Incendi: 5 esempi di come si possono monitorare e prevenire
Quali sono le azioni da praticare per prevenire gli incendi, ma anche per monitorarli e intervenire tempestivamente nel caso in cui si verificassero? L’Italia ha adottato una serie di interventi utili. Ecco quali.
In breve
Il rischio incendio è all’ordine del giorno in molte regioni italiane. Per questo sono molti i progetti nati per contrastare il pericolo incendi.
- Le oasi del WWF che salvaguardano gli ecosistemi e sensibilizzano la popolazione locale.
- Le guardiania antincendio sono forme di pattugliamento popolare e partecipato.
- Il Coordinamento Regionale Salviamo i Boschi promuove politiche efficienti e spinge le amministrazioni ad agire.
- Le comunità antincendi boschivi, dette Firewise, promuovono e realizzano spazi difensivi vicino agli insediamenti umani.
- Queste iniziative insegnano che sarebbe più efficace investire risorse economiche nella prevenzione anziché nell’assicurazione.
Il fuoco è uno degli elementi più visibili della crisi climatica. La televisione e i social sono pieni di immagini di vasti nubi di fumo e cenere, squadre di pompieri, flotte di Canadair e di persone con valigie e oggetti personali che evacuano le loro case o strutture ricettive. Gli incendi nel clima che cambia diventano un’arma a doppio taglio: non solo gli ettari di foreste e di boschi che bruciano non potranno più catturare l’anidride carbonica presente in atmosfera, ma la loro combustione rilascia anche particelle di PM 2,5 nell’aria che respiriamo.
Il comportamento del fuoco sta cambiando, diventando più rapido, più intenso e più devastante. Fra le cause ci sono l’aumento della intensità dei fronti di fiamma e della velocità di propagazione rispetto al passato. Il cambiamento climatico inoltre sta portando a temperature più elevate prolungando la stagione degli incendi. Un clima più caldo significa anche periodi siccitosi più frequenti e zone secche e aride facilmente aggredibili dal fuoco.
La stagione degli incendi del 2024 è stata migliore di quella dell’anno precedente in Europa, ma peggiore della media registrata fra il 2006 e il 2024. In Italia sono andati in fumo oltre 45.000 ettari, lo 0,15% dell’intera superficie nazionale, anche se si è registrato un calo rispetto alla media 2006-2023. Nel 2025 la situazione non sta andando molto bene dal momento in cui sono stati bruciati oltre 30.00 ettari nei primi sette mesi dell’anno.
Si possono salvare interi boschi attraverso piccoli o grandi interventi che nascono da una cultura della prevenzione che si sta diffondendo in tutta la Penisola e da sistemi di monitoraggio e pronto intervento che sono migliorati anno dopo anno, sia attraverso una maggior consapevolezza del problema e sia tramite l’uso di nuove tecnologie e l’applicazione di sistemi di prevenzione più efficienti e accurati. L’Italia, come tutta l’Europa meridionale, è più esposta al rischio incendi e negli anni sono stati numerosi i progetti, gli interventi di prevenzione e le collaborazioni cittadine con lo scopo di prevenire i roghi e salvare più ettari possibile dal fuoco.

Le oasi del WWF contro il rischio incendio
Una delle iniziative adottate negli anni dal WWF è quella delle oasi. Sono poco più di un centinaio sul territorio italiano e tutelano quasi 30.000 ettari di natura al fine di garantire la biodiversità e il restauro degli ecosistemi presenti, salvaguardando la flora e la fauna locale. Presenti in ogni regione italiana, le oasi sono gestite da persone volontarie e professionisti in grado di coinvolgere e sensibilizzare le comunità sui temi ambientali, anche fornendo strumenti e linee guida per prevenire possibili roghi.
In alcune oasi sono presenti dei sistemi di videosorveglianza per prevenire gli incendi inquadrando il territorio e segnalando ogni piccola miccia. I sistemi di sorveglianza attraverso telecamere smart e sistemi bio acustici avvisano in caso di botti e fuochi d’artificio. Una delle attività chiave per i gestori delle oasi è quella di progettare, insieme alle comunità locali e agli enti statali, i Piani Antincendi Boschivi (AIB), attraverso un’analisi sulle criticità specifiche della zona, una pianificazione di interventi di prevenzione e di pronto intervento specifici a seconda del luogo e delle esigenze e una corretta gestione delle biomasse.
La guardianìa antincendio
Molto simile al caso delle oasi, le guardianìe antincendio sono un sistema popolare per proteggere i boschi da possibili incendi dolosi. In sostanza un gruppo di persone si attiva nel proprio territorio e organizza turni per vigilare una determinata zona. Il primo passaggio riguarda l’individuazione di punti strategici dove è possibile controllare ampi ettari di boschi e la definizione di quelle zone che sono maggiormente a rischio.
La scelta degli appostamenti può essere effettuata consultando le piattaforme della Protezione civile oppure consultando la popolazione residente. Un gruppo di persone poi organizza i turni per vigilare l’area e svolge una sorta di “pattugliamento popolare”. La sola presenza infatti può allontanare persone malintenzionate e può garantire un pronto intervento in caso di appicco di fuochi.
Questo sistema è stato sperimentato dal gruppo Muschio Ribelle che, coinvolgendo una parte della cittadinanza, ha contribuito a far sì che dopo anni nessun rogo colpisse la riserva del Monte Bonifato, nei pressi di Alcamo in Sicilia, durante l’estate del 2024. Il gruppo aveva occupato un ex ostello comunale sulle pendici del monte e tale struttura forniva la base di appoggio per le persone impegnate nella guardiania antincendio.

