22 Maggio 2025 | Tempo lettura: 6 minuti

Emergenza casa: l’Europa affronta la crisi. L’eurodeputata Tinagli: “Guardiamo anche al non profit”

In Europa è emergenza casa. Ne abbiamo parlato con Irene Tinagli, eurodeputata del Pd e Presidente della neonata commissione speciale per la crisi abitativa.

Autore: Salvina Elisa Cutuli
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In Italia è in corso un’emergenza casa, una delle più preoccupanti della nostra epoca. Una situazione che non riguarda solo il nostro Paese ma che è piuttosto diffusa in Europa. Per questo l’Unione europea ha deciso di occuparsene. «L’Ue ha iniziato a occuparsi di politiche abitative, nonostante la competenza spetti ai governi nazionali, alla luce di un mercato sempre più inaccessibile per le fasce più fragili, ma anche per la classe media, i lavoratori che devono muoversi da una città all’altra, gli studenti e le giovani coppie», ci ha spiegato l’eurodeputata Irene Tinagli

Secondo la parlamentare europea del PD e Presidente della neonata commissione speciale per la crisi abitativa (Hous), «i salari di oggi non riescono in molte grandi città europee a garantire l’accesso a una abitazione decorosa e a mantenersi. Si tratta di un’urgenza che riguarda tutti i paesi dell’Unione».

Emergenza casa, i numeri della crisi in Italia e in Europa

I sintomi di questa crisi in Italia sono molteplici. Aumentano le famiglie sotto la soglia di povertà, sotto sfratto o in attesa di una casa popolare. Secondo i dati Istat del 2021, 5,2 milioni di famiglie vivono in affitto e sono soprattutto quelle meno abbienti. Famiglie di più recente costituzione, il 47,8% delle persone sole con meno di 35 anni e il 39,9% delle giovani coppie senza figli. Ma anche persone sole tra i 35 e i 64 anni e famiglie monogenitore con figli minori. 

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Irene Tinagli, eurodeputata del Pd e Presidente della neonata commissione speciale per la Crisi abitativa

Trovare un affitto è sempre più complesso, soprattutto nelle grandi città dove i prezzi alti non giustificano lo stato degli immobili. Per affittare un bilocale di 70 metri quadri si spendono in media 945 euro al mese, escluse le spese condominiali. Il prezzo varia in base alla zona e alle città. Ai primi posti troviamo Roma e Milano con una media rispettivamente di 1.365 e 1.300 euro. La mancanza di alloggi a prezzi accessibili ha diverse cause. 

Fra gli aspetti che hanno dato origine questa situazione c’è anche la gentrificazione – ovvero la trasformazione di un quartiere popolare in zona abitativa di pregio, con conseguente cambiamento della composizione sociale e dei prezzi delle abitazioni –, che è un processo che affonda le proprie radici negli anni ‘60. All’epoca come oggi sta cambiando il volto delle città e spesso a favore dei turisti e a discapito delle esigenze degli abitanti stabili.

Le locazioni brevi, più convenienti per i proprietari grazie a regimi fiscali agevolati, pesano su un mercato già problematico: al di là dei prezzi in crescita mancano immobili destinati alla locazione di lungo periodo nonostante le abitazioni sfitte o vuote coprano circa il 30% delle case censite nel Paese. A tutto questo si aggiunge un quadro politico che non sembra in grado di rispondere alle necessità sempre più urgenti.

Anche in Europa l’emergenza abitativa colpisce persone di tutte le età e famiglie di tutte le dimensioni. Secondo i dati Eurostat, negli ultimi dieci anni i prezzi degli affitti sono aumentati del 15,3%, quelli di vendita del 45%. La domanda di alloggi a prezzi accessibili è maggiore dell’offerta. Nel 2022 il 16,8% dei cittadini europei viveva in condizioni di sovraffollamento, con i tassi più elevati registrati in Paesi come la Lettonia e la Romania, dove oltre il 40% della popolazione vive in tali condizioni. Inoltre, il 9,3% della popolazione non riusciva a mantenere la propria casa adeguatamente riscaldata.

