locali, università e reti internazionali e ha inaugurato un movimento progettuale circolare che, partendo dai principi di giustizia, equità e solidarietà, si vuole declinare sempre di più nei territori locali e in contesti periferici di svantaggio sociale economico e ambientale.

Le stesse abitudini tornano a riprendere vita a dimostrazione di come un piccolo gesto possa far ritrovare il senso di comunità

Dopo una prima fase di ricerca e di azione locale attraverso lo sviluppo di strumenti e format condivisi, si sono creati congegni educativi e curricula in grado di rispondere efficacemente alle sfide del nostro tempo, con una particolare attenzione alla sfera economica di ogni singola realtà, considerando tutte le conseguenze etiche, sociali e concrete.

In Sicilia, nel territorio delle Madonie, sono stati diversi gli operatori locali coinvolti. «Nel gennaio 2021 – racconta Giuseppe Burgio – la comunità locale ha fondato il comitato Riscopri Sant’Ambrogio con l’obiettivo di combattere lo spopolamento del borgo e ridare energia al paese. Una forte resistenza e diffidenza hanno rallentato il percorso perché non sembrava fattibile e interessare più di tanto.

Dopo i primi passi qualcuno si è entusiasmato, ha compreso la bellezza, la carica del progetto e in tanti hanno cominciato a collaborare. «Mentre sistemavo il forno sociale, le persone più anziane del borgo venivano a farmi visita e nel frattempo raccontavano le storie di quando erano giovani. Qualcuno ha portato il vino, qualcun altro il formaggio. Il giorno dell’inaugurazione sono venute oltre 100 persone, era presente anche l’amministrazione di Cefalù».

«Ho visto gli occhi brillare, l’orgoglio e la voglia di queste persone per aver partecipato a qualcosa che ha senso. Nel paese non si parla che di questo forno. È proprio quello che volevamo e che sembra aver attecchito nella coscienza della comunità», conclude Giuseppe. Dal suo racconto sembra essere tornati indietro nel tempo, quando intorno al forno sociale gli abitanti del borgo si radunavano per condividere e raccontarsi. Oggi come allora le stesse abitudini tornano a riprendere vita, a dimostrazione di come un piccolo gesto possa far ritrovare il senso di comunità e di progetto comune

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