L’educazione affettiva affidata alle parrocchie: per le associazioni è un “insulto alla laicità”
Regione Liguria ha deciso di stanziare 220.000 euro alla Diocesi per intraprendere progetti di educazione affettiva rivolti a ragazze e ragazzi tra i 14 e i 25 anni in oratori e spazi dedicati all’interno delle parrocchie. Cosa ne pensano le tante realtà laiche che si occupano di questi temi da anni? Ce lo siamo chiesto in questo articolo.

Comunità educanti. Educazione affettiva e alla relazione. Questo è il titolo di un bando indetto da Regione Liguria e scaduto lo scorso 31 gennaio: sulla carta interessante e dai molteplici risvolti per iniziare finalmente a costruire nuove consapevolezze nell’ambito dell’emotività per i più giovani. Ecco, tutto molto bello, però c’è un “ma”. Il bando era rivolto a un unico soggetto, cioè la Regione Episcopale Ligure, il solo titolato a presentare un progetto complessivo con tutte le azioni da realizzare in almeno quattro diocesi e quindici parrocchie sul territorio ligure.
Un bando sull’educazione affettiva per le nuove generazioni quindi – tema così caldo oggi e importantissimo da affrontare il prima possibile, con percorsi educativi per giovani educatori, tutor e animatori in una logica di peer education – dovrebbe essere pubblico e aperto a un ampio ventaglio di figure professionali competenti in materia, psicologi inclusi. Perché allora ostracizzare le tante realtà che da anni si occupano di queste tematiche sul territorio?
A SCUOLA NO, IN PARROCCHIA SÌ. LA POLEMICA
«Non intendiamo prendere con leggerezza questa vicenda», scrivono da Italy Needs Sex Education, la community nazionale che da tempo si batte per rendere l’educazione sessuo-affettiva una materia scolastica obbligatoria, cioè parte integrante dei programmi delle scuole di primo e secondo grado, con almeno un momento mensile di laboratorio, formazione e dibattito. «Per farlo faremo sentire la nostra voce e contrasteremo iniziative come questa».

Sul piano regionale sono tante le associazioni che si occupano di diritti di genere e di educazione all’affettività a essersi indignate di fronte alla notizia. È proprio per questo motivo che è stato divulgato un comunicato congiunto lo scorso 28 gennaio, firmato da tante realtà per informare più persone possibili sulla questione. In particolare, in un passaggio si legge: “La Costituzione della Repubblica Italiana all’articolo 7 sancisce che lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
Com’è possibile allora che una Giunta Regionale decida di muoversi in aperto contrasto con la Costituzione, la quale sancisce la laicità dello Stato e delle sue amministrazioni locali? “La scelta di questa Giunta appare ancora più discriminatoria – proseguono le associazioni – se pensiamo che questi fondi andranno a beneficio solo della Chiesa Cattolica e non di altre confessioni religiose, in aperto contrasto anche con l’articolo 8 della Costituzione”.
Questa destra retrograda e omofoba facilita l’appropriazione religiosa di un tema che deve essere laico
PER UN’EDUCAZIONE AFFETTIVA PLURALE
Sono molti gli elementi che destano perplessità in questo bando. «Il punto è proprio l’assurdità di riservare l’educazione affettiva alle sole curie – ha sottolineato Stefano Kovac, presidente di Arci Liguria, – anche perché da tempo la regione Liguria ha scelto la strada dell’amministrazione condivisa, quindi indice bandi non competitivi ma collaborativi, cosa assolutamente positiva. In questo caso però sono più i soggetti che esclude che quelli che include».
Kovac poi evidenzia un altro elemento: il bando riconosce una cifra fissa delle spese generali del 12%, quando in altri bandi invece ha riconosciuto solo il 3%. «In generale troviamo che questo regime di favore sia confermato anche dal fatto che nel bando abbiamo notato la completa assenza di richieste rendicontative, cosa illegale trattandosi di fondi ministeriali. Siamo solo all’inizio della stagione amministrativa, quindi è bene chiarire subito che per il futuro vogliamo che ci sia un ragionamento più complesso dietro alla realizzazione di proposte come queste».

Anche Selena Candia, consigliera regionale di AVS, l’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana, ha commentato: «Da anni chiediamo alla Regione di occuparsi di educazione affettiva, tema fondamentale nella vita delle persone, trovando solo rifiuti. Ora scopriamo che dei fondi finiranno alla Chiesa. Questa destra retrograda e omofoba facilita l’appropriazione religiosa di un tema che deve essere laico».
“Chiediamo un incontro pubblico con gli assessori e le assessore interessate dal Decreto di Giunta Regionale, tra cui Simona Ferro delle Politiche Giovanili e Massimo Nicolò delle Politiche Sociali e Terzo Settore, per comunicare direttamente le numerose criticità che ravvisiamo in questa scelta”, hanno concluso i firmatari del comunicato. Il punto è che affidare a una voce unica – qualunque essa sia – l’educazione affettiva non può che essere una scelta miope, non solo perché è limitante nelle visioni, nelle prospettive e negli approcci ma soprattutto perché non può tenere conto delle attuali molteplicità relazionali.
I primi firmatari della lettera aperta: ARCI Liguria, Coordinamento Liguria Rainbow, Agedo Genova, Aied Genova, Arci Gay – Approdo Ostilia Mulas a.p.s., Mia Arcigay Imperia, RAOT – Rete Anti Omofobia e Transfobia La Spezia, Edusex aps ets, Italy Needs Sex Education, Rete Educare alle differenze, Rete di donne per la politica, Purple Square Liguria, Non una di meno Savona, Genova che osa.
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