30%

Le case che secondo l’ultimo censimento risultano sfitte o abbandonate

9,3%

I cittadini europei che nel 2022 non riuscivano a mantenere la propria casa adeguatamente riscaldata

La crisi abitativa in Europa infatti non è solo una questione di accesso a case a prezzi accessibili, ma anche di qualità degli alloggi. Molti edifici sono inadeguati: hanno scarso isolamento termico e costi energetici elevati, condizioni che aggravano ulteriormente la situazione per le famiglie a basso reddito. L’aumento dei costi di costruzione, che a seguito dell’inflazione sono aumentati del 26% dal 2020 al 2023, ha ulteriormente complicato il quadro. Quali sono le soluzioni? Negli ultimi mesi Italia che Cambia, in collaborazione con MeWe, sta raccontando nuove forme di abitare, nuove soluzioni in atto che mettono insieme più aspetti, quello sociale e relazionale, edile, ambientale ed economico. Adesso anche l’Europa sembra pronta a occuparsene.

Il nuovo corso delle politiche europee per arginare l’emergenza casa

La neo Presidente della Commissione sull’emergenza abitativa ci ha spiegato che l’Unione Europea è interessata a vederci più chiaro, a condividere esperienze, analizzare i problemi e mobilitare e direzionare risorse economiche e strumenti finanziari per supportare politiche abitative mirate soprattutto alle fasce più fragili. 

Mobilitare risorse dai fondi strutturali a sostegno degli investimenti su progetti di edilizia residenziale popolare e sociale potrebbe essere il primo importante passo, insieme all’analisi dei motivi che hanno dato origine a questa impennata dei prezzi. Anche se con molta accortezza, l’Unione potrebbe intervenire sul tema delle regolamentazioni che riguardano le piattaforme che gestiscono gli affitti brevi. Questa forma di ospitalità in alcune città, soprattutto quelle a vocazione turistica, hanno generato una forte pressione sui prezzi, oltre a interrogarsi su altri strumenti che potrebbero essere attivati al livello europeo.

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Anche in Europa l’emergenza abitativa colpisce persone di tutte le età e famiglie di tutte le dimensioni

Abbiamo chiesto all’onorevole Tinagli se l’Europa pensa di coinvolgere anche attori minori, territoriali, e come intende garantire che i finanziamenti servano davvero chi ne ha bisogno, prevenendo la finanziarizzazione e la speculazione a lungo termine, l’eurodeputata: «In questa fase stiamo guardando a modelli diversi, modelli cooperativi, non profit, economia sociale che esistono già che in molte realtà territoriali», ha risposto l’eurodeputata.

«Esperienze consolidate che hanno saputo dare risposte efficaci senza perseguire il profitto come unico scopo e obiettivo, concentrandosi invece sul dare risposte a problemi di natura sociale. Si tratta di modelli che tendono a coinvolgere attori più piccoli radicati sui territori, che hanno un legame maggiore con la comunità e conoscono le esigenze e le richieste da soddisfare», conclude Tinagli.

Su Italia che Cambia trovate un racconto che da Nord a Sud esplora le diverse forme dell’abitare, ma non solo. In questo video, ad esempio, sentirete parlare del progetto di Co-housing Bikes&Rails a Vienna che abbiamo visitato di recente. Cohousing, ecovillaggi, ecovicinato, abitare collaborativo… le soluzioni non mancano!

Informazioni chiave

L’Europa è in piena crisi abitativa

In molti Paesi l’emergenza abitativa colpisce persone di tutte le età e famiglie di tutte le dimensioni. Prezzi elevati, pochi alloggi disponibili e spesso di scarsa qualità, affitti brevi sono solo alcune delle cause.

Una soluzione? Un nuova politica

L’Ue ha iniziato a occuparsi di politiche abitative, nonostante la competenza spetti ai governi nazionali, con l’obiettivo di condividere esperienze, analizzare i problemi e mobilitare risorse per le fasce più fragili.

Le varie forme dell’abitare

Esistono diverse modi di “abitare”, dal cohousing, al coliving, al vicinato solidale. Modelli che costruiscono e curano le relazioni.