Coordinamenti popolari per salvare i boschi
Sempre in Sicilia esiste dal 2017 il Coordinamento Regionale Salviamo i Boschi, composto da circa 60 soggetti tra associazioni e comitati civici e collettivi che intendono affrontare il problema e propongono soluzioni sulla tematica degli incendi nell’isola. Il coordinamento porta avanti azioni legali di denuncia contro chi appicca incendi e intrattiene rapporti con le istituzioni indicando possibili interventi per prevenire e contrastare il fenomeno degli incendi.
Fra flash mob e pressione dal basso, il coordinamento chiede di garantire interventi di prevenzione adeguati ed efficaci entro il 15 maggio – data che ogni anno segna convenzionalmente l’inizio della stagione degli incendi – e di potenziare l’attività preventiva e di programmazione oltre a quella di controllo del territorio e investigativa aumentando il numero di guardie forestali e incrementando l’uso della tecnologia.
Inoltre il coordinamento chiede l’eliminazione del ricorso ai mezzi di soccorso privati puntando a una piccola flotta area regionale, unitamente all’inasprimento delle sanzioni amministrative per chi appicca roghi dolosi e alla definizione di meccanismi di premialità/penalizzazione in funzione dell’incidenza degli incendi includendo e responsabilizzando aziende, associazioni, agricoltori, allevatori e forestali.
La dolosità degli incendi molto spesso ha permesso alla mafia o a imprese locali di ottenere finanziamenti o cambi d’uso del suolo; per questo motivo il coordinamento promuove l’introduzione di sanzioni per i Comuni che non hanno o non aggiornano il catasto dei suoli percorsi dal fuoco. L’importanza dei catasti diventa significativa perché può far partire indagini ispettive da parte della Regione per eventuali violazioni dei divieti edilizi, mutazione delle destinazioni d’uso, recepimento di finanziamenti e di pascolo che ricadono per legge in un’area percorsa dal fuoco.
Comunità antincendi boschivi: Firewise
A Villana, nel Comune di Calci (PI), è nata la prima Comunità antincendi boschivi – Firewise della regione Toscana. La Comunità coinvolge direttamente cittadini, associazioni e istituzioni nell’attività di prevenzione. L’obiettivo è autoproteggersi e aumentare la sicurezza personale, di vicinato e del patrimonio forestale del territorio. L’autoprotezione è intesa come condivisione del rischio fra enti preposti e cittadinanza. Una firewise si crea da un gruppo di cittadini che vive in una zona ad alto rischio incendi che collabora con le municipalità, la Regione, i vigili del fuoco e le autorità forestali sottoscrivendo un accordo per realizzare e mantenere uno spazio difensivo.
Uno spazio difensivo è una area di circa 30 metri di ampiezza fra le abitazioni e la vegetazione boschiva limitrofa tale da assicurare una riduzione del rischio di incendi. In sostanza sono zone a minor densità vegetativa in prossimità degli insediamenti. Le prime comunità antincendi boschivi si trovano nei Comuni di Calci, Vicopisano, Scarlino e Castiglione della Pescaia in Toscana. Il progetto è stato finanziato da fondi regionali per la forestazione e da contributi europei Interreg.
Misurare gli interventi di prevenzione degli incendi e non solo..
Si possono misurare e valutare gli impatti di queste politiche e pratiche? Sembrerebbe di sì e la risposta arriva dalla foresta amazzonica tramite il report “Strengthening Amazon conservation through community-basedvoluntary patrolling” pubblicato sulla rivista Conservation Biology. Gli autori del report hanno cercato di capire se e in che misura il sistema di pattugliamento volontario basato sulla comunità abbia scoraggiato i crimini ambientali in Amazzonia.
Si è constatata una forte diminuzione nel tempo dei reati commessi durante i pattugliamenti in 11 delle 12 unità territoriali esaminate. Nel complesso, l’incidenza dei reati è diminuita di circa l’80% durante il periodo dello studio. Al contrario, il numero di crimini rilevati durante le operazioni condotte dal governo al di fuori delle aree protette non è diminuito. La leadership delle comunità locali nella pianificazione e conduzione delle pattuglie ha contribuito alla conformità e all’applicazione delle regole nelle aree protette.
In Mamirauá e Amanã, nello stato di Amazonas, la Voluntary Environmental Agents (VEA) ha effettuato quasi ventimila pattugliamenti in dieci anni, un progetto simile alla guardianìa antincendio ma con lo scopo di presidiare il territorio proteggendolo da crimini ambientali – fra cui l’accensione di fuochi – e segnalare violazioni delle norme di conservazione di aree protette.
Prevenire è meglio che curare
Tutte queste pratiche si stanno dimostrando efficaci sia perché agiscono fortemente sia sul lato culturale sensibilizzando la popolazione che sul lato pratico e politico, promuovendo interventi e iniziative sui territori. Quello che emerge è che la reazione civile ai disastri provocati dai fuochi è forte dal momento che i roghi sono visibili e portano con loro morte e distruzione di interi habitat. L’estinzione di interi boschi provoca un forte senso di rabbia che porta le persone ad agire senza aspettare l’intervento delle autorità preposte.
Infine da queste storie possiamo constatare un approccio nuovo legato alla prevenzione: è quello partecipativo della cittadinanza che sta cominciando a occuparsi della cura e della gestione del territorio. Emerge anche un forte attaccamento degli esseri umani alla natura e anche la volontà di preservarla e di salvaguardarla. In fondo prevenire è sempre meglio che curare.










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